La festa del Perdono di Assisi ci inviti a scoprire il vero Volto di Dio, seguendo
l'esempio di San Francesco: l'esortazione di padre Coli, custode del Sacro Convento
Centinaia di persone hanno raggiunto nei giorni scorsi Assisi per la festa del Perdono.
La ricorrenza risale al 1216, quando San Francesco chiese a Papa Onorio III la concessione
dell’indulgenza plenaria per tutte quelle persone che, pentite e confessate, si sarebbero
recate nella chiesa della Porziuncola. Nei giorni nostri, la festa del Perdono, celebrata
l’1 e il 2 agosto, coinvolge anche chiese francescane, basiliche minori, chiese cattedrali
e parrocchie di tutto il mondo. Ma quale clima ha caratterizzato, nella cittadina
umbra, i giorni della festa del Perdono? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre
Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento di Assisi:
R. –
Moltissima gente, code nei confessionali; tante le persone che si sono accostate al
Sacramento della Riconciliazione e grande la partecipazione alla Messa, presieduta
dal cardinale Attilio Nicora, che è delegato per le basiliche papali di Assisi. Una
folla animata da grandi sentimenti di gioia e – io credo – allo stesso tempo di speranza,
di attesa, ha popolato la città di San Francesco. Nella nostra gente credo ci sia
un grande desiderio di pulizia, di correttezza, una aspirazione alla verità migliore
e ad una qualità superiore di quella che possiamo sperimentare attualmente. Sono stati
giorni di grazia, che tornano ogni anno, che hanno portato nel nostro cuore un po’
di sole, un po’ di gioia e un po’ di speranza, se non altro perché abbiamo potuto
meditare - soprattutto nello spirito di San Francesco - l’amore fedele di Dio nella
nostra vita.
D. – Quale messaggio avete voluto dare
in modo particolare quest’anno?
R. – L'invito a scoprire
il vero Volto di Dio come amore fedele e creativo e l’esempio di Francesco che ha
fatto una scelta sofferta e molto meditata di conversione totale a Cristo. Nella sostanza,
l'esortazione è quella di cercare di avere il coraggio di fidarci di Cristo, di posare
in Lui tutte le nostre speranze e di camminare insieme verso la meta ultima che è
il Dio Trinitario, il Dio dell’amore, il Dio della fedeltà, il Dio della vita.
D.
– Che tipo di risposte avete trovato nei fedeli e in particolare nei giovani?
R.
– Sia nei fedeli in senso generico, sia nei giovani, io vedo una risposta gioiosa
di grande apertura. Credo che si senta il bisogno di una vita un po’ più libera, un
po’ più trasparente; il bisogno di una qualità di vita un po’ superiore a quella che
stiamo vivendo. C’è una aspirazione: speriamo che questa abbia una continuità più
grande, affinché possa poi radicarsi in atteggiamenti più solidi.
D.
– Quest’anno ricorrono 800 anni dalla conversione di San Francesco. Questa occasione
in che modo ha connotato la celebrazione del Perdono di Assisi?
R.
– Nella prospettiva di questa ricorrenza abbiamo voluto sottolineare che vale la pena
fidarsi di Dio, mettersi totalmente nelle sue mani e nel suo cuore, perché si tratta
di un amore fedele, di un amore che non tradisce. Sono ormai mesi e mesi che stiamo
un po’ dibattendo su questa tematica e presto, in ottobre, inizieremo la seconda tematica,
proprio in vista della ricorrenza degli 800 anni dalla conversione di San Francesco,
quella della conversione alla comunione, perché Francesco si è dato a Cristo, ma Cristo
gli ha detto: “Va' e ripara la mia Chiesa”. Quindi, l'invito è quello ad orientarsi
verso la dimensione ecclesiale della conversione: aprirsi ai fratelli e aprirsi a
Dio, ed ancora a Dio e poi ai fratelli.