Rilanciati gli Obiettivi del Millennio per sconfiggere la povertà estrema entro il
2015. Ma al ritmo degli aiuti attuali ci vorranno più di 100 anni
“Una nuova alleanza umanitaria contro la povertà”: su invito del premier britannico
Gordon Brown, in visita martedì scorso alle Nazioni Unite, riprende vigore la Campagna
dell’ONU lanciata, nel 2000 a New York, dai capi di Stato e di governo, ponendo una
serie di obiettivi per migliorare entro il 2015 le condizioni di vita dell’umanità,
anzitutto dimezzare il numero degli affamati nel mondo. La Santa Sede plaude al rinnovato
impegno, a patto di mantenere le promesse. Il servizio di Roberta Gisotti.
“Il
rumore della lancetta che segna il tempo si fa sempre più assordante”: ha ammonito
il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, giunti ormai a metà di un percorso certo
ambizioso. Ma visti i risultati insoddisfacenti, la Santa Sede - pure incoraggiando
“un maggior spirito di solidarietà internazionale” - mette in guardia dal “ripetere
dichiarazioni di intenti alle quali non seguano azioni e diverse politiche”. Del resto
“il tempo delle semplici promesse - aggiunge la Santa Sede - sembra essere passato”,
dalla Conferenza mondiale per lo sviluppo sociale di Copenaghen nel ‘95 a quella del
Millennio, e poi a Bruxelles, a Monterey, a Johannesburg: alle belle parole non sono
seguiti i fatti, anzitutto destinare la quota dello 0,7 per cento del prodotto interno
lordo (PIL) per l’aiuto allo sviluppo, vale a dire 192 miliardi di dollari l’anno,
circa il doppio di quanto oggi arriva ai più poveri. Dunque, quanto siamo lontani
dagli Obiettivi del Millennio? Ci risponde Sergio Marelli,
direttore della FOCSIV e presidente dell’Associazione delle ONG in Italia:
R.
– In una battuta, nella migliore delle ipotesi, continuando con questo impegno per
l’aiuto pubblico allo sviluppo e alla cooperazione internazionale, gli obiettivi del
Millennio potranno essere raggiunti con cento anni di ritardo e, nella peggiore delle
ipotesi, addirittura qualcuno dice, che occorreranno 150 anni in più. Sono cifre che
parlano da sé e queste cifre sottintendono che centinaia di milioni di persone saranno
ancora consegnate ad un destino di miseria, di violazione dei diritti umani, insomma
di un futuro non dignitoso.
D. – Quindi, ci dobbiamo
sentire scoraggiati...
R. – Più che scoraggiati,
penso dobbiamo essere molto realisti e, quindi, aumentare e accrescere anche l’impegno
che noi, che le associazioni ecclesiali e che tutta la società civile pone, nello
spingere i governi ad assumersi le loro responsabilità. E’ dimostrato che le risorse
ci sono. Non bisogna cadere nella trappola di coloro che dicono: “Vorremmo fare di
più, ma non ci è possibile, perché abbiamo già tanti problemi qui nei nostri Paesi”.
D.
– Quello che manca è, dunque, un’opinione pubblica più consapevole, che possa fare
le dovute pressioni sulle rispettive classi politiche...
R.
– Questa, sicuramente, è una mancanza, che si assomma, però, anche alla irresponsabilità
di coloro i quali sono stati eletti per governare i nostri Paesi. La politica ha una
responsabilità, che è anche quella di prevedere, di prevenire, di guardare oltre insomma.
Ma sicuramente manca anche un po’ di coscienza di massa critica nell’opinione pubblica.
E’ per questo anche che la FOCSIV, insieme alla Caritas, insieme ad un cartello di
altre 20 associazioni ecclesiali cattoliche italiane, abbiamo proprio rilanciato una
campagna di formazione, soprattutto, per ribadire e rafforzare quest’idea, che è nostro
dovere e dovere di ogni singolo cittadino – oserei dire un dovere etico per ogni cristiano
– quello di fare tutto il possibile per spingere, affinché le misure necessarie vengano
adottate, per raggiungere questi obiettivi del Millennio.