Cresce la disaffezione dei cittadini italiani per la politica: il commento di padre
Bartolomeo Sorge
In Italia continua a crescere la disaffezione dei cittadini per la politica: un dato
preoccupante che anche la Chiesa stigmatizza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica
afferma che la partecipazione dei cittadini alla vita politica “è un dovere da esercitare
consapevolmente da parte di tutti, in modo responsabile e in vista del bene comune”.
Ascoltiamo in proposito il commento di padre Bartolomeo Sorge, direttore della
rivista dei Gesuiti “Aggiornamenti Sociali”. L’intervista è di Luca Collodi:
R.
– Basterebbe aprire gli occhi: fa impressione questa antipolitica di cui tanto si
parla e non occorrono certo le statistiche a comprovarla. Purtroppo è una realtà –
e non da oggi - che negli ultimi tempi sta accelerando.
D.
– Questo cosa significa, che i cittadini non hanno più fiducia nelle istituzioni e
quindi nei politici?
R. – Ecco, questo è un elemento
della crisi. Penso che questa fuga del cittadino dalla politica sia dovuta anzitutto
alla caduta di valori. Finché c’erano le ideologie, si combatteva e c’era entusiasmo.
Finite le ideologie, si è creato come un vuoto, accelerato anche dalla crisi etica.
Ma soprattutto è la rottura della partecipazione: le strutture politiche, a cominciare
dai partiti oggi non consentono più la partecipazione diretta dei cittadini, eccetto
il voto, e quindi c'è un senso di freddezza e di lontananza. Mi lasci dire poi che
anche la leadership politica non è che si sia molto rinnovata e allora di fronte ad
esigenze nuove i cittadini si trovano davanti a leader vecchi.
D.
– Padre Sorge, da un lato i politici e le istituzioni spesso criticano la Chiesa per
invadenze di campo, per lesa laicità; dall’altra parte, invece, la chiamano in causa
per favorire una sorta di aiuto alla vita civile della Repubblica Italiana. Come stanno
le cose? La Chiesa da una parte dà fastidio e da un'altra poi fa comodo?
R.
– Questo non mi stupisce e non è affatto una novità, perché è sempre stato così. Il
problema è che la Chiesa è un punto di riferimento morale non solo per i credenti,
ma anche per i non credenti. E’ interessante notare come in tempo di crisi, magari
la rifiutano e la criticano, ma hanno interesse nel conoscere cosa dice la Chiesa.
Già il Signore ci ha detto che il cristianesimo e il suo messaggio sono un segno di
contraddizione; hanno fatto così con Lui e continueranno a farlo con la Chiesa. Questo
non ci deve certo spaventare.
D. – Nel rapporto
tra cittadini e Stato c’è anche il problema delle tasse: in una intervista a Famiglia
Cristiana il premier Prodi sollecita l’aiuto anche dei sacerdoti nelle omelie proprio
per facilitare, convincere ed aiutare i cittadini a capire anche l’importanza – ed
è giusto questo – di pagare le tasse. Ma qualche cittadino storce il naso e dice:
“i politici spesso non sono così coerenti ed hanno molti privilegi”…
R.
– Noi non dobbiamo guardare come si comportano gli uomini per condizionare al loro
comportamento l'insegnamento cristiano. Le dirò che su questo punto del pagamento
delle imposte il dibattito è ormai antico. La Dottrina sociale della Chiesa – basta
rifarci al Concilio Vaticano II e la stessa Gaudium et Spes ne tratta – è chiara su
questo punto: è un vero dovere di solidarietà. I cattolici come cittadini e come credenti
– a doppio titolo – sono tenuti ad osservare questa norma importante, proprio perché
si tratta di un dovere di solidarietà. Ovviamente questo dovere va esigito in modo
razionale ed equo. Ciascuno deve poter dare e deve dare secondo le proprie possibilità.
Quello che molte volte ci irrita è vedere che non tutti fanno il loro dovere e chi
ha di più molte volte è proprio colui che evade di più. Ma tocca anche allo Stato
rendersi credibile e quindi instaurare questo rapporto di fiducia, perché se uno si
accorge che le risorse pubbliche vengono destinate effettivamente in modo utile ai
servizi, penso che il 90 e l’80 per cento delle difficoltà psicologiche sono superate.
Quindi, ancora una volta ritorna la funzione educativa delle coscienze da parte della
Chiesa, che si debba questo poi farlo nelle omelie della Messa, quando c’è la Parola
di Dio, che preme per essere annunziata, questa è un’altra cosa ed è discutibile,
ma ci sono mille altri momenti possibili, c’è la catechesi ed altre forme di presenza
e di formazione dell’opinione pubblica e delle coscienze che la Chiesa certamente
non può ignorare.
D. – Padre Sorge, i politici italiani
in questo momento – sia al governo che all’opposizione – si rendono conto di questa
crisi di fiducia con la società civile e con i cittadini oppure fanno finta di niente?
R.
– Io credo che si rendano conto e che molto volte facciano anche finta di niente.
Quello che manca non è il rendersi conto o il far finta, ma il coraggio di una soluzione
nuova, di una inventività e di una creatività. Non possiamo continuare così, perché
altrimenti implode il sistema.