In Iraq è di almeno 69 morti il bilancio, ancora provvisorio, di un attentato compiuto
con un camion bomba vicino ad un distributore di benzina. Sempre a Baghdad un altro
attacco suicida, in un quartiere sciita, ha causato 15 morti. Altri tre soldati americani
sono poi rimasti uccisi in seguito ad un attentato, condotto da ribelli, contro il
loro convoglio. A nord di Baghdad, un commando armato ha rapito inoltre almeno 18
iracheni. Proprio i civili sono sempre più spesso vittime di attentati e attacchi.
Secondo il Ministero della difesa iracheno, il numero di civili uccisi nel Paese arabo
è aumentato a luglio del 33 per cento. E' drammatica, soprattutto, la situazione dei
bambini iracheni: l'UNICEF e l'ACNUR denunciano, in particolare, che sono più di 500
mila i piccoli iracheni che non hanno accesso all'istruzione. Le due organizzazioni
pongono anche l’accento sulle migliaia di bimbi costretti a fuggire dall’Iraq per
rifugiarsi in altri Paesi, perdendo così fino a 3 anni di scuola. Il servizio di Isabella
Piro.
L’istruzione
scolastica è una priorità in tutte le situazioni di emergenza, perché contribuisce
a ripristinare un senso di normalità nella vita dei bambini: lo affermano con forza
l’UNICEF e l’ACNUR, lanciando l’allarme sul calo del tasso di scolarizzazione dei
bambini iracheni. Una percentuale in diminuzione non solo nel Paese del Golfo, ma
anche fra i circa 3 milioni di sfollati, tra cui moltissime donne e bambini: Roberto
Salvan, direttore generale Unicef Italia:
R.
– A malapena si arriva al 55 per cento. Questa è una situazione assolutamente drammatica
e l’istruzione è l’unico elemento di base, per formare nuove generazioni che vadano
al di là di quelle che sono le situazioni di violenza, di disagio, di negazione dei
diritti. L’istruzione e la cultura sono l’investimento più importante che si possa
fare sulle nuove generazioni.
Per cercare di risolvere
la questione, Unicef e Acnur lanciano un appello congiunto per 129 milioni di dollari
così da riportare a scuola decine di migliaia di bambini, costretti a fuggire in Siria,
Giordania, Egitto e Libano:
R. – Si tratta di trovare
anche un accordo con il Paese che li ospita, perchè è ovvio che vadano inseriti all’interno
del sistema scolastico della Giordania o della Siria. E si tratta di dare la possibilità
di avere accesso nei campi di accoglienza, con insegnanti in lingua irachena opportunamente
formati, con la distribuzione di libri di testo e quindi anche con strutture scolastiche
che li possano adeguatamente accogliere all’interno del Paese.
L’appello
congiunto copre il periodo che va dall’agosto 2007 alla fine del 2008. Gli interventi
previsti nei Paesi di accoglienza degli sfollati includono la costruzione di nuove
scuole, l’acquisto di scuolabus e corsi di recupero per i bambini che hanno perso
anche tre anni di formazione. Prevista, inoltre, una costante attività di assistenza
psicosociale per i più piccoli:
R. – Molti di questi
bambini che sono fuggiti dal loro Paese hanno subito o hanno visto violenze, lutti,
dolore di ogni genere. Quindi, il recupero psicologico e sociale di questi bambini
è fondamentale. La scuola ha una motivazione anche in questo senso: un recupero pieno
dei bambini al loro essere bambini e adolescenti.
L’aiuto
della comunità internazionale diventa quindi sempre più urgente per far sì che l’emergenza
umanitaria in Iraq non diventi una tragedia dimenticata: ancora Roberto Salvan:
R.
– E’ acquisito che ci sia una situazione di povertà, di disagio, di abbandono scolastico.
Non fa notizia il fatto che i bambini non vadano a scuola. Si dà per scontata la situazione
ormai di grave scollamento sociale, politico, di povertà di questo nostro pianeta.