90 anni fa Benedetto XV lanciava l'appello a fermare l'inutile strage della Prima
Guerra Mondiale
90 anni fa, il 1° agosto del 1917, “fra gli orrori della terribile bufera che si era
abbattuta sull’Europa” – sono parole di Benedetto XVI - matura la decisione del Papa
salito da appena tre anni al soglio pontificio, Benedetto XV, di rivolgersi direttamente
ai capi dei popoli belligeranti, con una Esortazione apostolica per chiedere di fermare
l'inutile strage e lavorare per “una pace giusta e duratura”. Roberta Gisotti
ha intervistato Gian Maria Vian, storico del Cristianesimo, docente all’Università
“La Sapienza” di Roma:
D. -
Prof. Vian, oltre gli usuali toni misurati della diplomazia, Benedetto XV, usa parole
‘forti’ bollando come “inutile strage” quella grande guerra che appariva ai più -
anche se aspra - necessaria per dare un nuovo ordine dettato dai tempi. Ecco, come
valutare sul piano storico questo giudizio che allora fece il giro del mondo?
R.
– Un giudizio che non solo dal punto di vista religioso, dal punto di vista civile
è stato un atto di coraggio, ma che anche da un punto di vista storico si è rivelato
un gesto anticipatore, che il suo attuale successore, che ha preso il suo nome, non
bisogna dimenticarlo, ha definito addirittura “profetico”. Questo tenendo conto che
allora non era diffusa, come è diffusa oggi, questa sensibilità per la pace. Anche
se - bisogna ricordarlo – la Santa Sede era da quasi un secolo ormai convinta che
la pace fosse l’unica via possibile.
D. – Benedetto
XV dimostra, in più, una padronanza sulle grandi questioni che interrogheranno l’umanità
nel corso dell’intero Novecento fino ad oggi circa i modi di riportare e mantenere
"una pace stabile e dignitosa per tutti" ed entra proprio nel merito delle questioni,
invocando ad esempio "la forza morale del diritto" ...
R.
– Sì, questo appello contro l’“’inutile strage”, che allora fu visto malissimo dalle
potenze in guerra ed ognuna delle parti in conflitto accusò il Papa di essersi schierato
con gli altri, in realtà si fondava su una tradizione diplomatica e religiosa che
si stava consolidando proprio in quei decenni. Il Papa parla di necessità del disarmo,
parla della necessità di un arbitrato internazionale ed entra anche in aspetti tecnici
come la libertà dei mari, il condono delle spese belliche, la restituzione dei territori
occupati. Un appello coraggioso che anticipa i tempi, ma che resta lucidamente ancorato
al contesto politico internazionale. Del resto Benedetto XV Papa era un diplomatico
raffinatissimo. Si può anche ricordare che questa lezione non verrà dimenticata dai
suoi successori. Sarà Pio XII, anche lui eletto da poco, nell’agosto del 1939, mentre
l’Europa si stava avviando al secondo spaventoso conflitto mondiale, a lanciare l’estremo
appello - proprio dai microfoni della Radio Vaticana - che fu stilato con l’allora
sostituto Montini, poi Paolo VI, che diceva “nulla è perduto con la pace, tutto può
esserlo con la guerra”. E sarà proprio Montini, divenuto Paolo VI, a gridare all’ONU
“Mai più la guerra, mai più la guerra”.