Dopo 38 anni l'esercito britannico lascia l'Irlanda del Nord
Alla mezzanotte di oggi, dopo 38 anni, si concluderà la missione dall'esercito britannico
in Irlanda del Nord, lanciata nel ’69 in appoggio alle forze locali per far fronte
ai primi sanguinosi scontri tra unionisti e repubblicani. L’operazione, in questi
anni, è costata la vita a più di 700 soldati britannici, perlopiù caduti in scontri
con i militanti dell'IRA, l’Esercito repubblicano irlandese. Sono state poi centinaia
le vittime tra i civili. Sul significato del ritiro delle truppe britanniche dall’Ulster,
ascoltiamo al microfono di Stefano Leszczynski, il corrispondente da Roma del
quotidiano “Irish Times”, Paddy Agnew:
R.
– Il ritiro dell’esercito inglese risale all’accordo del Venerdì Santo del 1998. E’
l’accordo che alla fine ha avviato il processo di pace definitivo. Questa pace, con
tutti i problemi e tutte le complicazioni che ci sono sempre state, ha reso inutile
la presenza dell’esercito inglese nel Nord Irlanda.
D.
– Uno dei comandanti dell’esercito inglese in Irlanda del Nord ha detto che l’unica
ad essere costantemente sconfitta in questa situazione è stata la popolazione civile,
la popolazione nordirlandese...
R. – Il discorso
è che quando l’esercito inglese è arrivato in Irlanda del Nord, nel ’69, all’inizio
sono stati accolti con favore con entusiasmo sia dalla comunità protestante che dalla
comunità cattolica, perché i cattolici si sentivano minacciati e la presenza dell’esercito
inglese era una garanzia di sicurezza. Ma con il passare del tempo il ruolo dell’esercito
è stato tale, stando lì a difendere lo status quo, a difendere il potere centrale,
che alla fine, per tanti cattolici, è stato identificato con il potere centrale e
con il potere protestante.
D. – Osservando le nuove
generazioni, come vivono loro questa situazione e soprattutto con che spirito accolgono
questo ritiro delle truppe britanniche dall’Irlanda del Nord?
R.
– Spero che lo vedano come grande motivo di speranza per il futuro.
Per
un commento su questo storico evento ascoltiamo il cardinale Cahal Brendan Daly,
arcivescovo emerito di Armagh, al microfono di Lydia O’Kane:
R. – I hope
that it will be ... Spero venga visto come un esempio straordinario di quanto
sia futile e sbagliato l’odio settario, qualunque sia il motivo o qualunque sia la
religione coinvolta. Ma spero che venga visto anche come un esempio straordinario
di costruzione della pace. Per lungo tempo il governo inglese ha interpretato male
la situazione e le forze di sicurezza hanno seguito questa interpretazione. Questo
ha portato gradualmente alla violazione di alcuni tra i principali diritti umani:
così attraverso i propri errori sono arrivati a capire meglio la situazione. Gli inglesi
hanno quindi scelto la strada della speranza: la speranza di riconciliare le due parti
in lotta, un’impresa che sembrava impossibile. Ma pian piano sono riusciti a coinvolgere
tutte le fazioni finchè i portavoce dell’IRA hanno dichiarato ufficialmente che “la
guerra è finita”. I segni finora sono stati molto buoni. Se tutto questo avrà successo
e una pace duratura e la normalità saranno ristabilite, dal Nord Irlanda verrà il
segnale che qualsiasi conflitto, ovunque, potrà essere risolto a condizione che la
guerra non venga più utilizzata come mezzo per imporre la propria volontà o i propri
diritti.