Cordoglio nel mondo cristiano per la scomparsa del patriarca ortodosso romeno Teoctist,
promotore dell'ecumenismo
Si è spento, ieri pomeriggio a Bucarest, all’età di 92 anni, il patriarca della Chiesa
ortodossa romena Teoctist. Il capo del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa romena
è stato colpito da un arresto cardiaco dovuto alle complicanze di un intervento chirurgico.
Alla Chiesa ortodossa romena è giunto il cordoglio del patriarcato di Mosca attraverso
il segretario del Dipartimento per le relazioni esterne, l’arciprete Nikolay Balashov,
che ha definito la morte di Teoctist “una grande perdita per l’ortodossia universale”,
ricordando il patriarca come “un veterano del dialogo tra le Chiese e interreligioso”.
Il servizio di Tiziana Campisi:
Si deve
a lui il consolidamento dei rapporti fra le Chiese ortodosse e il rafforzamento dei
legami ecumenici con la Chiesa cattolica e le Chiese protestanti. Il patriarca Teoctist
è vissuto nel periodo in cui la Chiesa ortodossa romena ha attraversato una stagione
di sofferenze, ma sfociata in un dialogo che ha fatto crescere l’unità fra i cristiani.
Come dimenticare l’accoglienza ricevuta da Giovanni Paolo II in Romania nel maggio
del ’99 …
(Acclamazioni della folla)
Ed
indimenticabili sono rimaste anche le parole urlate dai fedeli il 9 maggio, al termine
della celebrazione eucaristica presieduta da Papa Wojtyla, alla presenza del patriarca
Teoctist nel parco Podul Izvor di Bucarest …
"Unitate!
Unitate! Unitate!..."
Ma quale testimonianza ha donato
alla Chiesa il patriarca Teoctist? Lo abbiamo chiesto a mons. Francesco
Eleuterio Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani ed incaricato dal 1970 delle relazioni con la Chiesa ortodossa
di Romania:
R. – Ha attraversato il triste periodo
del regime comunista che ha perseguitato la Chiesa cattolica, ma anche la Chiesa ortodossa.
Ha contribuito ad aiutare la Chiesa a passare questo mare turbolento, naturalmente
anche con difficoltà gravi. In Romania esisteva il problema della soppressione della
Chiesa greco-cattolica con la forzata integrazione di persone e anche e soprattutto
dei beni di culto della Chiesa, che viveva nelle catacombe, beni dati dal governo
alla Chiesa ortodossa. Ma il patriarca Teoctist è stato attento a questo problema
e ha fatto il possibile per creare una commissione mista tra vescovi della Chiesa
ortodossa e della Chiesa greco-cattolica – dopo il ‘90 – per discutere questo problema.
Il rapporto – necessario - con le autorità politiche ha fatto sì, poi, che nelle situazioni
difficili egli abbia potuto mantenere quanto fosse essenziale alla Chiesa.
D.
– Che cosa lascia nella Chiesa il patriarca Teoctist?
R.
– Alla Chiesa romena lascia una organizzazione funzionante, un rinnovamento del personale,
la speranza per il futuro. Teoctist ha fatto il possibile per far crescere i rapporti
con le altre Chiese ortodosse e ha promosso le relazioni con la Chiesa cattolica.
L’immagine del patriarca, che ha preso per mano Giovanni Paolo II - come due fratelli
- sulla scala della chiesa ortodossa, dove si sarebbe svolta la celebrazione ortodossa,
è una immagine emblematica di quello che devono essere i rapporti tra i capi delle
Chiese in questo momento di ricerca della piena comunione.