In Nepal, è di circa 40 morti il bilancio delle piogge torrenziali che da una oltre
settimana si abbattono sul Paese, provocando frane e inondazioni, ma il numero delle
vittime potrebbe presto aumentare, perché oltre un terzo della popolazione è a rischio
per mancanza di cibo. Come riferisce l’agenzia del PIME, AsiaNews, migliaia di persone
sono senza un tetto, le abitazioni sono state distrutte dagli smottamenti o allagate
e la situazione è in continuo peggioramento: nelle zone più colpite, su tutte la regione
del Terai, nel sud, sono state interrotte le comunicazioni aeree e terrestri, mancano
energia elettrica e acqua potabile, scuole e uffici sono chiusi e la gran parte del
raccolto è andata perduta. Nella Bardia, distretto nel centro-ovest, di oltre 30 mila
persone non si sa nulla: le piogge hanno infatti distrutto tutti i trasmettitori,
interrompendo le comunicazioni. Secondo l’Ufficio nazionale delle previsioni meteo,
le piogge continueranno a cadere anche nei prossimi giorni. A fronte di una realtà
drammatica, il Parlamento ad interim, che guida il Paese sino alle prossime elezioni,
ha deciso di devolvere 5 giorni del proprio stipendio a favore delle vittime e dei
familiari per gli interventi di primissima necessità. Intanto, si cominciano ad analizzare
le cause della tragedia: da più parti si punta l’indice contro l’India, colpevole
di aver costruito numerosi sbarramenti lungo il confine. Questi blocchi hanno impedito
il regolare deflusso delle acque, che si sono accumulate, creando veri e propri muri,
che hanno poi ricoperto il territorio circostante. Il maltempo ha causato almeno 30
morti ed oltre un milione di sfollati anche in Bangladesh, metà del quale è sommerso
dalle acque. In India ha causato112 morti e 7 milioni di senza tetto. Ed è sempre
emergenza maltempo in Cina: nelle ultime ore sono rimaste uccise altre 21 persone.
Un’agenzia di stampa cinese ha riferito che sono oltre 700 i morti dall’inizio dell’estate;
altre fonti parlano, invece, di almeno 500 vittime. Frane e smottamenti hanno coinvolto,
complessivamente, 24 province e circa 200 milioni di persone. Le avverse condizioni
meteorologiche ostacolano anche le operazioni di soccorso di 69 operai intrappolati
da ieri in una miniera di carbone, nel sud del Paese. Dopo diversi tentativi, finalmente
questa mattina gli operai hanno ricevuto ossigeno e 400 litri di latte. Secondo le
autorità, questi aiuti permetteranno ai minatori di sopravvivere, fino a quando non
verranno liberati. Secondo le organizzazioni umanitarie internazionali, ogni anno
sono circa 10 mila i minatori che perdono la vita in Cina per la mancanza di adeguate
condizioni di sicurezza.