L'appello del Papa all'Angelus: promuovere il disarmo nucleare per sostenere i Paesi
poveri
Vasta eco hanno suscitato le parole di Benedetto XVI, che ieri prima della recita
dell’Angelus, ha ricordato il cinquantesimo anniversario dell'AIEA, l'Agenzia Internazionale
per l'Energia Atomica, l'organismo dell'ONU che vigila contro il proliferare delle
armi nucleari. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
“Alla
corsa agli armamenti – ha detto il Pontefice - si deve sostituire uno sforzo comune
per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed economico,
ridefinendo le priorità e le scale di valori”:
“I
cambiamenti epocali avvenuti negli ultimi 50 anni evidenziano come, nel difficile
crocevia in cui l’umanità si trova, sia sempre più attuale e urgente l’impegno di
incoraggiare la non proliferazione di armi nucleari, promuovere un progressivo e concordato
disarmo nucleare e favorire l’uso pacifico e sicuro della tecnologia nucleare per
un autentico sviluppo, rispettoso dell’ambiente e sempre attento alle popolazioni
più svantaggiate”.
Un vibrante appello, quello di Benedetto XVI,
che fa riferimento ad un contesto ad alta tensione, in cui a detenere l’atomica in
maniera ufficiale sono i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU:
la Russia e gli Stati Uniti con oltre 5.000 testate attive, la Francia con 350 testate,
il Regno Unito con 200 e la Repubblica Popolare Cinese con 130 testate. Ci sono, poi,
i Paesi che non potrebbero avere la bomba atomica, pur dichiarando di possederla;
ed è il caso di India, Pakistan e Corea del Nord. Non hanno mai aderito al Trattato
di non proliferazione, firmato nel 1968, ma tutti e tre hanno condotto test. C’è poi,
Israele, che ufficialmente non ha l’atomica, ma è sospettata da parte della comunità
internazionale di possedere tra le 70 e le 200 testate. Capitolo a parte è, invece,
il caso Iran che ufficialmente sostiene di voler soltanto creare una capacità atomica
a scopo civile, ma è sospettata di voler pianificare la bomba. E' attualmente sotto
osservazione attraverso faticose trattative condotte dai Paesi europei sotto supervisione
AIEA. Un contesto, dunque, quello atomico, complesso e difficile da analizzare, strettamente
legato ai cambiamenti geopolitici. Un contesto che, dopo la fase di deterrenza reciproca
fra blocco sovietico e statunitense, vive ora una sorta di anarchia senza un assetto
stabile. Abbiamo raccolto il commento di FabrizioSimoncelli,
esperto di questioni nucleari di “Archivio Disarmo”:
R.
– Dobbiamo prendere atto che effettivamente il Trattato di non proliferazione nucleare,
firmato tanti anni fa in piena guerra fredda, ha avuto il pregio da un lato di limitare
il numero dei Paesi possessori spingendo e portando alcuni Paesi che erano sulla strada
per dotarsi di tale tipo di armamento, a rinunciare; pensiamo al Sudafrica, pensiamo
recentemente alla Libia, ma rimane il dato di fatto che comunque altri Paesi, nel
corso di questi anni, hanno purtroppo seguito questa via uscendo dal Trattato medesimo,
come il caso della Corea del Nord, altri non firmandola neppure.
D.
– Il pericolo maggiore oggi è che la tecnologia nucleare possa finire in mano ai gruppi
terroristici. Questa un’ipotesi remota secondo lei o è purtroppo reale?
R.
– Purtroppo è reale, forse non tanto la tecnologia per realizzare sistemi missilistici
intercontinentali e testate altamente sofisticate, ma ad esempio è altamente probabile
e realizzabile la cosiddetta bomba nucleare sporca, la testata composta di esplosivo
di tipo convenzionale, legata a materiali radioattivi che avrebbero non tanto l’effetto
distruttivo quanto l’effetto appunto della diffusione di materiale radioattivo su
un territorio e quindi una contaminazione molto vasta.