2007-07-30 14:49:13

L'appello del Papa all'Angelus: promuovere il disarmo nucleare per sostenere i Paesi poveri


Vasta eco hanno suscitato le parole di Benedetto XVI, che ieri prima della recita dell’Angelus, ha ricordato il cinquantesimo anniversario dell'AIEA, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, l'organismo dell'ONU che vigila contro il proliferare delle armi nucleari. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3


“Alla corsa agli armamenti – ha detto il Pontefice - si deve sostituire uno sforzo comune per mobilitare le risorse verso obiettivi di sviluppo morale, culturale ed economico, ridefinendo le priorità e le scale di valori”:

I cambiamenti epocali avvenuti negli ultimi 50 anni evidenziano come, nel difficile crocevia in cui l’umanità si trova, sia sempre più attuale e urgente l’impegno di incoraggiare la non proliferazione di armi nucleari, promuovere un progressivo e concordato disarmo nucleare e favorire l’uso pacifico e sicuro della tecnologia nucleare per un autentico sviluppo, rispettoso dell’ambiente e sempre attento alle popolazioni più svantaggiate”.

Un vibrante appello, quello di Benedetto XVI, che fa riferimento ad un contesto ad alta tensione, in cui a detenere l’atomica in maniera ufficiale sono i 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU: la Russia e gli Stati Uniti con oltre 5.000 testate attive, la Francia con 350 testate, il Regno Unito con 200 e la Repubblica Popolare Cinese con 130 testate. Ci sono, poi, i Paesi che non potrebbero avere la bomba atomica, pur dichiarando di possederla; ed è il caso di India, Pakistan e Corea del Nord. Non hanno mai aderito al Trattato di non proliferazione, firmato nel 1968, ma tutti e tre hanno condotto test. C’è poi, Israele, che ufficialmente non ha l’atomica, ma è sospettata da parte della comunità internazionale di possedere tra le 70 e le 200 testate. Capitolo a parte è, invece, il caso Iran che ufficialmente sostiene di voler soltanto creare una capacità atomica a scopo civile, ma è sospettata di voler pianificare la bomba. E' attualmente sotto osservazione attraverso faticose trattative condotte dai Paesi europei sotto supervisione AIEA. Un contesto, dunque, quello atomico, complesso e difficile da analizzare, strettamente legato ai cambiamenti geopolitici. Un contesto che, dopo la fase di deterrenza reciproca fra blocco sovietico e statunitense, vive ora una sorta di anarchia senza un assetto stabile. Abbiamo raccolto il commento di Fabrizio Simoncelli, esperto di questioni nucleari di “Archivio Disarmo”:

 
R. – Dobbiamo prendere atto che effettivamente il Trattato di non proliferazione nucleare, firmato tanti anni fa in piena guerra fredda, ha avuto il pregio da un lato di limitare il numero dei Paesi possessori spingendo e portando alcuni Paesi che erano sulla strada per dotarsi di tale tipo di armamento, a rinunciare; pensiamo al Sudafrica, pensiamo recentemente alla Libia, ma rimane il dato di fatto che comunque altri Paesi, nel corso di questi anni, hanno purtroppo seguito questa via uscendo dal Trattato medesimo, come il caso della Corea del Nord, altri non firmandola neppure.

 
D. – Il pericolo maggiore oggi è che la tecnologia nucleare possa finire in mano ai gruppi terroristici. Questa un’ipotesi remota secondo lei o è purtroppo reale?

 
R. – Purtroppo è reale, forse non tanto la tecnologia per realizzare sistemi missilistici intercontinentali e testate altamente sofisticate, ma ad esempio è altamente probabile e realizzabile la cosiddetta bomba nucleare sporca, la testata composta di esplosivo di tipo convenzionale, legata a materiali radioattivi che avrebbero non tanto l’effetto distruttivo quanto l’effetto appunto della diffusione di materiale radioattivo su un territorio e quindi una contaminazione molto vasta.







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