2007-07-28 14:51:58

Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti


La XVII Domenica del tempo ordinario presenta il passo del Vangelo nel quale Gesù, dopo essersi ritirato in solitudine a pregare, risponde insegnando il Padre Nostro ai discepoli che gli avevano chiesto:

"Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli".

 
Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiano il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:RealAudioMP3

I discepoli che stavano con Gesù, a volte lo vedevamo ritirarsi e pregare. Loro lo vedevamo, benché egli pregasse nel segreto e, quindi, quel che essi vedevano era quel che da quel segreto poteva trasparire dal volto stesso di Gesù, dal suo sguardo e dalle sue parole. E’ come se Gesù non potesse nascondere del tutto la sua preghiera, la sua comunione filiale col Padre. Era troppo potente e pervasiva, lo assorbiva interamente e ne usciva - ogni volta - cambiato, straordinariamente cambiato. E, al contrario di Mosè, non si metteva alcun velo sul volto. E’ da questa esperienza così misteriosa ed insieme attraente che nasce la domanda: “Signore, Signore insegnaci a pregare, Signore”, perché era di un’evidenza lampante che mai avevano visto un uomo pregare come pregava quell’uomo. Insegnaci, perché se la preghiera è da un lato l’atto più spontaneo, dall’altro è quello che richiede più obbedienza e più apprendimento. “Noi, infatti, nemmeno sappiamo cosa chiedere”, dice l’apostolo Paolo.







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