L'attualità del Concilio, le "rivoluzioni" del '68 e i fatti dell'89 fra i temi affrontati
dal Papa nell'incontro con il clero bellunese e trevigiano. Una riflessione di p.
Simone, di Civiltà Cattolica
L’attualità del Concilio Vaticano II è stato uno dei temi al centro dell’incontro,
tenutosi martedì scorso nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo di Cadore,
tra Benedetto XVI ed il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre. Uno dei 400
sacerdoti presenti ha detto di essersi preparato durante gli anni del Concilio con
grande entusiasmo. Ma oggi - ha aggiunto - molti dei sogni del Concilio non si sono
realizzati. A questa osservazione, ha poi fatto seguito la risposta del Papa, che
ha anche tracciato un quadro storico degli anni post-conciliari. Il servizio di Amedeo
Lomonaco:
“Il Concilio
Vaticano II - ha detto Benedetto XVI - sembrava realmente la nuova Pentecoste, dove
la Chiesa poteva nuovamente convincere l’umanità”. Ma i tempi successivi al Concilio
sono stati segnati da profondi sconvolgimenti storici che hanno prodotto nuove crisi
e ferite: “Dopo l’allontanamento del mondo dalla Chiesa
nell’Ottocento e nel Novecento, sembrava si incontrassero di nuovo Chiesa e mondo
e che rinascesse nuovamente un mondo cristiano ed una chiesa del mondo e veramente
aperta al mondo. Abbiamo tanto sperato, ma le cose in realtà si sono rivelate più
difficili. Tuttavia, rimane la grande eredità del Concilio, che ha aperto una strada
nuova, è sempre una magna charta del cammino della Chiesa, molto
essenziale e fondamentale”.
Benedetto XVI ha
poi aggiunto che “immettere il grande messaggio del Concilio nella vita della Chiesa,
riceverlo e assimilarlo, è una sofferenza”. “Ma solo nella sofferenza - ha detto il
Papa - si realizza anche la crescita”. Si tratta di miglioramenti lenti ma costanti,
come conferma padre Michele Simone, vice direttore della rivista
dei Gesuiti “Civiltà cattolica”.
R. - Indubbbiamente.
Come la storia dimostra, ci vogliono sempre tre, quattro, cinque generazioni per rendere
completamente operative le decisioni di un Concilio. In particolare, riguardo al Vaticano
II, come ha detto il Papa, ci sono stati degli eccessi. Ma ora, dopo la prima fiammata,
lentamente stanno emergendo molti lati positivi per la Chiesa. Il Concilio
ecumenico ha dovuto attraversare, in particolare, “grandi fratture culturali e storiche”.
Dopo la tragedia della Seconda Guerra mondiale, si sperava in una nuova era, libera
da ogni ideologismo, e nella riscoperta delle radici cristiane dell’Europa. Ma l’esplosione
di una crisi culturale in Occidente, nel ’68, ha prodotto nuove fratture. Ascoltiamo
ancora padre Simone:
R. - La Chiesa - i cattolici,
i cristiani - sono pienamente inseriti nella società nella quale vivono e su di essi
si riversano, quindi, i fenomeni che attraversano la società. In particolare, per
quanto riguarda la cesura costituita dal ’68, gli elementi negativi sono stati soprattutto
l’emergere di un forte individualismo con conseguenze soprattutto in campo etico,
ma anche un certo impoverimento della cultura.
Un’altra
cesura storica, indicata dal Papa, è quella avvenuta con il crollo dei regimi comunisti
nel 1989. La risposta a questo radicale mutamento storico non fu però - come ci si
poteva attendere - un ritorno alla fede. P. Simone:
R.
- C’erano tante attese nei confronti della caduta del muro di Berlino e di ciò che
essa ha comportato. Invece, da un punto di vista della società ed anche della Chiesa,
è emerso un forte individualismo. Ci sono stati, però, anche elementi positivi come
l’aumento della libertà, l’emergere della democrazia e della libertà religiosa, che
favorisce il lavoro ministeriale dei cattolici. Tra queste fratture
culturali, la rivoluzione del ’68 e gli eventi storici dell’89, la Chiesa ha comunque
percorso con umiltà la propria strada. Su questa strada - ha detto Benedetto XVI durante
l’incontro con i sacerdoti - si trova il mondo nuovo: “Mi
sembra molto importante che adesso possiamo vedere con occhi aperti quanto è cresciuto
di positivo nel dopo Concilio: nel rinnovamento della liturgia, nei Sinodi, Sinodi
romani, Sinodi universali, nelle strutture parrocchiali, nella collaborazione, nella
nuova responsabilità dei laici, nella grande corresponsabilità interculturale e intercontinentale,
in una nuova esperienza della cattolicità della Chiesa, dell’unanimità che cresce
in umiltà e, tuttavia, è la vera speranza del mondo”.
Su
questa speranza e sul contributo dato dal Concilio nella promozione della fede si
sofferma ancora padre Simone:
R. - Un frutto è proprio
quello di una maggiore consapevolezza e maturità della propria fede. La fede in Gesù
e la partecipazione alla comunità ecclesiale sono oggi molto di più che in passato
un fatto consapevole da parte dei cattolici. Quindi, c’è una maggiore preparazione
sia nella conoscenza delle Scritture, sia nella conoscenza di tutto ciò che comporta
la vita cristiana. I grandi risultati, inoltre, sono quelli ottenuti dai Movimenti,
dai gruppi nel campo della carità, dove il sorgere di questo fenomeno del volontariato
è certamente un fatto estremamente positivo.
La
Chiesa - riprendendo le parole del Papa rivolte ai sacerdoti - è dunque chiamata a
procedere con l’umiltà della Croce e la gioia del Signore Risorto. La gioia e la speranza
- ha detto Benedetto XVI - sono alimentate dal Crocifisso Risorto, che “conserva le
sue ferite” e “rinnova il mondo”.