Benedetto XVI si congeda con gratitudine dalle autorità e dalla gente del Cadore.
Domani, l'arrivo del Papa a Castel Gandolfo
Un tempo di riposo fisico e spirituale, dove alla "bontà divina" riflessa dalla bellezza
della natura si è sommata la "bontà umana" di quanti hanno custodito il suo soggiorno.
Sono i pensieri con i quali Benedetto XVI si è congedato dalle autorità civili del
Cadore e dalle forze dell'ordine che in questi giorni hanno garantito il servizio
di sorveglianza alla persona del Papa. Un breve saluto, alla vigilia della partenza
del Pontefice per Castel Gandolfo, ma anche un arrivederci, almeno nelle intenzioni
dei sindaci che hanno voluto salutare Benedetto XVI, invitandolo a tornare. Ecco le
parole che il Papa ha rivolto alle autorità:
“Cari
amici, alla fine di queste due settimane trascorse qui nella bella terra dolomitica,
posso soltanto dire con tutto il mio cuore grazie a tutti voi, ad ognuno, per il vostro
servizio e il vostro impegno. La vostra presenza silenziosa, discreta e competente,
di giorno e di notte, mi ha donato lo spazio per un tempo di riposo indimenticabile,
riposo del corpo e dell’anima. Vorrei dire grazie alle autorità civili, militari,
ecclesiastiche e ad ognuno, come già detto, di voi, per questo impegno in tempo di
vacanze. Nel Libro dei Salmi, leggiamo ‘la tua bontà Signore mi circonda come i monti
eterni’. Qui siamo circondati da questa bontà divina visibile nella bellezza della
montagna. Ma, in tutto questo tempo, sono stato circondato soprattutto dalla bontà
umana, dalla vostra bontà, che mi ha accompagnato sempre. Siete stati per me realmente
angeli custodi, invisibili, silenziosi, ma sempre presenti, a disposizione, e rimane
nella mia memoria questo ricordo della vostra presenza in tutti questi giorni. Vorrei
quindi dire grazie ancora una volta a tutti voi e farvi gli auguri perché voi possiate
avere delle belle vacanze. La mia benedizione ad ognuno di voi e a tutti i vostri
cari”. Tra gli aspetti che hanno dato
spontaneità a questi giorni di riposo montano del Papa, uno sotto gli occhi di tutti
è stato quello dell'affetto e della simpatia che ha riscosso Benedetto XVI. In una
intervista in esclusiva al quotidiano Il Giornale, il segretario del Papa, mons. Georg
Ganswein, ha detto che lo stesso Benedetto XVI è rimasto "sorpreso, persino intimidito
di tanto affetto, simpatia e amore" dimostrati verso la sua persona, a cominciare
dai bambini, i "più coraggiosi" - ha sottolineato mons. Georg - nel farsi avanti per
salutare il Papa. Un soggiorno che si conclude, dunque, nel segno di un'amicizia tra
il Papa e il Cadore, come ribadisce al microfono di Amedeo Lomonaco, l'inviato
del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:
R.
- Un incontro alla vigilia del rientro di Benedetto XVI da queste vacanze. Il Papa
ha voluto ricevere e salutare i sindaci dei 22 comuni che formano la magnifica comunità
del Cadore. Insieme con loro, erano presenti tutti i rappresentanti della Polizia,
della Forestale, tutte le istituzioni che hanno contribuito alla riuscita di questo
soggiorno in Cadore. E’ stato un momento forte - così come lo hanno poi raccontato
sia i sindaci che gli altri presenti al Castello di Mirabella - e che si sono commossi,
ascoltando queste parole del Papa.
D. - Dunque,
un incontro molto cordiale. Non sono mancate simpatiche battute. Ad esempio, il sindaco
di Lorenzago ha detto che voterebbe immediatamente un referendum per l’annessione
alla Città del Vaticano…
R. - Sono quelle battute
che finiscono per venire spontanee ed è proprio la dimostrazione che il clima che
si è creato è quello della famiglia.
D. - Ci sono
segni tangibili per la presenza del Papa a Lorenzago? Il Comune si è anche un po’
"rivestito" per questa occasione?
R. - Il Comune
di Lorenzago, fin da prima dell'arrivo del Papa, è tutto pavesato a festa con bandiere
vaticane ed italiane ovunque. Sempre facendo riferimento alla battuta del sindaco,
Lorenzago sembra quasi una "succursale" del Vaticano.
D.
- Tornando a ieri sera, il Papa è uscito nuovamente…
R.
- Sì, il Papa è andato a visitare questa antichissima chiesa di Sant’Orsola e l’arciprete
don Andrea gli ha illustrato le bellezze di questa chiesa che è veramente un gioiello.
Benedetto XVI ha avuto parole di grande apprezzamento e ha detto: “E' un bene che
queste cose non siano un museo, ma che siano un luogo di culto”. E questo proprio
riferendosi al fatto che la chiesa è una chiesa a tutti gli effetti, funzionante e
non è stato quindi destinata a museo.