Sì al dialogo per garantire la pace, no alla guerra e agli armamenti che aprono "spazi
d'inferno" nel mondo: vibrante appello di Benedetto XVI all'Angelus da una Lorenzago
in festa
Contro le “inutili stragi” provocate dalla guerra, che “aprono spazi d’inferno” nel
“giardino del mondo”, gli uomini scelgano la forza del diritto e la libertà, le sole
che garantiscono una “pace equa e duratura”. Con questo vibrante appello, levato questa
mattina prima della recita dell’Angelus, Benedetto XVI si è rivolto al mondo dal piccolo
e gremitissimo centro di Lorenzago di Cadore, che da 13 giorni ospita il soggiorno
estivo del Papa. La preghiera mariana si è svolta in un clima di grande partecipazione
di folla - circa seimila i presenti - che ha applaudito e acclamato Benedetto XVI
a più riprese. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un grido
contro la guerra e il suo indotto - la corsa agli armamenti, la rinuncia al diritto
- lanciato dalle radure e dalle vette che assistettero all’“inutile strage” del primo
conflitto mondiale. L’eco delle parole di Benedetto XVI dilaga dalla piazza di Lorenzago
di Cadore, affollata all’inverosimile, in un giorno e in un’ora di quiete domenicale
estiva per scuotere quelle coscienze che, in varie parti del mondo, ancora non hanno
compreso che il “giardino” della terra è un dono di Dio, che all’uomo spetta “coltivare
e custodire” e non violarne la bellezza con con le ferite dell’odio:
“Se
gli uomini vivessero in pace con Dio e tra di loro, la Terra assomiglierebbe veramente
a un 'paradiso'. Il peccato purtroppo ha rovinato questo progetto divino, generando
divisioni e facendo entrare nel mondo la morte. Avviene così che gli uomini cedono
alle tentazioni del Maligno e si fanno guerra gli uni gli altri. La conseguenza è
che, in questo stupendo ‘giardino’ che è il mondo, si aprono spazi di ‘inferno’”.
Parole
forti, eredi di una tradizione che da Benedetto XV, all’alba del “secolo breve”, fino
a Giovanni Paolo II, più volte si sono levate - dai microfoni della Santa Sede come
dalla tribuna delle Nazioni Unite - per ribadire un concetto-chiave degli ultimi Pontificati:
“Mai più la guerra!” E proprio la celebre “Nota alle potenze belligeranti” indirizzata
da Benedetto XV il 1° agosto di 90 anni fa è stata ricordata dal Papa nel suo valore,
ha detto, “ampio e profetico”. Essa, ha affermato Benedetto XVI, ebbe nel 1917 “il
coraggio” di definire “un’inutile strage” la guerra che gli Stati stavano combattendo,
ma ancora oggi, ha osservato, può applicarsi “a tanti altri conflitti che hanno stroncato
imnnumerevoli vite umane":
“La Nota del Papa Benedetto
XV non si limitava a condannare la guerra; essa indicava, su un piano giuridico, le
vie per costruire una pace equa e duratura: la forza morale del diritto, il disarmo
bilanciato e controllato, l’arbitrato nelle controversie, la libertà dei mari, il
reciproco condono delle spese belliche, la restituzione dei territori occupati ed
eque trattative per dirimere le questioni”.
Una
Nota, dunque, ha insistito il Papa, “orientata al futuro dell’Europa e del mondo,
secondo un progetto cristiano nell’ispirazione, ma condivisibile da tutti perché fondato
sul diritto delle genti”. E’ la stessa impostazione, ha aggiunto il Pontefice, che
i Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo II seguirono nei loro “memorabili discorsi”
all’ONU. E ricordando le “tante testimonianze” e i “commoventi cori degli Alpini”
che raccontano delle sofferenze della guerra patite dal Cadore, Benedetto XVI ha concluso:
“Da questo luogo di pace, in cui anche più vivamente
si avvertono come inaccettabili gli orrori delle ‘inutili stragi’, rinnovo l’appello
a perseguire con tenacia la via del diritto, a rifiutare con determinazione la corsa
agli armamenti, a respingere più in generale la tentazione di affrontare nuove situazioni
con vecchi sistemi”.
Molti i volti illustri accanto
al Papa e tra la folla presente all’Angelus. Benedetto XVI ha salutato e abbracciato
il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, e il cardinale vescovo di Hong Kong,
Joseph Zen Ze-kiun, accompagnato da una sessantina di fedeli cinesi. E ancora, il
presidente della CEI, l’arcivescovo di genova, Angelo Bagnasco, oltre ai due presuli
che hanno lavorato per garantire al Papa un queito periodo di riposo: il vescovo di
Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, che ha rivolto un pensiero al Pontefice prima dell’Angelus,
e il vescovo di Treviso, Andrea Bruno Mazzocato. E nel salutare con particolare "gioia"
Edoardo Luciani, l’anziano fratello di Giovanni Paolo I, Benedetto XVI si è congedato
così dalla folla: "Trovandomi nella Piazza di Lorenzago,
desidero rivolgere il mio più cordiale saluto agli abitanti di questo bel paese, che
mi hanno accolto con tanto affetto (...) Oggi la prima Lettura del Vangelo parla di
ospitalità, e mi sono venute in mente le parole di San Benedetto: "Accettare l’ospite
come Cristo". Mi sembra che siete tutti benedettini perché mi avete accettato così
(applausi). A tutti auguro una buona domenica e un sereno periodo
di vacanza". (applausi)
E sul clima che ha caratterizzato
l’incontro di Benedetto XVI con la folla che lo attendeva per la recita dell’Angelus
ci riferisce, al microfono di Tiziana Campisi, l’inviato a Lorenzago del quotidiano
Avvenire, Salvatore Mazza:
R. - E’
stato un clima assolutamente eccezionale per Lorenzago. Per la prima volta, tante
persone si sono ritrovate nella piazza principale. Sono arrivate per lo più dalla
diocesi di Belluno. Poi c’erano i villeggianti dei piccoli comuni qua intorno. La
cosa curiosa è che stamattina, alle 8, la strada che conduce alla piazza è stata chiusa
al traffico. Ma tutto si è svolto ordinatamente, anche se poi la gente continuava
ad arrivare, ma già alle 8.30 la piazza era strapiena. E’ stato un momento molto bello
e il clima si è infiammato quando il Papa è arrivato. E’ la settima volta che un Pontefice
soggiorna qui a Lorenzago, ma è la prima volta che l’Angelus viene recitato dalla
piazza, quindi una primizia assoluta che è stata onorata al meglio dalla gente del
posto.
D. - A due settimane dall'arrivo di Benedetto
XVI sulle Dolomiti, Lorenzago si è abituata alla presenza del Santo Padre?
R.
- Assolutamente si, e con una discrezione veramente incredibile. Il Papa non viene
"braccato", non viene inseguito nelle sue veloci uscite serali, ormai così caratteristiche.
Se il Pontefice si ferma è un regalo enorme, se non si ferma lo salutano mentre passa.
E’ come una routine di famiglia.
D. - Il Papa appare
più rilassato, più disteso, anche un po’ abbronzato...
R.
- Si, anche perchè le sue passeggiate le fa, una al mattino e una al pomeriggio dentro
il Parco attrezzato che è stato recintato intorno alla villa: una superficie piuttosto
ampia che gli permette di camminare anche al sole se vuole, e si vede. Poi, le sue
uscite serali per recitare il Rosario in uno dei tanti luoghi di culto popolare intorno
a Lorenzago lo rilassano.
D. - Come ha trascorso
il pomeriggio di ieri Benedetto XVI?
R. - Non si
è allontanato dalla zona di Mirabello. Sembra che verso sera sia andato sul sentiero
che parte dal castello, quello fuori dall’area attrezzata che è in quota.