Trovato un grande lago sotterraneo nel Darfur, una scoperta che rinnova le speranze
di pace per la martoriata regione del Sudan
Un enorme lago sotterraneo per ridare speranza al Darfur, martoriata regione occidentale
del Sudan. Stiamo parlando della scoperta degli scienziati dell'università di Boston:
gli studiosi hanno infatti localizzato un bacino di oltre 30mila chilometri quadrati,
dal quale - nelle previsioni - si potrebbe estrarre acqua in accordo col governo di
Khartum. Secondo gli analisti, è proprio la corsa all'accaparramento delle risorse
idriche ad aver scatenato la guerra tra i nomadi del Darfur e gli agricoltori locali.
Un conflitto che, dal 2003, ha già causato la morte di 200 mila persone, con oltre
2 milioni di sfollati. L'acqua, dunque, può essere portatrice di pace in Darfur? Risponde
Domenico Quirico, africanista del quotidiano La Stampa, intervistato da Giada
Aquilino: R.
– Sì, anche se quando si parla di crisi africane, problemi africani, bisogna sempre
spendere la parola ‘speranza’ con molta avarizia, per non generare troppe illusioni.
Certamente, il conflitto tra allevatori e contadini per il controllo dei pochi pozzi
d’acqua e in via di esaurimento nel Darfur è stato uno dei motivi della crisi, perché
poi su questo si sono innestate manovre e altre motivazioni molto complesse e spesso
anche di difficile decifrazione. Se questo problema fosse attenuato o addirittura
risolto, certamente sarebbe più facile arrivare ad una soluzione.
D.
– La crisi in Darfur potrebbe davvero, a questo punto, subire un’inversione di tendenza
o la situazione potrebbe ulteriormente complicarsi?
R.
– Diciamo che la chiave della crisi, ahimè, non è nella possibilità di scavare qualche
pozzo in più e di rendere meno desertico il Paese. La chiave è nelle strategie, nelle
manovre del regime di Khartum, che è il vero "manovratore" di tutto questo. Ed è nella
capacità, nella volontà dell’Occidente, delle Nazioni Unite, far muovere qualcosa.
D. – In particolare, le autorità del Sudan come
useranno la carta del lago sotterraneo?
R. – Certamente,
cercheranno di accaparrarsela. Hanno già lanciato un piano per aprire i pozzi per
dissetare il Sudan. Lo scopo è di eliminare una serie di popolazioni che giudicano
noiose, ribelli per i loro progetti. In questo senso, il controllo di queste nuove
fonti d’acqua sarebbe perfetto.
D. – Khartum ha
accettato il dispiegamento di una forza ibrida ONU-Unione Africana. In questo quadro
geopolitico, che in qualche modo sta cambiando, come si prospetta la missione?
R.
– Su questa forza ibrida sarei cauto, la vorrei vedere dispiegata e, soprattutto,
vorrei vedere che poteri ha. Ci sono attualmente 7700 soldati delle Nazioni Unite
in Darfur, che dovrebbero difendere le popolazioni. Sono tutti soldati africani, in
nome del principio di non commettere reati di neocolonialismo seppur nel difendere
la gente. Ora, questi 7700 uomini hanno avuto alcune vittime. Non sono stati pagati,
perché i soldi sono spariti. Si trattava di milioni di euro lasciati dall’Unione Europea.
Intanto le cosiddette milizie dei "Diavoli a cavallo" continuano a scorrazzare come
meglio credono sul territorio.