Palermo ricorda commossa Paolo Borsellino, a 15 anni dalla morte. La testimonianza
della sorella Rita
L’indelebile ricordo della strage di via D’Amelio, nella quale, 15 anni fa, a Palermo,
persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i quattro agenti della sua scorta, ha
contribuito a far maturare una più diffusa e radicata coscienza civile. E’ quanto
ha scritto in un messaggio inviato alla vedova Borsellino il presidente della Repubblica
italiana, Giorgio Napolitano, che ha definito il giudice ucciso un esempio di dirittura
morale e di determinazione nella difficile lotta contro la brutale spirale del fenomeno
mafioso. Tante le cerimonie oggi a Palermo per commemorare la figura del magistrato.
Ci riferisce dal capoluogo siciliano, Alessandra Zaffiro:
“La mafia
non è un insieme di persone, ma una mentalità corrotta e sbagliata”: è uno dei tanti
messaggi scritti sugli striscioni colorati realizzati dai bambini che, questa mattina,
hanno preso parte in via D’Amelio alla veglia per ricordare il giudice Paolo Borsellino,
ucciso 15 anni fa con la sua scorta, mentre andava a trovare sua madre. Tante le autorità
che in via D’Amelio hanno reso omaggio alle vittime della strage con una corona di
fiori, tra queste il presidente del Senato. “E’ questo un momento di grande commozione
– ha detto Franco Marini – alla vedova e alla sorella di Paolo Borsellino. Tornerò
presto a trovarvi”. Il presidente del Senato ha poi partecipato all’incontro promosso
dall’Associazione nazionale magistrati al Palazzo di Giustizia per ricordare il giudice
Borsellino e gli agenti che lo proteggevano. “La lotta alla mafia – ha detto nel suo
intervento – è la continuazione della lotta per la liberazione ed è anche lotta per
l’unità nazionale, basata sulla collaborazione dell’intelligence e dei saperi di tutto
il nostro Paese. Come lo è stato e deve esserlo ancora, la lotta contro il terrorismo”.
Sulle stragi del '92, Marini ha aggiunto: “Occorre valutare con estrema attenzione
tutti i nuovi indizi per fare piena e completa luce sulle circostanze in cui maturarono
quei tragici eventi, indagando senza alcun limite, se non l’attenta ricerca del verità.
Questa mattina, Rita Borsellino, sull’inchiesta della Procura di Caltanissetta circa
l’ipotesi di un coinvolgimento di persone legate ad apparati deviati dei Servizi Segreti
nella strage di via ‘D’Amelio ha commentato: “Abbiamo subito denunciato la scomparsa
dell’agenda di mio fratello ed abbiamo chiesto la verità, ma fin dall’inizio si è
capito che qualcosa non funzionava”. Le Forze dell’Ordine ed i magistrati, comunque,
in questi anni, nonostante le difficoltà, hanno fatto un eccellente lavoro ed oggi
– ha concluso – forse si può fare ciò che prima non era possibile”. Nel pomeriggio,
alle 19, sarà celebrata una Messa nella chiesa Don Orione, alle 20.30 si svolgerà
la fiaccolata promossa da Azione Giovani e infine, alle 21, il dibattito su “Senso
civico e cittadinanza”.
Sul quindicesimo anniversario
della strage di via d’Amelio, Tiziana Campisi ha intervistato proprio la sorella
del giudice scomparso, Rita Borsellino:
R. – Sono
stati 15 anni di grande impegno per provare a far sì che questa memoria restasse viva
e soprattutto per far sì non solo che fosse fatta giustizia, ma che la giustizia prendesse
il sopravvento. Noi vogliamo sapere i perché, noi vogliamo sapere a chi serviva uccidere
Paolo Borsellino. Oggi i bambini giocano in via D’Amelio ricordando Paolo: i bambini
sono la generazione che non c’era allora, ma che oggi si è fatta carico di questa
memoria, richiedendo il proprio diritto alla vita e il proprio diritto al gioco. E
allo stesso tempo, dopo 15 anni, si riapre un filone che dovrebbe finalmente portare
alla scoperta della verità, la verità tutta intera e non soltanto parti della verità
e, quindi, finalmente a fare giustizia.
D. – Che
cosa è cambiato per le nuove generazioni in questi 15 anni, grazie anche all’esempio
di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone?
R. – Non
solo l’esempio della loro vita, ma purtroppo, tragicamente, anche tutto quello che
ha rappresentato la loro morte. Oggi nessuno può più far finta di non sapere e di
non capire. Se prima qualcuno poteva ancora dire “la mafia, io non la conosco”; oggi
tutti sanno che la mafia esiste. Poi si può scegliere: si può scegliere di stare da
una parte o dall’altra; si può scegliere di restare anche indifferenti, ma la consapevolezza
ora c’è. Prima, questa consapevolezza era troppo vaga. Un fenomeno per poterlo affrontare,
bisogna conoscerlo. Proviamo quindi ad affrontarlo concretamente e soprattutto a superarlo.
D. – Che tipo di cambiamento, invece, ha avuto la
città di Palermo? C’è stato un risveglio? Le coscienze sono state toccate?
R.
– Sì, sono state toccate. Qualche volta hanno avuto dei momenti di sonno, qualche
volta hanno avuto momenti di esaltazione. Io ricordo che dopo le stragi sembrò che
davvero tutto potesse cambiare. Per alcuni anni quella esaltazione è stata veramente
qualcosa che si poteva toccare con mano, che si avvertiva e si avvertiva un entusiasmo
crescente nella gente grazie anche ai risultati che la magistratura e gli inquirenti
riuscivano ad avere. Poi tutto sembrò addormentarsi e tornare indietro, anche l’attività
della magistratura fu frenata e contro di essa ci fu pure una campagna di screditamento.
Ci fu un periodo molto buio. Io oggi vedo come uno spiraglio di luce, come se davvero
si volesse riprendere quel filone, quella indignazione e non si ricomincia da capo,
da zero, ma si ricomincia dal punto esatto in cui si era lasciato.
D.
– Che cosa manca alla Sicilia perché possa vivere nella pace?
R.
– Io credo che questa terra abbia bisogno soprattutto di sviluppo e che questa terra
abbia bisogno soprattutto bisogno di vedere garantiti i propri diritti. Tutto il nostro
Paese ha poi bisogno di una politica responsabile, di una politica forte che sappia
guidare questo Paese verso la giustizia e la libertà.
D.
– Dopo la morte di suo fratello, tanto dolore ma anche tante novità e quindi i frutti
di questo sacrifico. Anche la sua vita è cambiata tanto...
R.
– La mia vita è cambiata profondamente, anzitutto per questa perdita, per me straordinaria,
ma anche per la consapevolezza da parte mia che ognuno debba fare la sua parte ed
impegnarsi affinché la situazione migliori.