Il commento al Vangelo della Domenica del teologo, don Massimo Serretti
Nella XV Domenica del tempo ordinario, il Vangelo di Luca narra della parabola del
Buon Samaritano. Al termine, Gesù domanda al dottore della legge che lo aveva interrogato
su chi fosse il suo prossimo:
“Chi di questi tre ti sembra sia stato il
prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione
di lui”. Gesù gli disse: “Va' e anche tu fa' lo stesso”.
Sul significato
di questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti,
docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:
Due
osservazioni: Gesù non risponde mai, come farebbe un accademico, alla sola domanda
ma sempre, insieme, alla domanda e a colui che la pone. Ci sono domande che sono errate
nella loro stessa formulazione, proprio a motivo dello stacco programmatico del soggetto
che le pone. Esse sono sintomo di una malattia assai diffusa che si chiama intellettualismo.
A tali domande Gesù non risponde ma le riformula da capo. In tal modo, è come se egli
dicesse: “In questione sei tu e non solo il tema”. Seconda osservazione: la differenza
iniziale tra il sacerdote e il levita da un lato e il samaritano dall’altro è lo sguardo.
Il sacerdote e il levita guardano ma non vogliono vedere e lo sguardo serve loro per
distanziarsi. Il samaritano invece ha uno sguardo che lo porta ad avvicinarsi, ad
approssimarsi e vedere ancora meglio: è lo sguardo dell’amore e della misericordia.
Tutto quel che il samaritano fa di bene, tutta la cura e la premura che dimostra,
è legato come una catena al tinello dello sguardo. Solo chi guarda così può avere
un prossimo. Gli altri sono e restano soli.