Svizzera Leader cristiani ed ebrei ricordano la “Dichiarazione di Seelisberg”
SEELISBERG, 12 lug 07 - Nell’estate del 1947 un centinaio di delegati cristiani
ed ebrei da una ventina di Paesi si incontravano a Seelisberg, in Svizzera, per discutere
per la prima volta delle radici cristiane dell’anti-giudaismo e la parte da esso avuta
nella Shoah. Il frutto di quella conferenza, voluta dall'Amicizia internazionale ebraico-cristiana
con il convinto sostegno di eminenti personalità cattoliche come Jacques Maritain,
fu una Dichiarazione in dieci punti che invitava le Chiese a riconsiderare tutti quegli
elementi della loro predicazione che possono, anche involontariamente, aver contribuito
ad alimentare l’anti-semitismo. Lo storico evento, che avrebbe influenzato il mutamento
della coscienza ecclesiale nei rapporti tra cristiani ed ebrei fino alla grande svolta
del Concilio, è stato solennemente commemorato nei giorni scorsi dai leader delle
Chiese cristiane elvetiche e dalla Federazione delle comunità israelite svizzere (FSCI).
La celebrazione è stata un’occasione per confermare i solidi rapporti di stima e amicizia
che legano oggi cristiani ed ebrei in Svizzera e più in generale la volontà di collaborazione
in una fase storica di rinascente conflittualità interreligiosa e di risorgente anti-semitismo
nel mondo. Proprio per ribadire questo impegno, la Conferenza dei vescovi svizzeri
(CES), la Federazione delle Chiese protestanti della Svizzera (Feps) e la Fsci hanno
voluto firmare una nuova “Dichiarazione comune sull’importanza della collaborazione
tra cristiani ed ebrei”. Nel documento si rileva anche l’importanza del ruolo svolto
in questo senso dal Consiglio svizzero delle religioni (CSR), costituito poco più
di un anno fa come luogo istituzionale di dialogo e di incontro dei leader cristiani,
ebrei e musulmani del Paese, ma anche come interlocutore delle autorità elvetiche
in materia di politica religiosa. (Comunicato CES – ZENGARINI)