La vicenda di padre Bossi ci insegni a non parlare dei missionari solo in circostanze
drammatiche: è l’esortazione, ai nostri microfoni, del missionario del PIME, padre
Gheddo
Si moltiplicano gli appelli per la liberazione di padre Giancarlo Bossi, il missionario
del PIME, rapito il 10 giugno scorso nelle Filippine. Ieri, il vicepresidente del
Parlamento europeo, Mario Mauro, ha sollecitato una mobilitazione dell’istituzione
parlamentare in favore del religioso italiano. Dal canto suo, l’agenzia MISNA riferisce
oggi di un appello lanciato dal leader musulmano filippino, Asgar Sani per il rilascio
di padre Bossi. Sempre oggi, il quotidiano Manila Times dedica un ampio servizio
alla vicenda riportando le testimonianze dei parrocchiani del missionario che lo descrivono,
in ragione della sua statura, come un “gigante buono”. Intanto, padrePiero
Gheddo, missionario del PIME e amico di padre Bossi, rileva con amarezza che dell’impegno
dei missionari si parla quasi esclusivamente in circostanze drammatiche. Ecco la riflessione
di padre Gheddo, intervistato da Alessandro Gisotti:
R.
- La mia riflessione è questa: sono contentissimo che si parli molto di padre Bossi,
perché viene alla ribalta un missionario – io lo conosco molto bene, ho visto anche
dove lavora – che ha fatto tanto bene per la gente, per i poveri e che ha portato
Gesù Cristo. Ha potuto fare del bene non solo aiutando i poveri, i bambini, i lebbrosi,
etc., ma anche convertendo i costumi, la mentalità e portando i valori nuovi come
il perdono, il rispetto della donna, il senso del gratuito. Questi missionari che
operano nel cosiddetto Terzo Mondo sono dimenticati! Si parla molto adesso di povertà
dei popoli, di ingiustizie tra Nord e Sud ed è vero, è giusto che se ne parli molto.
Tuttavia, quando si indicano i rimedi si dice sempre e solo che bisogna dare molti
soldi. Ma lo sviluppo non viene dai soldi! I soldi sono indispensabili per mantenere,
per dare da mangiare, ma lo sviluppo viene anche dal cambiamento di una mentalità
profonda.
D. - La vicenda umana di un missionario
come padre Bossi può essere un esempio per i giovani in un periodo segnato anche da
smarrimento, confusione, soprattutto per le nuove generazioni?
R.
- Sì, penso proprio di sì. Sono un esempio padre Bossi e tanti altri missionari come
lui, uomini e donne, preti, suore, volontari laici. Padre Bossi è un eroe positivo,
un uomo che ha donato la sua vita agli altri, per amore di Cristo, di Dio, e ha realizzato
delle cose notevoli per il benessere dei popoli che vivevano in una società, a volte
disumana. Bisogna raccontare queste storie, bisogna fare delle fiction, dei racconti,
delle interviste, in modo che si valorizzino gli esempi positivi dei missionari e
dei volontari laici che vengono come missionari per donare la vita. Perché questi
aspetti positivi della vita italiana non vengono portati molto più spesso alla ribalta?