2007-07-05 14:05:27

Tensione in Pakistan, dove oltre 250 studenti integralisti continuano ad occupare la moschea Rossa di Islamabad


In Pakistan, oltre 250 studenti e più di 800 studentesse che chiedono l'imposizione della legge islamica nel Paese, sono ancora asserrgagliati nella moschea Rossa di Islamabad. Il capo della moschea, arrestato ieri dalle forze di polzia mentre cercava di fuggire dall'edificio, ha chiesto agli studenti di arrendersi. Ma le violenze continuano. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3


Sono ripresi questa mattina gli scontri a fuoco nei pressi della moschea Rossa di Islamabad. L'area è circondata dalle forze di sicurezza pakistane che, prima di intervenire, hanno sparato una serie di colpi di avvertimento. Ma gli studenti, ancora asserragliati nella moschea, hanno risposto lanciando granate e non sembrano intenzionati ad arrendersi. La nuova sparatoria è avvenuta poco dopo la scadenza di un ennesimo ultimatum imposto dalle autorità pakistane. Il governo di Islamabad non ha, comunque, ancora autorizzato un intervento militare all’interno dell’edificio. L’esecutivo pakistano vuole evitare un ulteriore spargimento di sangue e non aggravare il bilancio degli scontri, costati la vita finora ad almeno 16 persone. All’interno della moschea, nota per ospitare giovani filo talebani provenienti da regioni di confine con l’Afghanistan, rimangono circa 250 studenti e 800 donne. L’obiettivo delle forze pakistane è di intensificare la pressione per convincerli alla resa. Ieri, anche il capo spirituale della moschea Rossa, arrestato mentre cercava di fuggire dall’edificio, ha rivolto un appello ai giovani affinché si arrendano. Finora, si sono arresi più di 1200 studenti. Ad ognuno di loro la polizia ha offerto circa 60 euro e l’immunità. Tuttavia, secondo le autorità di Islamabad, molti studenti sarebbero trattenuti dai leader religiosi, disposti a utilizzarli come scudi umani.

 
Le ragioni delle violenze di questi giorni in Pakistan si riscontrano in una situazione politica davvero complessa, dovuta in parte anche all'operato del classe dirigente. E' quanto sostiene Elisa Giunchi, docente di Storia ed Istituzioni dei Paesi Islamici presso l’Università Statale di Milano. L'intervista è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

Indubbiamente, è uno Stato estremamente instabile, in cui vi sono grosse tensioni che in parte sono state causate dalla stessa classe dirigente, sia civile sia militare nei decenni scorsi. Nei decenni, cioè, si è creata una situazione in Pakistan per cui il governo al potere ha più volte usato l’estremismo religioso – e l’ha fatto anche Musharraf – per fini di politica interna ed estera; si è creato un "mostro" che in un certo senso non si può fermare, contribuendo alla radicalizzazione, alla "talebanizzazione" - potremmo dire oggi - della società che è impossibile interrompere con facili misure. Credo che la situazione non possa che peggiorare in questo senso.

 
D. – Da una parte l’estremismo islamico del Pakistan, dall’altra Musharraf, alleato degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo. Il futuro pakistano, dunque, è proteso maggiormente verso l’una o l’altra posizione?

 
R. – Musharraf ha giocato su più livelli, al momento delle elezioni. Nel 2002, ha lasciato spazio ad una alleanza di partiti ultra religiosi, alcuni dei quali hanno legami con gruppi estremisti e terroristi in modo da togliere terreno a gruppi laici e democratici. Quindi, per avere in diversi casi l’appoggio di questa coalizione di partiti religiosi, per tenere a bada gli altri partiti che chiedevano la restaurazione di un sistema pienamente democratico, Musharraf è stato costretto, in questi anni, a chiudere un occhio su diverse cose che accadevano nel Paese, in parte nella capitale e poi a Karachi, a Lahore, soprattutto nelle aree tribali adiacenti all’Afghanistan. C'è dunque una politica di strisciante "talebanizzazione" che in verità è iniziata già negli anni ’90, che si è andata estendendo, e forse è questo l’elemento di novità, negli ultimi anni anche in molti centri urbani, nella stessa capitale, in aree quindi che sono molto più visibili. Questi eventi, come gli scontri avvenuti nei pressi della moschea Rossa, ci sono stati, appunto, anche negli anni '90. Ma sono avvenuti in periodi in cui ci si interessava meno del Pakistan e in aree dove non c'erano giornalisti stranieri.







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