Tensione in Pakistan, dove oltre 250 studenti integralisti continuano ad occupare
la moschea Rossa di Islamabad
In Pakistan, oltre 250 studenti e più di 800 studentesse che chiedono l'imposizione
della legge islamica nel Paese, sono ancora asserrgagliati nella moschea Rossa di
Islamabad. Il capo della moschea, arrestato ieri dalle forze di polzia mentre cercava
di fuggire dall'edificio, ha chiesto agli studenti di arrendersi. Ma le violenze continuano.
Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Sono
ripresi questa mattina gli scontri a fuoco nei pressi della moschea Rossa di Islamabad.
L'area è circondata dalle forze di sicurezza pakistane che, prima di intervenire,
hanno sparato una serie di colpi di avvertimento. Ma gli studenti, ancora asserragliati
nella moschea, hanno risposto lanciando granate e non sembrano intenzionati ad arrendersi.
La nuova sparatoria è avvenuta poco dopo la scadenza di un ennesimo ultimatum imposto
dalle autorità pakistane. Il governo di Islamabad non ha, comunque, ancora autorizzato
un intervento militare all’interno dell’edificio. L’esecutivo pakistano vuole evitare
un ulteriore spargimento di sangue e non aggravare il bilancio degli scontri, costati
la vita finora ad almeno 16 persone. All’interno della moschea, nota per ospitare
giovani filo talebani provenienti da regioni di confine con l’Afghanistan, rimangono
circa 250 studenti e 800 donne. L’obiettivo delle forze pakistane è di intensificare
la pressione per convincerli alla resa. Ieri, anche il capo spirituale della moschea
Rossa, arrestato mentre cercava di fuggire dall’edificio, ha rivolto un appello ai
giovani affinché si arrendano. Finora, si sono arresi più di 1200 studenti. Ad ognuno
di loro la polizia ha offerto circa 60 euro e l’immunità. Tuttavia, secondo le autorità
di Islamabad, molti studenti sarebbero trattenuti dai leader religiosi, disposti a
utilizzarli come scudi umani.
Le ragioni delle violenze
di questi giorni in Pakistan si riscontrano in una situazione politica davvero complessa,
dovuta in parte anche all'operato del classe dirigente. E' quanto sostiene Elisa
Giunchi, docente di Storia ed Istituzioni dei Paesi Islamici presso l’Università
Statale di Milano. L'intervista è di Salvatore Sabatino:
Indubbiamente,
è uno Stato estremamente instabile, in cui vi sono grosse tensioni che in parte sono
state causate dalla stessa classe dirigente, sia civile sia militare nei decenni scorsi.
Nei decenni, cioè, si è creata una situazione in Pakistan per cui il governo al potere
ha più volte usato l’estremismo religioso – e l’ha fatto anche Musharraf – per fini
di politica interna ed estera; si è creato un "mostro" che in un certo senso non si
può fermare, contribuendo alla radicalizzazione, alla "talebanizzazione" - potremmo
dire oggi - della società che è impossibile interrompere con facili misure. Credo
che la situazione non possa che peggiorare in questo senso.
D.
– Da una parte l’estremismo islamico del Pakistan, dall’altra Musharraf, alleato degli
Stati Uniti nella lotta al terrorismo. Il futuro pakistano, dunque, è proteso maggiormente
verso l’una o l’altra posizione?
R. – Musharraf ha
giocato su più livelli, al momento delle elezioni. Nel 2002, ha lasciato spazio ad
una alleanza di partiti ultra religiosi, alcuni dei quali hanno legami con gruppi
estremisti e terroristi in modo da togliere terreno a gruppi laici e democratici.
Quindi, per avere in diversi casi l’appoggio di questa coalizione di partiti religiosi,
per tenere a bada gli altri partiti che chiedevano la restaurazione di un sistema
pienamente democratico, Musharraf è stato costretto, in questi anni, a chiudere un
occhio su diverse cose che accadevano nel Paese, in parte nella capitale e poi a Karachi,
a Lahore, soprattutto nelle aree tribali adiacenti all’Afghanistan. C'è dunque una
politica di strisciante "talebanizzazione" che in verità è iniziata già negli anni
’90, che si è andata estendendo, e forse è questo l’elemento di novità, negli ultimi
anni anche in molti centri urbani, nella stessa capitale, in aree quindi che sono
molto più visibili. Questi eventi, come gli scontri avvenuti nei pressi della moschea
Rossa, ci sono stati, appunto, anche negli anni '90. Ma sono avvenuti in periodi in
cui ci si interessava meno del Pakistan e in aree dove non c'erano giornalisti stranieri.