Aspettative e speranze della Chiesa nella Repubblica Dominicana al centro delle udienze
del Papa con i vescovi del Paese caraibico, in visita "ad Limina"
Le grandi attese della Chiesa nella Repubblica Dominicana e le speranze di sviluppo
dei suoi abitanti: occasione per parlarne, la visita ad Limina dei vescovi
dominicani, che ieri hanno iniziato le loro udienze con Benedetto XVI. Il servizio
di Roberta Gisotti:
“Una
comunità viva, dinamica, partecipativa”, “ben voluta e rispettata dal popolo e considerata
l’istituzione più credibile della nazione”: la fotografia della Chiesa dominicana
scattata dal presidente della Conferenza episcopale, Ramon Benito De La Rosa y Carpio.
Parlando, nel maggio scorso ad Aparecida, in Brasile alla V Conferenza generale dell’episcopato
latinoamericano e dei Caraibi, il presule alla guida dei vescovi dominicani aveva
evidenziato luci ed ombre di un momento storico che registra, sì, il consolidarsi
della democrazia e la crescita economica in alcuni settori, ma che pure lascia irrisolti
gravi mali sociali, appesantiti dai processi di globalizzazione: perdita di valori,
disgregazione familiare, disuguaglianze, corruzione politica, migrazioni interne ed
estere, criminalità, tossicodipendenza e narcotraffico.
Sono
circa nove milioni gli abitanti oggi della Repubblica Dominicana, già possedimento
spagnolo, indipendente dal 1844, dopo varie traversie occupata dagli Stati Uniti dal
1916 al 1924, poi per un trentennio sotto la dittatura del generale Rafael Truillo,
quindi - all’inizio degli anni ’60 - soggetta a vari colpi di Stato e insanguinata
da una guerra civile, per arrivare all’attuale forma di governo repubblicano, sancito
dalla nuova Costituzione del 1966, che vede oggi a capo dello Stato e dell’esecutivo
Leonel Fernandez Reyna, eletto nel 2004. In questo Paese,
che occupa la parte orientale dell’isola caraibica Hispaniola, condivisa con Haiti
ad ovest, e dove cinque secoli orsono fu piantata la prima croce nel Nuovo mondo,
i cattolici rappresentano quasi il 90 per cento della popolazione, suddivisi in 11
diocesi, sotto la cura pastorale di 440 sacerdoti, in 191 parrocchie. Di fronte alle
preoccupanti sfide della modernità, i presuli lamentano la scarsa presenza dei laici
nei campi della cultura, della politica, dell’economia, dell’educazione e della biotetica.
In particolare, sollecitano nuovi cammini per l’evangelizzazione della cultura, e
nuove proposte di pastorale urbana, rivolta ai ceti sociali medi ed alti, cosi come
verso i giovani per capire il loro linguaggio e saper offrire risposte alle loro domande.
Tanto più auspicano i presuli dominicani una riflessione sulla formazione dei sacerdoti
ai compiti ministeriali loro assegnanti. E rilanciano, infine, l’opzione preferenziale
per i poveri.