2007-07-02 11:56:05

TAJIKISTAN Nuova legge sui culti preoccupa minoranze, tra cui la Chiesa cattolica




DUSHANBE, 3 lug ’07 - In Tajikistan, Paese a netta maggioranza musulmana, un nuovo disegno di legge sui culti sta suscitando forti preoccupazioni tra le minoranze religiose. In una lettera al Parlamento e al Presidente Emomali Rakhmon i leader delle religioni minoritarie locali affermano che il provvedimento viola i diritti umani fondamentali. La lettera è stata sottoscritta a Dushanbe da una ventina di leader protestanti, cattolici, bahai. All’iniziativa non ha invece aderito la Chiesa ortodossa, che costituisce il 3 per cento della popolazione tajika. Tra le disposizioni più controverse della legge vi è quella che impone che per potere essere legalmente registrata una comunità religiosa nelle aree rurali deve contare almeno 400 membri, contro i dieci previsti dalla legislazione attuale. Una norma che di fatto penalizzerebbe molti gruppi religiosi, a cominciare da quella cattolica che nel Paese conta appena 250 fedeli: “La nostra Chiesa è troppo piccola e non so come sarà possibile registrarla se passa questa legge”, ha dichiarato all’agenzia Ucan padre Carlos Avila, capo della Missio sui juris del Tajikistan. Altri punti controversi sono poi l’articolo 10 che impone agli educatori religiosi di concordare le loro attività con la Commissione statale per le attività religiose e l’articolo 11 che vieta a cittadini stranieri di guidare e stabilire comunità e organizzazioni religiose. Questa misura colpisce in modo particolare la Chiesa cattolica, che dipende quasi esclusivamente da personale religioso straniero: tutti i sacerdoti attualmente operanti nel Paese sono infatti missionari argentini dell’Istituto del Verbo Incarnato. La nuova legge vieta inoltre ogni attività di proselismo, una norma che - come ha spiegato un giurista all’Ucan - viola la stessa costituzione tajika che permette ai cittadini di passare liberamente da una religione all’altra.
(Ucan – ZENGARINI)








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