Il testo integrale della Lettera di Benedetto XVI ai membri della Chiesa cattolica
nella Repubblica popolare cinese
1. Venerati confratelli Vescovi, carissimi presbiteri, persone consacrate e fedeli
tutti della Chiesa cattolica in Cina, « noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre
del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute
circa la vostra fede in Cristo Gesù, e la carità che avete verso tutti i santi, in
vista della speranza che vi attende nei cieli. [...] Non cessiamo di pregare per voi
e di chiedere che abbiate una piena conoscenza della sua volontà con ogni sapienza
e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore,
per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza
di Dio; rafforzandovi con ogni energia secondo la sua gloriosa potenza per poter essere
forti e pazienti in tutto » (Col 1, 3-5.9-11). Queste parole dell'Apostolo Paolo
sono quanto mai appropriate per dare voce ai sentimenti che, come Successore di Pietro
e Pastore universale della Chiesa, nutro nei vostri confronti. Voi sapete bene quanto
siete presenti nel mio cuore e nella mia preghiera quotidiana e quanto è profondo
il rapporto di comunione che ci unisce spiritualmente. Scopo della Lettera 2.
Desidero, pertanto, far giungere a tutti voi le espressioni della mia fraterna vicinanza.
Intensa è la gioia per la vostra fedeltà a Cristo Signore e alla Chiesa, fedeltà che
avete manifestato « a volte anche a prezzo di gravi sofferenze »,1 poiché
« per Cristo vi è stato dato il dono non solo di credere in lui, ma anche di patire
per lui » (Fil 1, 29). Tuttavia, non manca la preoccupazione per alcuni importanti
aspetti della vita ecclesiale nel vostro Paese. Senza pretendere di trattare ogni
particolare di complesse problematiche da voi ben conosciute, con questa Lettera vorrei
offrire alcuni orientamenti in merito alla vita della Chiesa e all'opera di evangelizzazione
in Cina, per aiutarvi a scoprire ciò che da voi vuole il Signore e Maestro, Gesù Cristo,
« la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana ».2 PRIMA
PARTE SITUAZIONE DELLA CHIESA ASPETTI TEOLOGICI Globalizzazione, modernità
e ateismo 3. Volgendo un attento sguardo al vostro Popolo, che si è distinto fra
gli altri popoli dell'Asia per lo splendore della sua millenaria civiltà, con tutta
la sua esperienza sapienziale, filosofica, scientifica e artistica, mi piace rilevare
come, specialmente negli ultimi tempi, esso si sia anche proiettato verso il raggiungimento
di significative mete di progresso economico-sociale, attirando l'interesse del mondo
intero. Come già sottolineava il mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo
II, anche « la Chiesa cattolica, da parte sua, guarda con rispetto a questo sorprendente
slancio e a questa lungimirante progettazione di iniziative ed offre con discrezione
il proprio contributo nella promozione e nella difesa della persona umana, dei suoi
valori, della sua spiritualità e della sua vocazione trascendente. Alla Chiesa stanno
particolarmente a cuore valori ed obiettivi che sono di primaria importanza anche
per la Cina moderna: la solidarietà, la pace, la giustizia sociale, il governo intelligente
del fenomeno della globalizzazione ».3 La tensione verso il desiderato
e necessario sviluppo economico e sociale, e la ricerca di modernità sono accompagnate
da due fenomeni diversi e contrapposti ma da valutare ugualmente con prudenza e con
positivo spirito apostolico. Da una parte, si nota, specie tra i giovani, un crescente
interesse per la dimensione spirituale e trascendente della persona umana, con il
conseguente interesse per la religione, particolarmente per il cristianesimo. Dall'altra
parte, si avverte, anche in Cina, la tendenza al materialismo e all'edonismo, che
dalle grandi città si stanno diffondendo all'interno del Paese.4 In
questo contesto, in cui siete chiamati ad operare, desidero ricordarvi quanto il Papa
Giovanni Paolo II ha sottolineato con voce forte e vigorosa: la nuova evangelizzazione
esige l'annuncio del Vangelo 5 all'uomo moderno, con la consapevolezza
che, come durante il primo millennio cristiano la Croce fu piantata in Europa e durante
il secondo in America e in Africa, così durante il terzo millennio una grande messe
di fede sarà raccolta nel vasto e vitale continente asiatico.6 « “Duc
in altum” (Lc 5, 4). Questa parola risuona oggi per noi, e ci invita a fare memoria
grata del passato, a vivere con passione il presente, ad aprirci con fiducia al futuro:
“Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 8) ».7 Anche in
Cina la Chiesa è chiamata ad essere testimone di Cristo, a guardare in avanti con
speranza e a misurarsi — nell'annuncio del Vangelo — con le nuove sfide che il Popolo
cinese deve affrontare. La Parola di Dio ci aiuta, ancora una volta, a scoprire
il senso misterioso e profondo del cammino della Chiesa nel mondo. Infatti, « una
delle principali visioni dell'Apocalisse ha per oggetto [l']Agnello nell'atto di aprire
un libro, prima chiuso con sette sigilli che nessuno era in grado di sciogliere. Giovanni
è addirittura presentato nell'atto di piangere, perché non si trovava nessuno degno
di aprire il libro e di leggerlo (cfr Ap 5, 4). La storia rimane indecifrabile, incomprensibile.
Nessuno può leggerla. Forse questo pianto di Giovanni davanti al mistero della storia
così oscuro esprime lo sconcerto delle Chiese asiatiche per il silenzio di Dio di
fronte alle persecuzioni a cui erano esposte in quel momento. È uno sconcerto nel
quale può ben riflettersi il nostro sbigottimento di fronte alle gravi difficoltà,
incomprensioni e ostilità che pure oggi la Chiesa soffre in varie parti del mondo.
Sono sofferenze che la Chiesa certo non si merita, così come Gesù stesso non meritò
il suo supplizio. Esse però rivelano sia la malvagità dell'uomo, quando si abbandona
alle suggestioni del male, sia la superiore conduzione degli avvenimenti da parte
di Dio ».8 Oggi, come ieri, annunciare il Vangelo significa annunciare
e testimoniare Gesù Cristo crocifisso e risorto, l'Uomo nuovo, vincitore del peccato
e della morte. Egli permette agli esseri umani di entrare in una nuova dimensione,
dove la misericordia e l'amore rivolto anche al nemico testimoniano la vittoria della
Croce su ogni debolezza e miseria umana. Anche nel vostro Paese, l'annuncio di Cristo
crocifisso e risorto sarà possibile nella misura in cui con fedeltà al Vangelo, nella
comunione con il Successore dell'Apostolo Pietro e con la Chiesa universale, saprete
realizzare i segni dell'amore e dell'unità (« come io vi ho amato, così amatevi anche
voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri. [...] Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi
in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato »: Gv 13, 34-35;
17, 21). Disponibilità a un dialogo rispettoso e costruttivo 4. Come Pastore
universale della Chiesa, desidero manifestare viva riconoscenza al Signore per la
sofferta testimonianza di fedeltà, offerta dalla comunità cattolica cinese in circostanze
veramente difficili. Nello stesso tempo sento, come mio intimo ed irrinunciabile dovere
e come espressione del mio amore di padre, l'urgenza di confermare nella fede i cattolici
cinesi e di favorire la loro unità con i mezzi che sono propri della Chiesa. Seguo
con particolare interesse anche le vicende di tutto il Popolo cinese, verso il quale
nutro un vivo apprezzamento e sentimenti di amicizia, sino a formulare l'auspicio
« di vedere presto instaurate vie concrete di comunicazione e di collaborazione fra
la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese », poiché « l'amicizia si nutre di contatti,
di condivisione di sentimenti nelle situazioni liete e tristi, di solidarietà, di
scambio di aiuto ».9 Ed è in tale prospettiva che il mio venerato Predecessore
aggiungeva: « Non è un mistero per nessuno che la Santa Sede, a nome dell'intera Chiesa
cattolica e — credo — a vantaggio di tutta l'umanità, auspica l'apertura di uno spazio
di dialogo con le Autorità della Repubblica Popolare Cinese, in cui, superate le incomprensioni
del passato, si possa lavorare insieme per il bene del Popolo cinese e per la pace
nel mondo ».10 Sono consapevole che la normalizzazione dei rapporti
con la Repubblica Popolare Cinese richiede tempo e presuppone la buona volontà delle
due Parti. Dal canto suo, la Santa Sede rimane sempre aperta alle trattative, necessarie
per superare il difficile momento presente. Questa pesante situazione di malintesi
e di incomprensione, infatti, non giova né alle Autorità cinesi né alla Chiesa cattolica
in Cina. Come ha dichiarato il Papa Giovanni Paolo II ricordando quanto padre Matteo
Ricci scriveva da Pechino,11 « anche la Chiesa cattolica di oggi non chiede
alla Cina e alle sue Autorità politiche nessun privilegio, ma unicamente di poter
riprendere il dialogo, per giungere a una relazione intessuta di reciproco rispetto
e di approfondita conoscenza ».12 Lo sappia la Cina: la Chiesa cattolica
ha il vivo proposito di offrire, ancora una volta, un umile e disinteressato servizio,
in ciò che le compete, per il bene dei cattolici cinesi e per quello di tutti gli
abitanti del Paese. Per quanto concerne poi i rapporti tra la comunità politica
e la Chiesa in Cina, giova ricordare l'illuminante insegnamento del Concilio Vaticano
II che dichiara: « La Chiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza,
non si identifica in nessun modo con la comunità politica e non è legata a nessun
sistema politico, è ad un tempo segno e tutela della trascendenza della persona umana
». E così continua: « Nel proprio campo, la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti
e autonome l'una dall'altra. Però tutte e due, sebbene a titolo diverso, sono al servizio
della vocazione personale e sociale dei medesimi uomini. Esse svolgeranno questo loro
servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio entrambe
coltivano una sana collaborazione tra di loro, considerando anche le circostanze di
luogo e di tempo ».13
Pertanto, anche la Chiesa cattolica che è
in Cina ha la missione non di cambiare la struttura o l'amministrazione dello Stato,
bensì di annunziare agli uomini il Cristo, Salvatore del mondo, appoggiandosi — nel
compimento del proprio apostolato — sulla potenza di Dio. Come ricordavo nella mia
Enciclica Deus caritas est, « la Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani
la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non
deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini
nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell'argomentazione
razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che
sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare. La società giusta
non può essere opera della Chiesa, ma deve essere realizzata dalla politica. Tuttavia
l'adoperarsi per la giustizia lavorando per l'apertura dell'intelligenza e della volontà
alle esigenze del bene la interessa profondamente ».14 Alla luce di
questi irrinunciabili principi, la soluzione dei problemi esistenti non può essere
perseguita attraverso un permanente conflitto con le legittime Autorità civili; nello
stesso tempo, però, non è accettabile un'arrendevolezza alle medesime quando esse
interferiscano indebitamente in materie che riguardano la fede e la disciplina della
Chiesa. Le Autorità civili sono ben consapevoli che la Chiesa, nel suo insegnamento,
invita i fedeli ad essere buoni cittadini, collaboratori rispettosi e attivi del bene
comune nel loro Paese, ma è altresì chiaro che essa chiede allo Stato di garantire
ai medesimi cittadini cattolici il pieno esercizio della loro fede, nel rispetto di
un'autentica libertà religiosa. Comunione tra le Chiese particolari nella Chiesa
universale 5. Chiesa cattolica in Cina, piccolo gregge presente ed operante nella
vastità di un immenso Popolo che cammina nella storia, come risuonano incoraggianti
e provocanti per te le parole di Gesù: « Non temere, piccolo gregge, perché al Padre
vostro è piaciuto di darvi il suo regno » (Lc 12, 32)! « Voi siete il sale della terra,
[...] la luce del mondo »: perciò « risplenda la vostra luce davanti agli uomini,
perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli
» (Mt 5, 13.14.16). Nella Chiesa cattolica che è in Cina si fa presente la Chiesa
universale, la Chiesa di Cristo, che nel Simbolo confessiamo una, santa, cattolica
ed apostolica, vale a dire l'universale comunità dei discepoli del Signore. Come
voi sapete, la profonda unità, che lega fra di loro le Chiese particolari esistenti
in Cina e che le pone in intima comunione anche con tutte le altre Chiese particolari
sparse per il mondo, è radicata, oltre che nella stessa fede e nel comune Battesimo,
soprattutto nell'Eucaristia e nell'Episcopato.15 E l'unità dell'Episcopato,
di cui « il Romano Pontefice, quale successore di Pietro, è il perpetuo e visibile
principio e fondamento »,16 continua lungo i secoli mediante la successione
apostolica ed è fondamento anche dell'identità della Chiesa di ogni tempo con la Chiesa
edificata da Cristo su Pietro e sugli altri Apostoli.17 La dottrina
cattolica insegna che il Vescovo è principio e fondamento visibile dell'unità nella
Chiesa particolare, affidata al suo ministero pastorale.18 Ma in ogni Chiesa
particolare, affinché essa sia pienamente Chiesa, deve essere presente la suprema
autorità della Chiesa, vale a dire il Collegio episcopale insieme con il suo Capo
il Romano Pontefice, e mai senza di esso. Pertanto il ministero del Successore di
Pietro appartiene all'essenza di ogni Chiesa particolare dal « di dentro ».19
Inoltre, la comunione di tutte le Chiese particolari nell'unica Chiesa cattolica e,
quindi, l'ordinata comunione gerarchica di tutti i Vescovi, successori degli Apostoli,
con il Successore di Pietro, sono garanzia dell'unità della fede e della vita di tutti
i cattolici. È perciò indispensabile, per l'unità della Chiesa nelle singole nazioni,
che ogni Vescovo sia in comunione con gli altri Vescovi, e che tutti siano in comunione
visibile e concreta con il Papa. Nessuno nella Chiesa è straniero, ma tutti sono
cittadini dello stesso Popolo, membri dello stesso Corpo Mistico di Cristo. Vincolo
di comunione sacramentale è l'Eucaristia, garantita dal ministero dei Vescovi e dei
presbiteri.20 Tutta la Chiesa che è in Cina è chiamata a vivere e a
manifestare questa unità in una più ricca spiritualità di comunione, che, tenendo
conto delle complesse situazioni concrete in cui la comunità cattolica si trova, cresca
anche in un'armonica comunione gerarchica. Pertanto, Pastori e fedeli sono chiamati
a difendere e a salvaguardare ciò che appartiene alla dottrina e alla tradizione della
Chiesa. Tensioni e divisioni all'interno della Chiesa: perdono e riconciliazione 6.
Rivolgendosi a tutta la Chiesa con la Lettera Apostolica Novo millennio ineunte, il
mio venerato Predecessore, il Papa Giovanni Paolo II, affermava che un « grande ambito
in cui occorrerà esprimere un deciso impegno programmatico, a livello di Chiesa universale
e di Chiese particolari, [è] quello della comunione (koinonía) che incarna e manifesta
l'essenza stessa del mistero della Chiesa. La comunione è il frutto e la manifestazione
di quell'amore che, sgorgando dal cuore dell'eterno Padre, si riversa in noi attraverso
lo Spirito che Gesù ci dona (cfr Rm 5, 5), per fare di tutti noi “un cuore solo e
un'anima sola” (At 4, 32). È realizzando questa comunione di amore che la Chiesa si
manifesta come “sacramento”, ossia “segno e strumento dell'intima unione con Dio e
dell'unità di tutto il genere umano”. Le parole del Signore, a questo proposito, sono
troppo precise per poterne ridurre la portata. Tante cose, anche nel nuovo secolo,
saranno necessarie per il cammino storico della Chiesa; ma se mancherà la carità (agape),
tutto sarà inutile. È lo stesso apostolo Paolo a ricordarcelo nell'inno alla carità:
se anche parlassimo le lingue degli uomini e degli angeli, e avessimo una fede “da
trasportare le montagne”, ma poi mancassimo della carità, tutto sarebbe “nulla” (cfr
1 Cor 13, 2). La carità è davvero il “cuore” della Chiesa ».21 Queste
indicazioni, che riguardano la natura stessa della Chiesa universale, hanno un particolare
significato per la Chiesa che è in Cina. A voi, infatti, non sfuggono i problemi,
che essa sta affrontando per superare — al suo interno e nei suoi rapporti con la
società civile cinese — tensioni, divisioni e recriminazioni. A questo proposito,
già l'anno scorso, parlando della Chiesa nascente, ebbi modo di ricordare che « la
comunità dei discepoli conosce fin dagli inizi non solo la gioia dello Spirito Santo,
la grazia della verità e dell'amore, ma anche la prova, costituita soprattutto dai
contrasti circa le verità di fede, con le conseguenti lacerazioni della comunione.
Come la comunione dell'amore esiste sin dall'inizio e vi sarà fino alla fine (cfr
1 Gv 1, 1ss), così purtroppo fin dall'inizio subentra anche la divisione. Non dobbiamo
meravigliarci che essa esista anche oggi [...]. Quindi c'è sempre il pericolo, nelle
vicende del mondo e anche nelle debolezze della Chiesa, di perdere la fede, e così
anche di perdere l'amore e la fraternità. È quindi un preciso dovere di chi crede
alla Chiesa dell'amore e vuol vivere in essa, riconoscere anche questo pericolo ».22 La
storia della Chiesa ci insegna, poi, che non si esprime un'autentica comunione senza
un travagliato sforzo di riconciliazione.23 Infatti, la purificazione della
memoria, il perdono di chi ha fatto del male, la dimenticanza dei torti subiti e la
rappacificazione dei cuori nell'amore, da realizzare nel nome di Gesù crocifisso e
risorto, possono esigere il superamento di posizioni o visioni personali, nate da
esperienze dolorose o difficili, ma sono passi urgenti da compiere per accrescere
e manifestare i legami di comunione tra i fedeli e i Pastori della Chiesa in Cina. Perciò,
già il mio venerato Predecessore vi aveva rivolto, a più riprese, un pressante invito
al perdono e alla riconciliazione. Al riguardo, mi piace richiamare un passo del messaggio
che egli vi inviò all'approssimarsi dell'Anno Santo del 2000: « Preparandovi alla
celebrazione del Grande Giubileo, ricordate che nella tradizione biblica un tale momento
ha sempre portato con sé l'obbligo di condonare i debiti gli uni agli altri, di riparare
le ingiustizie commesse e di riconciliarsi con il vicino. Anche a voi è stata annunciata
la “grande gioia preparata per tutti i popoli”: l'amore e la misericordia del Padre,
la Redenzione operata in Cristo. Nella misura in cui voi stessi sarete disponibili
ad accettare tale gioioso annuncio, potrete trasmetterlo, con la vostra vita, a tutti
gli uomini e le donne che vi sono accanto. E il mio desiderio più ardente è che assecondiate
gli interiori suggerimenti dello Spirito Santo perdonandovi gli uni gli altri tutto
ciò che deve essere perdonato, avvicinandovi l'uno all'altro, accettandovi reciprocamente,
superando le barriere per andare al di là di tutto ciò che può dividervi. Non dimenticate
la parola di Gesù durante l'Ultima Cena: “Da questo tutti sapranno che siete miei
discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). Ho appreso con gioia
che volete offrire, come dono più prezioso per la celebrazione del Grande Giubileo,
l'unità tra di voi e con il Successore di Pietro. Un tale proposito non può che essere
frutto dello Spirito, che conduce la Sua Chiesa sui non facili cammini della riconciliazione
e dell'unità ».24 Tutti siamo consapevoli del fatto che questo cammino
non potrà compiersi dall'oggi al domani, ma siate certi che la Chiesa intera eleverà
un'insistente preghiera per voi a tale scopo. Tenete inoltre presente che il vostro
cammino di riconciliazione è sostenuto dall'esempio e dalla preghiera di tanti « testimoni
della fede » che hanno sofferto e hanno perdonato, offrendo la loro vita per l'avvenire
della Chiesa cattolica in Cina. La loro stessa esistenza rappresenta una permanente
benedizione per voi presso il Padre celeste e la loro memoria non mancherà di produrre
frutti abbondanti. Comunità ecclesiali e organismi statali: rapporti da vivere
nella verità e nella carità
7. Un'attenta analisi della già menzionata dolorosa
situazione di forti contrasti (cfr n. 6), che vede coinvolti fedeli laici e Pastori,
mette in evidenza, tra le varie cause, il ruolo significativo svolto da organismi,
che sono stati imposti come principali responsabili della vita della comunità cattolica.
Ancora oggi, infatti, il riconoscimento da parte di detti organismi è il criterio
per dichiarare una comunità, una persona o un luogo religioso, legali e quindi « ufficiali
». Tutto questo ha causato divisioni sia tra il clero sia tra i fedeli. È una situazione,
che dipende soprattutto da fattori esterni alla Chiesa, ma che ne ha condizionato
seriamente il cammino, dando adito anche a sospetti, accuse reciproche e denunce,
e che continua ad essere una sua preoccupante debolezza. Per quanto riguarda la
delicata questione dei rapporti da intrattenere con gli organismi dello Stato, è particolarmente
illuminante l'invito del Concilio Vaticano II a seguire la parola e il modo di agire
di Gesù Cristo. Egli infatti, « non volendo essere un messia politico e dominatore
con la forza,25 preferì chiamarsi Figlio dell'Uomo, venuto “per servire
e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45). Si presentò come il perfetto
Servo di Dio,26 che “non spezzerà la canna infranta e non spegnerà il lucignolo
fumigante” (Mt 12, 20). Riconobbe l'autorità civile e i suoi diritti, comandando di
pagare il tributo a Cesare; ammonì però chiaramente che vanno rispettati i superiori
diritti di Dio: “Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che
è di Dio” (Mt 22, 21). Infine completò la sua rivelazione consumando sulla croce l'opera
della redenzione, con la quale meritare agli uomini la salvezza e la vera libertà.
Rese testimonianza alla verità,27 ma non volle imporla con la forza ai
contestatori. Il suo Regno non si difende con la spada,28 ma si stabilisce
testimoniando ed ascoltando la Verità, e si dilata con l'amore, con il quale Cristo,
esaltato sulla Croce, attira a sé gli uomini (cfr Gv 12, 32) ».29 Verità
e amore sono le due colonne portanti della vita della comunità cristiana. Per questo
motivo ricordavo che « la Chiesa dell'amore è anche la Chiesa della verità, intesa
anzitutto come fedeltà al Vangelo affidato dal Signore Gesù ai suoi. [...] Ma la famiglia
dei figli di Dio, per vivere nell'unità e nella pace, ha bisogno di chi la custodisca
nella verità e la guidi con discernimento sapiente e autorevole: è ciò che è chiamato
a fare il ministero degli Apostoli. E qui arriviamo ad un punto importante. La Chiesa
è tutta dello Spirito, ma ha una struttura, la successione apostolica, cui spetta
la responsabilità di garantire il permanere della Chiesa nella verità donata da Cristo,
dalla quale viene anche la capacità dell'amore. [...] Gli Apostoli e i loro successori
sono pertanto i custodi e i testimoni autorevoli del deposito della verità consegnato
alla Chiesa, come sono anche i ministri della carità: due aspetti che vanno insieme.
[...] La verità e l'amore sono due volti dello stesso dono, che viene da Dio e che
grazie al ministero apostolico è custodito nella Chiesa e ci raggiunge fino al nostro
presente! ».30 Perciò il Concilio Vaticano II sottolinea che « il rispetto
e l'amore devono estendersi anche a coloro che pensano o agiscono diversamente da
noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché quanto più con onestà
e carità saremo intimamente comprensivi verso il loro modo di pensare, tanto più facilmente
potremo instaurare il dialogo con loro ». Ma, ci ammonisce il medesimo Concilio, «
questa carità e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la
verità e il bene ».31 Considerando « il disegno originario di Gesù »,32
risulta evidente che la pretesa di alcuni organismi, voluti dallo Stato ed estranei
alla struttura della Chiesa, di porsi al di sopra dei Vescovi stessi e di guidare
la vita della comunità ecclesiale, non corrisponde alla dottrina cattolica, secondo
la quale la Chiesa è « apostolica », come ha ribadito anche il Concilio Vaticano II.
La Chiesa è apostolica « per la sua origine, essendo costruita sul “fondamento degli
Apostoli” (Ef 2, 20); per il suo insegnamento, che è quello stesso degli Apostoli;
per la sua struttura, in quanto istruita, santificata e governata, fino al ritorno
di Cristo, dagli Apostoli, grazie ai loro successori, i Vescovi, in comunione con
il successore di Pietro ».33 Pertanto, in ogni singola Chiesa particolare,
solo « il Vescovo diocesano pasce nel nome del Signore il gregge a lui affidato come
Pastore proprio, ordinario e immediato » 34 e, a livello nazionale, soltanto
una legittima Conferenza Episcopale può formulare orientamenti pastorali, validi per
l'intera comunità cattolica del Paese interessato.35 Anche la dichiarata
finalità dei suddetti organismi di attuare « i principi di indipendenza e autonomia,
autogestione e amministrazione democratica della Chiesa »,36 è inconciliabile
con la dottrina cattolica, che fin dagli antichi Simboli di fede professa la Chiesa
« una, santa, cattolica e apostolica ». Alla luce dei principi suesposti, i Pastori
e i fedeli laici ricorderanno che la predicazione del Vangelo, la catechesi e l'opera
caritativa, l'azione liturgica e cultuale, nonché tutte le scelte pastorali, competono
unicamente ai Vescovi insieme con i loro sacerdoti nella continuità permanente della
fede, trasmessa dagli Apostoli nelle Sacre Scritture e nella Tradizione, e perciò
non possono essere soggette a nessuna interferenza esterna. Attesa tale difficile
situazione, non pochi membri della comunità cattolica si domandano se il riconoscimento
da parte delle Autorità civili — necessario per operare pubblicamente — comprometta
in qualche modo la comunione con la Chiesa universale. So bene che questa problematica
inquieta dolorosamente il cuore dei Pastori e dei fedeli. Al riguardo ritengo, in
primo luogo, che la doverosa e strenua salvaguardia del deposito della fede e della
comunione sacramentale e gerarchica non si opponga, di per sé, al dialogo con le Autorità
circa quegli aspetti della vita della comunità ecclesiale che ricadono nell'ambito
civile. Non si vedono poi particolari difficoltà per l'accettazione del riconoscimento
concesso dalle Autorità civili, a condizione che esso non comporti la negazione di
principi irrinunciabili della fede e della comunione ecclesiastica. In non pochi casi
concreti, però, se non quasi sempre, nella procedura di riconoscimento intervengono
organismi che obbligano le persone coinvolte ad assumere atteggiamenti, a porre gesti
e a prendere impegni che sono contrari ai dettami della loro coscienza di cattolici.
Comprendo, perciò, come in tali varie condizioni e circostanze sia difficile determinare
la scelta corretta da fare. Per questo motivo la Santa Sede, dopo avere riaffermato
i principi, lascia la decisione al singolo Vescovo che, sentito il suo presbiterio,
è meglio in grado di conoscere la situazione locale, di soppesare le concrete possibilità
di scelta e di valutare le eventuali conseguenze all'interno della comunità diocesana.
Potrebbe darsi che la decisione finale non incontri il consenso di tutti i sacerdoti
e i fedeli. Mi auguro, tuttavia, che essa venga accolta, anche se con sofferenza,
e che si mantenga l'unità della comunità diocesana col proprio Pastore. Sarà bene,
infine, che Vescovi e presbiteri, con vero cuore di pastori, si adoperino in tutti
i modi per non dare adito a situazioni di scandalo, cogliendo le occasioni per formare
la coscienza dei fedeli, con particolare attenzione ai più deboli: il tutto sarà vissuto
nella comunione e nella comprensione fraterna, evitando giudizi e condanne reciproche.
Anche in questo caso si deve tener presente che, specialmente in assenza di un vero
spazio di libertà, per valutare la moralità di un atto occorre conoscere con particolare
cura le reali intenzioni della persona interessata, oltre alla mancanza oggettiva.
Ogni caso dovrà essere, quindi, vagliato singolarmente, tenendo conto delle circostanze. L'Episcopato
cinese 8. Nella Chiesa, Popolo di Dio, solo ai sacri ministri, debitamente ordinati
dopo un'adeguata istruzione e formazione, spetta l'esercizio dell'ufficio di « insegnare,
santificare e governare ». Fedeli laici possono, con la missione canonica da parte
del Vescovo, svolgere un utile ministero ecclesiale di trasmissione della fede. Negli
anni recenti, per varie cause, voi, Fratelli nell'episcopato, avete incontrato difficoltà,
poiché persone non « ordinate », e a volte anche non battezzate, controllano e prendono
decisioni circa importanti questioni ecclesiali, inclusa la nomina dei Vescovi, in
nome di vari organismi statali. Di conseguenza, si è assistito a uno svilimento dei
ministeri petrino ed episcopale in forza di una visione della Chiesa, secondo la quale
il Sommo Pontefice, i Vescovi e i sacerdoti, rischiano di diventare di fatto persone
senza ufficio e senza potere. Invece, come si diceva, i ministeri petrino ed episcopale
sono elementi essenziali e integrali della dottrina cattolica sulla struttura sacramentale
della Chiesa. Questa natura della Chiesa è un dono del Signore Gesù, perché « è lui
che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti,
altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero,
al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede
e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che
conviene alla piena maturità di Cristo » (Ef 4, 11-13). La comunione e l'unità
— mi sia consentito di ripeterlo (cfr n. 5) — sono elementi essenziali e integrali
della Chiesa cattolica: pertanto il progetto di una Chiesa « indipendente », in ambito
religioso, dalla Santa Sede è incompatibile con la dottrina cattolica. Sono consapevole
delle gravi difficoltà, alle quali dovete far fronte nella suddetta situazione per
mantenervi fedeli a Cristo, alla sua Chiesa e al Successore di Pietro. Ricordandovi
che — come già affermava san Paolo (cfr Rm 8, 35-39) — nessuna difficoltà può separarci
dall'amore di Cristo, nutro la fiducia che saprete fare tutto il possibile, confidando
nella grazia del Signore, per salvaguardare l'unità e la comunione ecclesiale anche
a costo di grandi sacrifici.
Molti membri dell'Episcopato cinese, che in questi
ultimi decenni hanno guidato la Chiesa, hanno offerto, e offrono, alle proprie comunità
e alla Chiesa universale una luminosa testimonianza. Ancora una volta, sgorga dal
cuore un inno di lode e di ringraziamento al « Pastore supremo » del gregge (1 Pt
5, 4): non si può infatti dimenticare che molti di loro hanno subito la persecuzione
e sono stati impediti nell'esercizio del loro ministero, e alcuni di loro hanno reso
feconda la Chiesa con l'effusione del proprio sangue. I nuovi tempi e la conseguente
sfida della nuova evangelizzazione pongono in risalto la funzione del ministero episcopale.
Come diceva Giovanni Paolo II ai Pastori di ogni parte del mondo convenuti a Roma
per la celebrazione del Giubileo, « il Pastore è il primo responsabile e animatore
della comunità ecclesiale sia nell'esigenza di comunione che nella proiezione missionaria.
Di fronte al relativismo e al soggettivismo che inquinano tanta parte della cultura
contemporanea, i Vescovi sono chiamati a difendere e promuovere l'unità dottrinale
dei loro fedeli. Solleciti per ogni situazione in cui la fede è smarrita o ignorata,
essi si adoperano con tutte le forze in favore dell'evangelizzazione, preparando a
tal fine sacerdoti, religiosi e laici e mettendo a disposizione le necessarie risorse
».37 Nella medesima occasione il mio venerato Predecessore ricordava
che « il Vescovo, successore degli Apostoli, è uno per il quale Cristo è tutto. Con
Paolo egli può ripetere ogni giorno: “Per me vivere è Cristo... (Fil 1, 21)”. Questo
egli deve testimoniare con tutto il suo comportamento. Il Concilio Vaticano II insegna:
“I Vescovi devono compiere il loro dovere apostolico come testimoni di Cristo davanti
a tutti gli uomini” (Decr. Christus Dominus, 11) ».38 Riguardo poi al
servizio episcopale, colgo l'occasione per ricordare quanto dicevo recentemente: «
I Vescovi hanno la prima responsabilità di edificare la Chiesa come famiglia di Dio
e come luogo di aiuto vicendevole e di disponibilità. Per poter compiere questa missione,
avete ricevuto, con la consacrazione episcopale, tre peculiari uffici: il munus docendi,
il munus sanctificandi e il munus regendi, che nel loro insieme costituiscono il munus
pascendi. In particolare, la finalità del munus regendi è la crescita nella comunione
ecclesiale, cioè la costruzione di una comunità concorde nell'ascolto dell'insegnamento
degli apostoli, nella frazione del pane, nelle preghiere e nell'unione fraterna. Strettamente
congiunto con gli uffici di insegnare e di santificare, quello di governare — il munus
regendi appunto — costituisce per il Vescovo un autentico atto di amore verso Dio
e verso il prossimo che si esprime nella carità pastorale ».39 Come
avviene nel resto del mondo, anche in Cina la Chiesa è governata da Vescovi che, mediante
l'ordinazione episcopale a loro conferita da altri Vescovi validamente ordinati, hanno
ricevuto, insieme con l'ufficio di santificare, pure gli uffici di insegnare e di
governare il popolo loro affidato nelle rispettive Chiese particolari, con una potestà
che viene conferita da Dio mediante la grazia del sacramento dell'Ordine. Gli uffici
di insegnare e di governare, però, « per loro natura, non possono essere esercitati
se non nella comunione gerarchica con il Capo e con i membri del Collegio » dei Vescovi.40
Infatti — precisa il medesimo Concilio Vaticano II — « una persona viene costituita
membro del Corpo episcopale in virtù della consacrazione sacramentale e della comunione
gerarchica con il Capo e con i membri del Collegio ».41 Attualmente,
tutti i Vescovi della Chiesa cattolica in Cina sono figli del Popolo cinese. Nonostante
molte e gravi difficoltà, la Chiesa cattolica in Cina, per una particolare grazia
dello Spirito Santo, non è stata mai privata del ministero di legittimi Pastori che
hanno conservato intatta la successione apostolica. Dobbiamo ringraziare il Signore
per questa presenza costante e sofferta di Vescovi, che hanno ricevuto l'ordinazione
episcopale in conformità con la tradizione cattolica, vale a dire in comunione con
il Vescovo di Roma, Successore di Pietro, e per mano di Vescovi, validamente e legittimamente
ordinati, nell'osservanza del rito della Chiesa cattolica. Alcuni di essi, non
volendo sottostare a un indebito controllo, esercitato sulla vita della Chiesa, e
desiderosi di mantenere una piena fedeltà al Successore di Pietro e alla dottrina
cattolica, si sono visti costretti a farsi consacrare clandestinamente. La clandestinità
non rientra nella normalità della vita della Chiesa, e la storia mostra che Pastori
e fedeli vi fanno ricorso soltanto nel sofferto desiderio di mantenere integra la
propria fede e di non accettare ingerenze di organismi statali in ciò che tocca l'intimo
della vita della Chiesa. Per tale motivo la Santa Sede auspica che questi legittimi
Pastori possano essere riconosciuti come tali dalle Autorità governative anche per
gli effetti civili — in quanto necessari — e che i fedeli tutti possano esprimere
liberamente la propria fede nel contesto sociale in cui si trovano a vivere. Altri
Pastori, invece, sotto la spinta di circostanze particolari hanno acconsentito a ricevere
l'ordinazione episcopale senza il mandato pontificio ma, in seguito, hanno chiesto
di poter essere accolti nella comunione con il Successore di Pietro e con gli altri
Fratelli nell'episcopato. Il Papa, considerando la sincerità dei loro sentimenti e
la complessità della situazione, e tenendo presente il parere dei Vescovi viciniori,
in virtù della propria responsabilità di Pastore universale della Chiesa ha concesso
ad essi il pieno e legittimo esercizio della giurisdizione episcopale. Questa iniziativa
del Papa nasceva dalla conoscenza delle particolari circostanze della loro ordinazione
e dalla sua profonda preoccupazione pastorale di favorire il ristabilimento di una
piena comunione. Purtroppo, il più delle volte, i sacerdoti e i fedeli non sono stati
adeguatamente informati dell'avvenuta legittimazione del loro Vescovo, e ciò ha dato
luogo a non pochi e gravi problemi di coscienza. Per di più, alcuni Vescovi legittimati
non hanno posto gesti, che comprovassero chiaramente l'avvenuta legittimazione. Per
questo motivo è indispensabile che, per il bene spirituale delle comunità diocesane
interessate, l'avvenuta legittimazione possa essere resa di pubblico dominio a tempi
brevi e che i Presuli legittimati pongano sempre di più gesti inequivocabili di piena
comunione con il Successore di Pietro. Non mancano infine alcuni Vescovi — in un
numero molto ridotto — che sono stati ordinati senza il mandato pontificio e non hanno
chiesto, o non hanno ancora ottenuto, la necessaria legittimazione. Secondo la dottrina
della Chiesa cattolica essi sono da ritenere illegittimi, ma validamente ordinati,
qualora ci sia la certezza che hanno ricevuto l'ordinazione da Vescovi validamente
ordinati e che è stato rispettato il rito cattolico dell'ordinazione episcopale. Essi
pertanto, pur non essendo in comunione con il Papa, esercitano validamente il loro
ministero nell'amministrazione dei sacramenti, anche se in modo illegittimo. Quale
grande ricchezza spirituale ne deriverebbe per la Chiesa in Cina se, in presenza delle
necessarie condizioni, anche questi Pastori pervenissero alla comunione con il Successore
di Pietro e con tutto l'Episcopato cattolico! Non solo sarebbe legittimato il loro
ministero episcopale, ma anche risulterebbe più ricca la loro comunione con i sacerdoti
e con i fedeli che considerano la Chiesa in Cina parte della Chiesa cattolica, unita
con il Vescovo di Roma e con tutte le altre Chiese particolari sparse per il mondo. Nelle
singole nazioni tutti i Vescovi legittimi costituiscono una Conferenza Episcopale,
retta secondo uno statuto proprio che, a norma del diritto canonico, deve essere approvato
dalla Sede Apostolica. Tale Conferenza Episcopale esprime la comunione fraterna di
tutti i Vescovi di una nazione e tratta le questioni dottrinali e pastorali, che sono
rilevanti per l'intera comunità cattolica nel Paese, senza però interferire nell'esercizio
della potestà ordinaria e immediata di ogni Vescovo nella sua diocesi propria. Inoltre,
ogni Conferenza Episcopale mantiene opportuni e utili contatti con le Autorità civili
del luogo, anche per favorire la collaborazione tra la Chiesa e lo Stato, ma è ovvio
che una Conferenza Episcopale non può essere sottoposta a nessuna Autorità civile
nelle questioni di fede e di vita secondo la fede (fides et mores, vita sacramentale),
che sono esclusivamente di competenza della Chiesa. Alla luce dei principi sopra
esposti, l'attuale Collegio dei Vescovi Cattolici di Cina 42 non può essere
riconosciuto come Conferenza Episcopale dalla Sede Apostolica: non ne fanno parte
i Vescovi « clandestini », cioè non riconosciuti dal Governo, che sono in comunione
con il Papa; include Presuli, che sono tuttora illegittimi, ed è retta da Statuti,
che contengono elementi inconciliabili con la dottrina cattolica. Nomina dei Vescovi 9.
Com'è noto a tutti voi, uno dei problemi più delicati nei rapporti della Santa Sede
con le Autorità del vostro Paese è la questione delle nomine episcopali. Da un lato,
si può comprendere che le Autorità governative siano attente alla scelta di coloro
che svolgeranno l'importante ruolo di guide e di pastori delle comunità cattoliche
locali, attesi i risvolti sociali che — in Cina come nel resto del mondo — tale funzione
ha anche nel campo civile. Dall'altro lato, la Santa Sede segue con speciale cura
la nomina dei Vescovi poiché questa tocca il cuore stesso della vita della Chiesa
in quanto la nomina dei Vescovi da parte del Papa è garanzia dell'unità della Chiesa
e della comunione gerarchica. Per questo motivo il Codice di Diritto Canonico (cfr
can. 1382) stabilisce gravi sanzioni sia per il Vescovo che conferisce liberamente
l'ordinazione episcopale senza mandato apostolico sia per colui che la riceve: tale
ordinazione rappresenta infatti una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una
grave violazione della disciplina canonica. Il Papa, quando concede il mandato
apostolico per l'ordinazione di un Vescovo, esercita la sua suprema autorità spirituale:
autorità ed intervento, che rimangono nell'ambito strettamente religioso. Non si tratta
quindi di un'autorità politica, che si intromette indebitamente negli affari interni
di uno Stato e ne lede la sovranità. La nomina di Pastori per una determinata comunità
religiosa è intesa, anche in documenti internazionali, come un elemento costitutivo
del pieno esercizio del diritto alla libertà religiosa.43 La Santa Sede
amerebbe essere completamente libera nella nomina dei Vescovi; 44 pertanto,
considerando il recente cammino peculiare della Chiesa in Cina, auspico che si trovi
un accordo con il Governo per risolvere alcune questioni riguardanti sia la scelta
dei candidati all'episcopato sia la pubblicazione della nomina dei Vescovi sia il
riconoscimento — agli effetti civili in quanto necessari — del nuovo Vescovo da parte
delle Autorità civili.
Infine, quanto alla scelta dei candidati all'episcopato,
pur conoscendo le vostre difficoltà al riguardo, desidero ricordare la necessità che
essi siano sacerdoti degni, rispettati ed amati dai fedeli, e modelli di vita nella
fede, e che posseggano una certa esperienza nel ministero pastorale e siano perciò
più adeguati a far fronte alla pesante responsabilità di Pastore della Chiesa.45
Qualora in una diocesi fosse impossibile trovare candidati adatti per la provvista
della sede episcopale, la collaborazione con i Vescovi delle diocesi limitrofe può
aiutare a individuare candidati idonei. SECONDA PARTE ORIENTAMENTI DI VITA PASTORALE Sacramenti,
governo delle diocesi, parrocchie 10. Negli ultimi tempi sono emerse difficoltà,
legate ad iniziative individuali di Pastori, di sacerdoti e di fedeli laici, che,
mossi da generoso zelo pastorale, non sempre hanno rispettato i compiti o la responsabilità
altrui. A questo proposito il Concilio Vaticano II ci ricorda che, se da un lato
i singoli Vescovi « in quanto membri del Collegio episcopale e legittimi successori
degli Apostoli, sono tenuti, per istituzione e precetto di Cristo, ad avere una sollecitudine
per tutta la Chiesa », dall'altro lato essi « esercitano il loro governo pastorale
sopra la porzione del Popolo di Dio che è stata loro affidata, non sopra le altre
Chiese né sopra la Chiesa universale ».46 Inoltre, di fronte a certe
problematiche emerse in varie comunità diocesane durante gli ultimi anni, mi sembra
doveroso ricordare la norma canonica secondo cui ogni chierico deve essere incardinato
in una Chiesa particolare o in un Istituto di vita consacrata e deve esercitare il
proprio ministero in comunione con il Vescovo Diocesano. Solo per giusti motivi un
chierico può esercitare il ministero in un'altra diocesi, ma sempre con il previo
accordo dei due Vescovi Diocesani, cioè di quello della Chiesa particolare in cui
è incardinato e di quello della Chiesa particolare al cui servizio è destinato.47 In
non poche circostanze, poi, vi siete posti il problema della concelebrazione dell'Eucaristia.
Al riguardo, ricordo che essa presuppone, come condizioni, la professione della stessa
fede e la comunione gerarchica con il Papa e con la Chiesa universale. Pertanto è
lecito concelebrare con Vescovi e con sacerdoti che sono in comunione con il Papa,
anche se sono riconosciuti dalle Autorità civili e mantengono un rapporto con organismi,
voluti dallo Stato ed estranei alla struttura della Chiesa, purché — come si è detto
sopra (cfr n. 7, capov. 8o) — il riconoscimento e il rapporto non comportino
la negazione di principi irrinunciabili della fede e della comunione ecclesiastica. Anche
i fedeli laici, che sono animati da un sincero amore per Cristo e per la Chiesa, non
devono esitare a partecipare all'Eucaristia, celebrata da Vescovi e da sacerdoti che
sono in piena comunione con il Successore di Pietro e sono riconosciuti dalle Autorità
civili. Lo stesso vale per tutti gli altri sacramenti. Sempre alla luce dei principi
della dottrina cattolica devono essere risolti i problemi che sorgono con quei Vescovi,
che sono stati consacrati senza il mandato pontificio, sia pure nel rispetto del rito
cattolico dell'ordinazione episcopale. La loro ordinazione — come ho già detto (cfr
n. 8, capov. 12o) — è illegittima ma valida, così come sono valide le ordinazioni
sacerdotali da loro conferite e sono validi anche i sacramenti amministrati da tali
Vescovi e sacerdoti. Pertanto i fedeli, tenendo presente ciò, per la celebrazione
eucaristica e per gli altri sacramenti devono, nella misura del possibile, cercare
Vescovi e sacerdoti che sono in comunione con il Papa: tuttavia, quando ciò non fosse
realizzabile senza loro grave incomodo, possono, per esigenza del loro bene spirituale,
rivolgersi anche a coloro che non sono in comunione con il Papa. Reputo infine
opportuno attirare la vostra attenzione su quanto la legislazione canonica prevede
per aiutare i Vescovi Diocesani ad assolvere il proprio compito pastorale. Ogni Vescovo
Diocesano è invitato a servirsi di indispensabili strumenti di comunione e di collaborazione
all'interno della comunità cattolica diocesana: la curia diocesana, il consiglio presbiterale,
il collegio dei consultori, il consiglio pastorale diocesano e il consiglio diocesano
per gli affari economici. Questi organismi esprimono la comunione, favoriscono la
condivisione delle responsabilità comuni e sono di grande aiuto ai Pastori, che possono
così avvalersi della fraterna collaborazione di sacerdoti, di persone consacrate e
di fedeli laici. Lo stesso vale per i vari consigli, che il Diritto Canonico prevede
per le parrocchie: il consiglio pastorale parrocchiale ed il consiglio parrocchiale
per gli affari economici. Tanto per le diocesi quanto per le parrocchie, particolare
attenzione dovrà essere riservata ai beni temporali della Chiesa, mobili ed immobili,
che dovranno essere registrati legalmente in campo civile a nome della diocesi o della
parrocchia e mai a nome di singole persone (cioè Vescovo, parroco o gruppo di fedeli).
Nel contempo mantiene tutta la sua validità il tradizionale orientamento pastorale
e missionario, che si riassume nel principio: « nihil sine Episcopo ». Dall'analisi
delle suesposte problematiche emerge con chiarezza che una vera soluzione di esse
ha la sua radice nella promozione della comunione, che attinge vigore e slancio, come
da fonte, da Cristo, icona dell'amore del Padre. La carità, che è sempre al di sopra
di tutto (cfr 1 Cor 13, 1-12), sarà la forza ed il criterio nel lavoro pastorale per
la costruzione di una comunità ecclesiale, che renda presente il Cristo Risorto all'uomo
di oggi. Le province ecclesiastiche 11. Numerosi cambiamenti amministrativi
sono avvenuti, in campo civile, durante gli ultimi cinquant'anni. Ciò ha coinvolto
anche diverse circoscrizioni ecclesiastiche, che sono state eliminate o raggruppate
oppure sono state modificate nella loro configurazione territoriale in base alle circoscrizioni
amministrative civili. A questo proposito desidero confermare che la Santa Sede è
disponibile ad affrontare l'intera questione delle circoscrizioni e delle province
ecclesiastiche in un dialogo aperto e costruttivo con l'Episcopato cinese e — in quanto
opportuno e utile — con le Autorità governative. Le comunità cattoliche 12.
Mi è ben noto che le comunità diocesane e parrocchiali, disseminate nel vasto territorio
cinese, mostrano una particolare vivacità di vita cristiana, di testimonianza della
fede e di iniziative pastorali. È per me consolante costatare che, malgrado le difficoltà
passate e presenti, i Vescovi, i sacerdoti, le persone consacrate ed i fedeli laici
hanno mantenuto una profonda consapevolezza di essere membra vive della Chiesa universale,
in comunione di fede e di vita con tutte le comunità cattoliche sparse per il mondo.
Essi sanno, nel loro cuore, che cosa vuol dire essere cattolici. Ed è proprio da questo
cuore cattolico che deve nascere anche l'impegno per rendere manifesto ed operoso,
sia all'interno delle singole comunità sia nei rapporti tra le varie comunità, quello
spirito di comunione, di comprensione e di perdono che — com'è detto sopra (cfr n.
5, capov. 4o, e n. 6) — è il sigillo visibile di un'autentica esistenza
cristiana. Sono sicuro che lo Spirito di Cristo, come ha aiutato le comunità a mantenere
viva la fede in tempo di persecuzione, aiuterà oggi tutti i cattolici a crescere nell'unità. Come
già facevo presente (cfr n. 2, capov. 1o, e n. 4, capov. 1o),
ai membri delle comunità cattoliche nel vostro Paese — specialmente ai Vescovi, ai
presbiteri e alle persone consacrate — non è purtroppo ancora concesso di vivere e
di esprimere, in pienezza e in modo anche visibile, certi aspetti della loro appartenenza
alla Chiesa e della loro comunione gerarchica con il Papa, essendo normalmente impediti
liberi contatti con la Santa Sede e con le altre comunità cattoliche nei vari Paesi.
È vero che negli ultimi anni la Chiesa gode, rispetto al passato, di una maggiore
libertà religiosa. Tuttavia non si può negare che permangono gravi limitazioni che
toccano il cuore della fede e che, in certa misura, soffocano l'attività pastorale.
A questo proposito rinnovo l'augurio (cfr n. 4, capovv. 2o-4o)
che, nel corso di un dialogo rispettoso ed aperto tra la Santa Sede e i Vescovi cinesi,
da una parte, e le Autorità governative, dall'altra, possano essere superate le menzionate
difficoltà e si pervenga, così, ad una proficua intesa che sarà a vantaggio della
comunità cattolica e della convivenza sociale. I presbiteri 13. Vorrei poi rivolgere
un pensiero speciale e un invito ai sacerdoti — in modo particolare a quelli ordinati
negli ultimi anni —, che con tanta generosità hanno intrapreso il cammino del ministero
pastorale. Mi sembra che l'attuale situazione ecclesiale e socio-politica renda sempre
più pressante l'esigenza di attingere luce e forza alle sorgenti della spiritualità
sacerdotale, che sono l'amore di Dio, l'incondizionata sequela di Cristo, la passione
per l'annuncio del Vangelo, la fedeltà alla Chiesa e il servizio generoso al prossimo.48
Come non ricordare a questo proposito, quale incoraggiamento per tutti, le figure
luminose di Vescovi e di sacerdoti che, negli anni difficili del recente passato,
hanno testimoniato un amore indefettibile alla Chiesa, anche con il dono della propria
vita per essa e per Cristo? Sacerdoti carissimi! Voi che sopportate « il peso della
giornata e il caldo » (Mt 20, 12), che avete messo mano all'aratro e non vi volgete
indietro (cfr Lc 9, 62), pensate a quei luoghi, dove i fedeli attendono con ansia
un sacerdote e dove da molti anni, sentendo la sua mancanza, non cessano di auspicarne
la presenza. So bene che in mezzo a voi ci sono confratelli che hanno dovuto far fronte
a tempi e a situazioni difficili, assumendo posizioni non sempre condivisibili da
un punto di vista ecclesiale, e che, malgrado tutto, desiderano tornare nella piena
comunione della Chiesa. Nello spirito di quella profonda riconciliazione, alla quale
il mio venerato Predecessore ha invitato ripetutamente la Chiesa in Cina,49
mi rivolgo ai Vescovi che sono in comunione con il Successore di Pietro, affinché
con animo paterno valutino caso per caso e diano una giusta risposta a tale desiderio,
ricorrendo — se necessario — alla Sede Apostolica. E, quale segno di questa auspicata
riconciliazione, penso che non ci sia gesto più significativo che quello di rinnovare
comunitariamente — in occasione della giornata sacerdotale del Giovedì Santo, come
avviene nella Chiesa universale, oppure in altra circostanza che sarà considerata
più opportuna — la professione di fede, a testimonianza della piena comunione raggiunta,
a edificazione del Popolo santo di Dio affidato alla vostra cura pastorale, e a lode
della Santissima Trinità.
Sono consapevole poi che anche in Cina, come nel
resto della Chiesa, emerge la necessità di un'adeguata formazione permanente del clero.
Di qui nasce l'invito, rivolto a voi Vescovi come responsabili delle comunità ecclesiali,
a pensare specialmente al giovane clero che è sempre più sottoposto a nuove sfide
pastorali, connesse con le esigenze del compito di evangelizzare una società così
complessa com'è la società cinese attuale. Ce lo ricordava il Papa Giovanni Paolo
II: la formazione permanente dei sacerdoti « è un'esigenza intrinseca al dono e al
ministero sacramentale ricevuto e si rivela necessaria in ogni tempo. Oggi però risulta
essere particolarmente urgente, non solo per il rapido mutarsi delle condizioni sociali
e culturali degli uomini e dei popoli entro cui si svolge il ministero presbiterale,
ma anche per quella “nuova evangelizzazione” che costituisce il compito essenziale
e indilazionabile della Chiesa alla fine del secondo millennio ».50 Le
vocazioni e la formazione religiosa 14. Durante gli ultimi cinquant'anni non è
mai mancata nella Chiesa in Cina un'abbondante fioritura di vocazioni al sacerdozio
e alla vita consacrata. Di questo si deve rendere grazie al Signore perché si tratta
di un segno di vitalità e di un motivo di speranza. Nel corso degli anni poi sono
sorte molte congregazioni religiose autoctone: i Vescovi e i sacerdoti sanno per esperienza
quanto sia insostituibile il contributo delle religiose nella catechesi e nella vita
parrocchiale in tutte le sue forme; inoltre, l'attenzione ai più bisognosi, prestata
in collaborazione anche con le Autorità civili locali, è espressione di quella carità
e di quel servizio al prossimo che sono la testimonianza più credibile della forza
e della vitalità del Vangelo di Gesù. Sono però consapevole che tale fioritura
è accompagnata, oggi, da non poche difficoltà. Emerge pertanto l'esigenza sia di un
più attento discernimento vocazionale da parte dei responsabili ecclesiali sia di
una più approfondita educazione e istruzione degli aspiranti al sacerdozio e alla
vita religiosa. Nonostante la precarietà dei mezzi a disposizione, per l'avvenire
della Chiesa in Cina bisognerà adoperarsi per assicurare, da un lato, una particolare
attenzione nella cura delle vocazioni e, dall'altro lato, una formazione più solida
sotto gli aspetti umano, spirituale, filosofico-teologico e pastorale, da realizzare
nei seminari e negli istituti religiosi. A questo riguardo, merita una menzione
particolare la formazione al celibato dei candidati al sacerdozio. È importante che
essi imparino a vivere e a stimare il celibato come dono prezioso di Dio e come segno
eminentemente escatologico, che testimonia un amore indiviso a Dio ed al suo popolo
e configura il sacerdote a Gesù Cristo, Capo e Sposo della Chiesa. Tale dono, infatti,
in modo precipuo « esprime il servizio del sacerdote alla Chiesa in e con il Signore
» 51 e rappresenta un valore profetico per il mondo d'oggi. Quanto poi
alla vocazione religiosa, nel contesto attuale della Chiesa in Cina è necessario che
appaiano sempre più luminose le sue due dimensioni: e cioè, da un lato, la testimonianza
del carisma della totale consacrazione a Cristo attraverso i voti di castità, povertà
e obbedienza e, dall'altro, la risposta all'esigenza di annunciare il Vangelo nelle
odierne condizioni storico-sociali del Paese. I fedeli laici e la famiglia 15.
Nei tempi più difficili della storia recente della Chiesa cattolica in Cina i fedeli
laici, sia a livello individuale e familiare sia come membri di movimenti spirituali
ed apostolici, hanno mostrato una piena fedeltà al Vangelo, pagando anche di persona
la propria fedeltà a Cristo. Voi, laici, siete chiamati, pure oggi, a incarnare il
Vangelo nella vostra vita e a dare una testimonianza per mezzo di un generoso e fattivo
servizio per il bene del popolo e per lo sviluppo del Paese: e adempirete tale missione
vivendo come cittadini onesti e operando come collaboratori attivi e corresponsabili
nella diffusione della Parola di Dio nel vostro ambiente, rurale o cittadino. Voi,
che in tempi recenti siete stati coraggiosi testimoni della fede, restate la speranza
della Chiesa per l'avvenire! Ciò esige una vostra sempre più motivata partecipazione
in tutte le istanze della vita della Chiesa, in comunione con i vostri rispettivi
Pastori. Poiché l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia, ritengo indispensabile
ed urgente che i laici ne promuovano i valori e ne tutelino le esigenze. Essi, che
nella fede conoscono pienamente il meraviglioso disegno di Dio sulla famiglia, hanno
una ragione in più per assumere questa consegna concreta ed impegnativa: la famiglia
infatti « è il luogo normale dove le giovani generazioni giungono alla maturità personale
e sociale. La famiglia reca con sé l'eredità dell'umanità stessa, poiché la vita passa
attraverso di essa di generazione in generazione. La famiglia occupa un posto molto
importante nelle culture dell'Asia e, come hanno sottolineato i Padri sinodali, i
valori familiari quali il rispetto filiale, l'amore e la cura per gli anziani e i
malati, l'amore per i piccoli e l'armonia sono tenuti in grande stima in tutte le
culture e le tradizioni religiose di quel Continente ».52 I summenzionati
valori fanno parte del rilevante contesto culturale cinese, ma anche nella vostra
terra non mancano forze che influiscono negativamente sulla famiglia in vari modi.
Pertanto la Chiesa che è in Cina, consapevole che il bene della società e di se stessa
è profondamente legato al bene della famiglia,53 deve sentire in modo più
vivo e stringente la sua missione di proclamare a tutti il disegno di Dio sul matrimonio
e sulla famiglia, assicurandone la piena vitalità.54 L'iniziazione cristiana
degli adulti 16. La storia recente della Chiesa cattolica in Cina ha visto un elevato
numero di adulti, che si sono avvicinati alla fede grazie anche alla testimonianza
della comunità cristiana locale. Voi, Pastori, siete chiamati a curare in modo particolare
la loro iniziazione cristiana attraverso un appropriato e serio periodo di catecumenato
che li aiuti e li prepari a condurre una vita da discepoli di Gesù. A questo proposito
ricordo che l'evangelizzazione non è mai pura comunicazione intellettuale, bensì anche
esperienza di vita, purificazione e trasformazione dell'intera esistenza, e cammino
in comunione. Solo così si instaura un giusto rapporto tra pensiero e vita. Guardando
poi al passato, si deve purtroppo rilevare che molti adulti non sempre sono stati
sufficientemente iniziati alla completa verità della vita cristiana e nemmeno hanno
conosciuto la ricchezza del rinnovamento apportato dal Concilio Vaticano II. Sembra
pertanto necessario e urgente offrire ad essi una solida e approfondita formazione
cristiana, sotto forma anche di un catecumenato post-battesimale.55 La
vocazione missionaria 17. La Chiesa, sempre e dovunque missionaria, è chiamata
alla proclamazione e alla testimonianza del Vangelo. Anche la Chiesa in Cina deve
sentire nel suo cuore l'ardore missionario del suo Fondatore e Maestro. Rivolgendosi
a giovani pellegrini sul Monte delle Beatitudini nell'Anno Santo 2000, Giovanni Paolo
II diceva: « Al momento della sua Ascensione, Gesù affidò ai suoi discepoli una missione
e que- sta rassicurazione: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate
dunque e ammaestrate tutte le nazioni... ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20). Da duemila anni i seguaci di Cristo svolgono
questa missione. Ora, all'alba del terzo millennio, tocca a voi. Tocca a voi andare
nel mondo e annunciare il messaggio dei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini. Quando
Dio parla, parla di cose che hanno la più grande importanza per ogni persona, per
le persone del XXI secolo non meno che per quelle del primo secolo. I Dieci Comandamenti
e le Beatitudini parlano di verità e di bontà, di grazia e di libertà, di quanto è
necessario per entrare nel Regno di Cristo ».56 Ora spetta a voi, discepoli
cinesi del Signore, essere coraggiosi apostoli di quel Regno. Sono sicuro che grande
e generosa sarà la vostra risposta. CONCLUSIONE Revoca delle facoltà e delle
direttive pastorali 18. Considerando in primo luogo alcuni positivi sviluppi della
situazione della Chiesa in Cina, in secondo luogo le maggiori opportunità e facilitazioni
nelle comunicazioni e, da ultimo, le richieste che diversi Vescovi e sacerdoti hanno
qui indirizzato, con la presente Lettera revoco tutte le facoltà che erano state concesse
per far fronte a particolari esigenze pastorali, sorte in tempi veramente difficili. Lo
stesso dicasi per tutte le direttive di ordine pastorale, passate e recenti. I principi
dottrinali, che le ispiravano, trovano ora nuova applicazione nelle direttive, contenute
nella presente Lettera. Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina 19. Carissimi
Pastori e fedeli tutti, il giorno 24 maggio, che è dedicato alla memoria liturgica
della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani — la quale è venerata con tanta devozione
nel santuario mariano di Sheshan a Shanghai —, in futuro potrebbe divenire occasione
per i cattolici di tutto il mondo di unirsi in preghiera con la Chiesa che è in Cina. Desidero
che quella data sia per voi una giornata di preghiera per la Chiesa in Cina. Vi esorto
a celebrarla rinnovando la vostra comunione di fede in Gesù Nostro Signore e di fedeltà
al Papa, pregando affinché l'unità tra di voi sia sempre più profonda e visibile.
Vi ricordo inoltre il comandamento d'amore che Gesù ci ha dato, di amare i nostri
nemici e di pregare per coloro che ci perseguitano, nonché l'invito dell'Apostolo
san Paolo: « Vi raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere
e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere,
perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla, con tutta pietà e dignità.
Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro Salvatore, il quale vuole
che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità » (1 Tm
2, 1-4). Nella medesima Giornata i cattolici nel mondo intero — in particolare
quelli che sono di origine cinese — mostreranno la loro fraterna solidarietà e sollecitudine
per voi, chiedendo al Signore della storia il dono della perseveranza nella testimonianza,
certi che le vostre sofferenze passate e presenti per il santo Nome di Gesù e la vostra
intrepida lealtà al Suo Vicario in terra saranno premiate, anche se talvolta tutto
possa sembrare un triste fallimento. Saluto finale 20. Al termine di questa
Lettera auguro a voi, cari Pastori della Chiesa cattolica che è in Cina, sacerdoti,
persone consacrate e fedeli laici, di essere « ricolmi di gioia, anche se ora dovete
essere per un po' di tempo afflitti da varie prove, perché il valore della vostra
fede, molto più preziosa dell'oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova
col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesù Cristo
» (1 Pt 1, 6- 7). Maria Santissima, Madre della Chiesa e Regina della Cina, che
nell'ora della Croce ha saputo, nel silenzio della speranza, attendere il mattino
della Risurrezione, vi accompagni con materna premura e interceda per tutti voi insieme
a san Giuseppe e ai numerosi santi Martiri cinesi. Vi assicuro delle mie costanti
preghiere e, con un pensiero affettuoso agli anziani, agli ammalati, ai bambini e
ai giovani della vostra nobile Nazione, vi benedico di cuore. Dato a Roma, presso
San Pietro, il 27 maggio, Solennità di Pentecoste, dell'anno 2007, terzo di Pontificato.
1Benedetto
XVI, Angelus del 26 dicembre 2006: « Con speciale vicinanza spirituale, penso anche
a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere
a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira
l'esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro
tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento
»: L'Osservatore Romano, 27-28 dicembre 2006, p. 12. 2Conc. Ecum. Vat.
II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 10. 3Messaggio
Con intima gioia ai partecipanti al Convegno Internazionale su « Matteo Ricci: per
un dialogo tra Cina e Occidente » (24 ottobre 2001), n. 4: L'Osservatore Romano, 25
ottobre 2001, p. 5. 4Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale
Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), n. 7: AAS 92 (2000), 456. 5Cfr ibid.,
nn. 19 e 20: AAS 92 (2000), 477-482. 6Cfr Discorso ai Delegati della
Federazione delle Conferenze Episcopali Asiatiche (Manila 15 gennaio 1995), n. 11:
L'Osservatore Romano, 16-17 gennaio 1995, p. 5. 7Giovanni Paolo II,
Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), n. 1: AAS 93 (2001), 266. 8Benedetto
XVI, Udienza Generale (mercoledì 23 agosto 2006): L'Osservatore Romano, 24 agosto
2006, p. 4. 9Giovanni Paolo II, Messaggio Con intima gioia ai partecipanti
al Convegno Internazionale su « Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente
» (24 ottobre 2001), n. 6: L'Osservatore Romano, 25 ottobre 2001, p. 5. 10Ibid. 11Cfr
Fonti Ricciane, a cura di Pasquale M. D'Elia, S.I., vol. 2, Roma 1949, n. 617, p.
152. 12Messaggio Con intima gioia ai partecipanti al Convegno Internazionale
su « Matteo Ricci: per un dialogo tra Cina e Occidente » (24 ottobre 2001), n. 4:
L'Osservatore Romano, 25 ottobre 2001, p. 5. 13Cost. past. Gaudium et
spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 76. 14Lett. enc. Deus
caritas est (25 dicembre 2005), n. 28: AAS 98 (2006), 240. Cfr Conc. Ecum. Vat. II,
Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 76. 15Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 26. 16Ibid.,
n. 23. 17Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis
notio ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della Chiesa come comunione
(28 maggio 1992), nn. 11-14: AAS 85 (1993), 844-847. 18Cfr Conc. Ecum.
Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 23. 19Congregazione
per la Dottrina della Fede, Lettera Communionis notio ai Vescovi della Chiesa cattolica
su alcuni aspetti della Chiesa come comunione (28 maggio 1992), n. 13: AAS 85 (1993),
846. 20Cfr Benedetto XVI, Esort. ap. post-sinodale Sacramentum caritatis
(22 febbraio 2007), n. 6: « La fede della Chiesa è essenzialmente fede eucaristica
e si alimenta in modo particolare alla mensa dell'Eucaristia. La fede e i Sacramenti
sono due aspetti complementari della vita ecclesiale. Suscitata dall'annuncio della
Parola di Dio, la fede è nutrita e cresce nell'incontro di grazia col Signore risorto
che si realizza nei Sacramenti: “La fede si esprime nel rito e il rito rafforza e
fortifica la fede”. Per questo, il Sacramento dell'altare sta sempre al centro della
vita ecclesiale; “grazie all'Eucaristia la Chiesa rinasce sempre di nuovo!”. Quanto
più viva è la fede eucaristica nel Popolo di Dio, tanto più profonda è la sua partecipazione
alla vita ecclesiale mediante la convinta adesione alla missione che Cristo ha affidato
ai suoi discepoli. Di ciò è testimone la stessa storia della Chiesa. Ogni grande riforma
è legata, in qualche modo, alla riscoperta della fede nella presenza eucaristica del
Signore in mezzo al suo popolo »: L'Osservatore Romano, 14 marzo 2007, p. 2; Supplemento,
pp. II-III. 21Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), n.
42: AAS 93 (2001), 296. Cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Deus caritas est (25 dicembre
2005), n. 12: « L'agire di Dio acquista ora la sua forma drammatica nel fatto che,
in Gesù Cristo, Dio stesso insegue la “pecorella smarrita”, l'umanità sofferente e
perduta. Quando Gesù nelle sue parabole parla del pastore che va dietro alla pecorella
smarrita, della donna che cerca la dracma, del padre che va incontro al figliol prodigo
e lo abbraccia, queste non sono soltanto parole, ma costituiscono la spiegazione del
suo stesso essere ed operare. Nella sua morte in croce si compie quel volgersi di
Dio contro se stesso nel quale Egli si dona per rialzare l'uomo e salvarlo – amore,
questo, nella sua forma più radicale »: AAS 98 (2006), 228. 22Benedetto
XVI, Udienza Generale (mercoledì 5 aprile 2006): L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006,
p. 4. 23Dovrebbe essere illuminante per tutti l'esperienza vissuta dalla
Chiesa antica nel tempo delle persecuzioni, nonché l'insegnamento dato al riguardo
proprio dalla Chiesa di Roma, che, escludendo le posizioni rigoriste dei Novaziani
e dei Donatisti, esortava alla generosità del perdono e della riconciliazione nei
confronti di coloro che, avendo abiurato (i « lapsi ») durante le persecuzioni, desideravano
essere riammessi nella comunione della Chiesa. 24Giovanni Paolo II,
Messaggio Alla vigilia ai cattolici in Cina (8 dicembre 1999), n. 6: L'Osservatore
Romano, 11 dicembre 1999, p. 5. 25Cfr Mt 4, 8-10; Gv 6, 15. 26Cfr
Is 42, 1-4. 27Cfr Gv 18, 37. 28Cfr Mt 26, 51-53; Gv 18,
36. 29Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae sulla libertà religiosa,
n. 11. 30Benedetto XVI, Udienza Generale (mercoledì 5 aprile 2006):
L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006, p. 4. 31Cost. past. Gaudium et
spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, n. 28. 32Benedetto XVI, Udienza
Generale (mercoledì 5 aprile 2006): L'Osservatore Romano, 6 aprile 2006, p. 4. 33Compendio
del Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 174. Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica,
nn. 857 e 869. 34Giovanni Paolo II, Lett. ap. Apostolos suos (21 maggio
1998), n. 10: AAS 90 (1998), 648. 35Cfr C.I.C., can. 447. 36Statuti
dell'Associazione Patriottica Cattolica Cinese (Chinese Catholic Patriotic Association,
CCPA), 2004, art. 3. 37Omelia per il Giubileo dei Vescovi (8 ottobre
2000), n. 5: AAS 93 (2001), 28. Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus sull'ufficio
pastorale dei Vescovi nella Chiesa, n. 6. 38Giovanni Paolo II, Omelia
per il Giubileo dei Vescovi (8 ottobre 2000), n. 4: AAS 93 (2001), 27. 39Benedetto
XVI, Udienza ai Vescovi nominati di recente (21 settembre 2006): AAS 98 (2006), 696. 40Conc.
Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 21. Cfr anche C.I.C., can.
375, § 2. 41Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 22. Cfr anche
« Nota esplicativa previa », n. 2. 42China Catholic Bishops' College
(CCBC). 43A livello universale si vedano, per esempio, le disposizioni
dell'art. 18, paragrafo 1, dell'International Covenant on Civil and Political Rights
del 16 dicembre 1966 (« Everyone shall have the right to freedom of thought, conscience
and religion. This right shall include freedom to have or to adopt a religion or belief
of his choice, and freedom, either individually or in community with others and in
public or private, to manifest his religion or belief in worship, observance, practice
and teaching ») e l'interpretazione, vincolante per gli Stati Membri, che ne ha dato
il Comitato dei Diritti dell'Uomo delle Nazioni Unite nel « General Comment, No. 22
» (n. 4) del 30 luglio 1993 (« the practice and teaching of religion or belief includes
acts integral to the conduct by religious groups of their basic affairs, such as the
freedom to choose their religious leaders, priests and teachers, the freedom to establish
seminaries or religious schools and the freedom to prepare and distribute religious
texts or publications »).
A livello regionale poi si vedano, per esempio,
i seguenti impegni, assunti nella Riunione di Vienna dai Rappresentanti degli Stati
partecipanti alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE): «
Al fine di assicurare la libertà dell'individuo di professare e praticare una religione
o una convinzione, gli Stati partecipanti, fra l'altro, (...) rispetteranno il diritto
di tali comunità religiose di (...) organizzarsi secondo la propria struttura gerarchica
e istituzionale, (...) scegliere, nominare e sostituire il proprio personale conformemente
alle rispettive esigenze e alle proprie norme nonché a qualsiasi intesa liberamente
accettata fra esse e il proprio Stato, (...) » (Documento Conclusivo del 1989, Principio
n. 16 della sezione « Questioni relative alla sicurezza in Europa »). Cfr anche
Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, n. 4. 44Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus sull'ufficio pastorale dei Vescovi nella
Chiesa, n. 20. 45Si vedano, al riguardo, le relative norme del C.I.C.
(cfr can. 378). 46Cost. dogm. Lumen gentium sulla Chiesa, n. 23. 47Cfr
C.I.C., cann. 265-272. 48Per una riflessione sulla dottrina e spiritualità
del sacerdozio e sul carisma del celibato rimando al mio Discorso alla Curia Romana
(22 dicembre 2006): L'Osservatore Romano, 23 dicembre 2006, p. 6. 49Cfr
Giovanni Paolo II, Messaggio La memoria liturgica alla Chiesa che è in Cina nel 70o
anniversario dell'ordinazione a Roma del primo gruppo di Vescovi cinesi e nel 50o
anniversario dell'istituzione della Gerarchia ecclesiastica in Cina (3 dicembre 1996),
n. 4: AAS 89 (1997), 256. 50Esort. ap. post-sinodale Pastores dabo vobis
(25 marzo 1992), n. 70: AAS 84 (1992), 782. 51Ibid., n. 29: AAS 84 (1992),
704. 52Giovanni Paolo II, Esort. ap. post-sinodale Ecclesia in Asia
(6 novembre 1999), n. 46: AAS 92 (2000), 521. Cfr Benedetto XVI, Quinto Incontro Mondiale
delle Famiglie in Spagna (Valencia 8 luglio 2006): « La famiglia è un bene necessario
per i popoli, un fondamento indispensabile per la società ed un grande tesoro degli
sposi durante tutta la loro vita. È un bene insostituibile per i figli che devono
essere frutto dell'amore, della donazione totale e generosa dei genitori. Proclamare
la verità integrale della famiglia, fondata nel matrimonio come Chiesa domestica e
santuario della vita, è una grande responsabilità di tutti. [...] Cristo ha rivelato
quale è sempre la fonte suprema della vita per tutti e, pertanto, anche per la famiglia:
“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati.
Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,
12- 13). L'amore di Dio stesso si è riversato su di noi nel battesimo. Per questo
le famiglie sono chiamate a vivere quella qualità di amore, poiché il Signore è colui
che si fa garante che ciò sia possibile per noi attraverso l'amore umano, sensibile,
affettuoso e misericordioso come quello di Cristo »: AAS 98 (2006), 591-592. 53Cfr
Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. Gaudium et spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo,
n. 47. 54Cfr Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio (22
novembre 1981), n. 3: AAS 74 (1982), 84. 55Come hanno detto i Padri
sinodali della Settima Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi (1-30 ottobre 1987),
nella formazione dei cristiani « un aiuto può essere dato anche da una catechesi post-battesimale
a modo di catecumenato, mediante la riproposizione di alcuni elementi del “Rituale
dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti”, destinati a far cogliere e vivere le immense
e straordinarie ricchezze e responsabilità del Battesimo ricevuto »: Giovanni Paolo
II, Esort. ap. post-sinodale Christifideles laici (30 dicembre 1988), n. 61: AAS 81
(1989), 514. Cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1230-1231. 56Omelia
sul Monte delle Beatitudini (Israele, 24 marzo 2000), n. 5: L'Osservatore Romano,
25 marzo 2000, p.