Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della XIII Domenica del Tempo ordinario
In questa XIII Domenica del tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il brano del Vangelo
nel quale, mentre si incammina verso Gerusalemme per la sua ultima Pasqua, Gesù rivolge
ad alcune persone che lo incrociano per la via l'invito a seguirlo, ottenendo però
risposte esitanti:
A un altro disse: “Séguimi”. E costui rispose: “Signore,
concedimi di andare a seppellire prima mio padre”. Gesù replicò: “Lascia che i morti
seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio”. Un altro disse: “Ti
seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa”. Ma Gesù gli
rispose: “Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per
il regno di Dio”.
Sul significato di questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di cristologia alla
Pontificia Università Lateranense:
Gesù
cammina e passa, e nel passare incontra e chiama. Già Sant'Agostino esprimeva il timore
del Signore che passa; il suo passare, infatti, è un istante che mette alla prova
l’intera vita di coloro che lo incontrano. Nel momento stesso in cui Egli passa, nel
momento stesso in cui Egli chiama, tutta la libertà dell’uomo è chiamata in questione.
Quante volte il Signore è passato, quante volte è risuonato l’invito decisivo: "Seguimi!".
Tutto per noi si gioca in quel frangente che si crea tra il risuonare del Suo invio
e il movimento del nostro spirito. E’ in quell’istante che qualcosa o qualcuno, normalmente,
si frappone tra Lui e noi, tra Lui e me. Ma l’appello di Cristo non ammette frapposizioni:
Egli è venuto a ricreare la piena comunione tra il Creatore e la sua Creatura. Scriveva
San Tommaso che non c’è nulla che stia in mezzo tra la nostra libertà e la Sua chiamata.