Il Papa riceve la delegazione del Patriarcato di Costantinopoli: l'amore reciproco
è la condizione per superare i pregiudizi e giungere all'unità
Il Papa, dopo l’Angelus, ha ricevuto nel Palazzo Apostolico la delegazione del Patriarcato
Ecumenico di Costantinopoli, composta dall’arcivescovo greco ortodosso di Francia
Emmanuel, dal metropolita di Sassima Gennadios e dal diacono Andreas del Fanar. Con
loro si è quindi trattenuto a pranzo. Il servizio di Sergio Centofanti. Un
incontro fraterno all’insegna dell’ecumenismo. Il Papa ha ricordato con commozione
la “calorosa accoglienza” ricevuta al Fanar per la festa di sant’Andrea, nel corso
della sua visita apostolica in Turchia lo scorso novembre, e l’incontro definito “indimenticabile”
con il Patriarca Bartolomeo I. “L’abbraccio di pace scambiato tra di noi durante la
Divina Liturgia – ha affermato - resta un sigillo e un impegno per la nostra vita
di Pastori nella Chiesa, giacché siamo tutti persuasi che l’amore reciproco è condizione
previa per giungere a quella piena unità nella fede e nella vita ecclesiale verso
la quale siamo con fiducia incamminati”: “A
questo, in verità, tendono le nostre comuni iniziative: ad intensificare cioè i sentimenti
e i rapporti di carità fra le nostre Chiese e fra i singoli fedeli, in modo da superare
quei pregiudizi e quelle incomprensioni che derivano da secoli di separazione per
affrontare, nella verità ma con spirito fraterno, le difficoltà che impediscono ancora
di accostarci alla stessa mensa eucaristica. A tal proposito, la preghiera riveste
un ruolo indispensabile perché solo il Signore può orientare e guidare i nostri passi,
essendo l’unità prima di tutto dono di Dio da chiedere con corale invocazione e da
accogliere con umile docilità, consapevoli dei sacrifici che comporta il cammino di
avvicinamento all’unità”.
Il Papa esprime la propria
gioia per il fatto “che il dialogo teologico abbia ripreso il suo corso con rinnovato
spirito e vigore”. Nel prossimo autunno la Commissione Mista Internazionale competente
si incontrerà per continuare lo studio su una questione centrale e determinante come
è quella delle conseguenze ecclesiologiche e canoniche della struttura sacramentale
della Chiesa, in particolare della collegialità e dell’autorità nella Chiesa:
“Noi
tutti vogliamo accompagnarne i lavori con perseverante preghiera. Che il Signore illumini
i Membri cattolici e ortodossi perché trovino, sulla base della Sacra Scrittura e
della Tradizione della Chiesa, proposte di soluzione capaci di far compiere passi
significativi verso la piena comunione. Sono ben lieto di sapere che il Patriarcato
Ecumenico e lo stesso Patriarca Bartolomeo I seguono con analoghi sentimenti l’attività
di questa Commissione”.
Ma per la ricerca della
piena unità – ha aggiunto - “è necessario il coinvolgimento, sotto forme differenti,
dell’intero corpo delle nostre Chiese”:
“In
questo itinerario spirituale un ruolo privilegiato svolgono le Facoltà teologiche
e gli Istituti di ricerca e di insegnamento. Lo aveva già indicato il Decreto sull’ecumenismo
del Concilio Vaticano II quando, con chiarezza, sottolineava che 'l’insegnamento della
sacra teologia e delle altre discipline specialmente storiche deve essere fatto anche
sotto l’aspetto ecumenico, perché abbia sempre meglio a corrispondere alla verità
dei fatti'”.
In tale prospettiva, il Papa ha sottolineato
l’importanza dei contatti personali e culturali fra i giovani studenti e la necessità
di una “formazione catechetica delle nuove generazioni, perché abbiano piena coscienza
della propria identità ecclesiale e dei legami di comunione esistenti con gli altri
fratelli in Cristo, senza dimenticare i problemi e gli ostacoli che tuttora impediscono
la piena comunione tra noi”. Infine il Pontefice, ringraziando la delegazione ortodossa
per la visita, ha rinnovato l’espressione del suo affetto e della sua stima al Patriarca
Bartolomeo I, nell’auspicio che sia intensificato “ogni possibile sforzo” nel cammino
verso la piena comunione.