Il cardinale Piovanelli ricorda don Milani: ci ha insegnato la radicalità della fede
"Un diamante trasparente e duro... che doveva ferirsi e ferire", ma solo "per amore
di Dio, dei poveri e della Chiesa". Con queste parole il cardinale Ennio Antonelli,
arcivescovo di Firenze, ha ricordato ieri mattina, nella chiesa di Barbiana, don Lorenzo
Milani. Alla Santa Messa, celebrata 40 anni dopo la morte del sacerdote, hanno partecipato
oltre 200 persone. Il cardinale ha sottolineato l'attaccamento di don Milani alla
Chiesa e, in particolare, al sacramento della Confessione. Per un ricordo del sacerdote
ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, l'arcivescovo emerito di Firenze,
cardinale Silvano Piovanelli, compagno di seminario e amico di don Milani: R.
– Come compagno di seminario devo riconoscere che ci ha subito colpito. Don Milani
è arrivato con la temperie del convertito; si è interamente dato a questa strada che
cominciava all’improvviso. Tutti sappiamo come sia avvenuta la sua conversione. Era
alla ricerca e si confrontava con il confessore, che poi era confessore di tanti di
noi, don Raffaele Benzi; questi l’ha portato con sé quando è andato a far visita alla
salma di un giovane prete, suo amico. Don Benzi era afflitto per la perdita di questo
giovane prete e quando sono usciti dalla stanza, don Milani ha detto: “Io prendo il
suo posto”. Di punto in bianco è passato dalla ricerca di Dio ad intraprendere la
strada per diventare suo ministro. Ci ha colpito in modo particolare per la sua sete
di povertà, provenendo lui da un ambiente molto ricco.
D.
– Ecco, un sacerdote senza mezze misure si è detto...
R.
– Senza mezze misure. C’è un episodio piccolo, piccolo che può in qualche maniera
dirci qualcosa sulla sua decisione di vivere così. Si trovava una volta in una strada
del rione di San Frediano, dove è il nostro seminario, e stava mangiando un po’ di
pane bianco. A quel tempo, il pane che noi tutti mangiavamo era un pane nero. Il pane
bianco lo mangiavano i ricchi. Una donna da una finestra gli ha detto: “Si ricordi
che non si mangia il pane dei ricchi nel rione dei poveri”. E lui, in tutta la sua
vita, è stato vicino ai poveri, vestendosi della loro veste ed entrando nella loro
situazione.
D. – Quale, in poche parole, l’eredità
che ci ha lasciato questa figura...
R. – Il messaggio
da cogliere è questo: il Vangelo richiede coerenza. I cristiani sono chiamati a dare
testimonianza coerente del Vangelo in questo mondo. E’ solo così che essi appariranno
diversi dalla cultura nella quale noi viviamo.