Il cardinale Bertone apre il Triduo Petro-Paolino: il magistero del Papa sia un punto
di riferimento meditato e seguito
Ieri pomeriggio il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha aperto il Triduo
Petro-Paolino nella Basilica romana di San Paolo fuori le Mura. Nella sua omelia,
il porporato, che ha presieduto i Vespri e la Messa, ha invitato i fedeli a camminare
uniti alla luce degli insegnamenti del Papa. Di fronte alle sfide e alle difficoltà
di oggi, ha detto, la comunità cristiana è chiamata a stringersi attorno al Santo
Padre. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Amare
Cristo, la passione che consumò l’esistenza di Pietro e di Paolo”, “deve diventare
anche la nostra quotidiana ricerca”, solo aprendosi all’amore di Gesù, ha spiegato
nella sua omelia il cardinale Tarcisio Bertone, è possibile “diventare annunciatori
convinti e convincenti della Parola che salva, testimoni credibili e gioiosi del suo
Vangelo di speranza e di pace”. Nel primo giorno del triduo che precede la solennità
dei Santi Pietro e Paolo, il porporato ha sottolineato che questa festa – una delle
più antiche dell’anno liturgico, inserita nel Calendario già nel IV secolo – ci invita
a rinnovare il nostro amore per il Papa, perché si traduca nell’ascolto docile del
suo magistero, ci spinga “a sostenerne in maniera fattiva il ministero secondo i nostri
diversi ruoli e responsabilità”, “ci renda responsabili costruttori d’una Chiesa unita
e fedele” ed ancora ci induca “a vivere con piena fedeltà la nostra vocazione cristiana”.
Il cardinale Bertone ha ricordato anche le differenti personalità di Pietro e di Paolo:
umile e forte il primo, entusiasta e zelante il secondo. “Con le loro diverse ricchezze,
con il loro personale carisma”, ha affermato il cardinale segretario di Stato, “hanno
contribuito ad edificare un’unica Chiesa”, e “la tradizione cristiana”, accomunandone
il ricordo, ha come voluto “comporre in unità la loro testimonianza”. Una testimonianza
scaturita anzitutto dalla loro sincera amicizia verso Cristo, che li ha spinti a dare
persino la vita per Lui. Ed è questo che Dio “attende anche da noi” ha proseguito
il cardinale Bertone: “essere suoi amici, amarlo sopra ogni cosa e nulla mai anteporre
al suo amore”. Un amore che converte l’uomo ridandogli dignità ed autorità, che trasforma
l’esistenza e rende capaci di cogliere e realizzare la propria vocazione. E il porporato
ha esortato in particolare quanti vivono nella capitale a prendere spunto dalla festa
dei Santi Pietro e Paolo per maturare la consapevolezza della speciale missione che
la Chiesa di Roma è chiamata a svolgere. Avere come Pastore il Papa, il successore
di Pietro, per Roma è una grande grazia e responsabilità, ha concluso il cardinale
Bertone, abbiamo “la certezza e la sicurezza che il Vangelo nel quale crediamo e su
cui scommettiamo ogni giorno, pur con le nostre fragilità e incoerenze, è lo stesso
Vangelo proclamato dagli Apostoli”, quello di Cristo. “E questa certezza di ortodossia
la dobbiamo a Pietro e ai suoi successori”. “Chiediamo al Signore – ha detto il porporato
– che ci renda attenti a quanto il Papa insegna, preghiamo perché il suo magistero
sia sempre per l’intera Chiesa un punto di riferimento cercato, desiderato, meditato
attentamente e, con la grazia di Dio, seguito”.