Dopo 10 anni Tony Blair lascia Downing Street. Gordon Brown nuovo premier
Cambio ufficiale della guardia alla guida del governo britannico. Dopo 10 anni di
premierato, Tony Blair ha rimesso stamani la carica nelle mani della Regina Elisabetta
II. Subito dopo, la sovrana del Regno Unito ha convocato a Buckingham Palace il neo-leader
laburista Gordon Brown e lo ha nominato nuovo premier. Oggi stesso Blair potrebbe
essere nominato inviato speciale in Medio Oriente da ONU, Unione Europea, Stati Uniti
e Russia, che formano il cosiddetto Quartetto, riunito in questi giorni a Gerusalemme.
Nell’ultimo question time alla Camera dei Comuni, l’ex premier ha ribadito che l'unica
soluzione per portare la pace in Medio Oriente è quella dei due Stati, uno israeliano
e l'altro palestinese, che convivano fianco a fianco. Poi ha ribadito che gli interventi
militari in Afghanistan e Iraq, pur a costo di numerose vittime, servono a portare
sicurezza nella comunità internazionale. Ma con il cambio tra Blair e Gordon, quale
sarà ora l’atteggiamento britannico in politica estera, in particolare in ambito europeo?
Giancarlo La Vella ne ha parlato con Adriana Cerretelli, corrispondente de "Il Sole
24 Ore" da Bruxelles:
R. - Credo
che forse cambierà più nei toni che nella sostanza. Certamente Blair a parole era
un grande eurofilo ma nei fatti non è che abbia fatto poi grandi cose “pro-Europa”.
Penso che Brown, al contrario, sia un uomo molto più ufficialmente euro-scettico ma
come spesso succede con gli euro-scettici – vedi il caso della Thatcher – poi possa
anche riservare delle sorprese nel senso che Thatcher è stata un’anti europeista ma
al tempo stesso è stata una delle artefici della creazione del mercato unico che porta
decisamente la sua impronta.
D. – Sembra che si stia allontanando comunque
il momento dell’adozione dell’euro da parte della Gran Bretagna, stando alle prime
dichiarazione di Brown...
R. – Per il momento, appunto, non lo vedrei come
un problema sul tappeto. Bisognerà vedere Brown se rivincerà le elezioni ma nel caso
in cui dovesse vincere un nuovo mandato, secondo me potrebbe essere appunto il classico
primo ministro che potrebbe fare un passo in quella direzione. Naturalmente dipenderà
molto da dove nel frattempo andrà l’Europa. Se vedrà che ci sono delle condizioni
che possono fare l’interesse del suo Paese, io penso che potrebbe anche fare quel
passo.
D. – Sicuramente a Gordon Brown spetta il gravoso compito di ricucire
lo strappo con l’opinione pubblica per la missione in Iraq...
R. – Sì, certo.
Brown era molto più riservato di Blair sulla questione. Certamente lo aspettano decisioni
difficili. Al tempo stesso però Brown non è un anti americano, quindi presumo che
dietro le quinte tenterà di negoziare una soluzione che non sia dannosa per il proprio
governo, il proprio Paese, al tempo stesso non rappresenti uno sgarbo nei confronti
degli americani.