2007-06-24 14:29:10

Oggi la conclusione a Roma dell'Incontro europeo dei docenti universitari: il commento del cardinale Péter Erdő


Si chiude questa sera a Roma l'incontro europeo dei docenti universitari sul tema "Un nuovo umanesimo per l'Europa", promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE). Ieri il Papa, incontrando i partecipanti al Convegno, aveva sottolineato come, in un' Europa segnata attualmente da "una certa instabilità sociale e da una diffidenza di fronte ai valori tradizionali”, la promozione di un nuovo umanesimo richieda "una chiara comprensione di cosa significhi realmente la modernità". Ma quali sono le condizioni indispensabili, nella relazione tra fede e scienza, per promuovere un nuovo umanesimo? Marta Vertse, del programma ungherese della nostra emittente, lo ha chiesto al cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa:RealAudioMP3


R. – E’ chiaro ormai che la fede e la scienza si presuppongono, hanno bisogno l’una dell’altra, e che l’uomo come essere umano non è soltanto oggetto di una ricerca nel campo delle scienze naturali, ma che il vero umanesimo richiede una visione completa dell’uomo e una visione completa dei valori. I valori non sono un oggetto, come una macchina, ma esprimono una relazione. Anche quando cerchiamo il senso delle cose, delle diverse azioni o dei diversi comportamenti, il valore e il senso si determinano mediante una relazione. Questo senso e questo valore provengono dalla loro relazione con Dio stesso Creatore, che con la Sua volontà e con il Suo amore dà appunto uno scopo, una destinazione all’universo e all’umanità. In questo contesto, l’umanesimo cresce e il quadro che abbiamo sull’uomo è completo, alla luce della persona di Gesù Cristo, che ha mostrato tutta la verità sull’uomo. Quindi, dalla persona di Gesù Cristo conosciamo chi siamo noi esseri umani. Così le singole discipline e la nostra fede si integrano e l’armonia tra le scienze e la fede può contribuire di più all’umanizzazione della vita dell’umanità e delle singole società, specialmente qui in Europa.

 
D. – Eminenza, il Santo Padre nel suo discorso ha fatto un accenno al processo di Bologna. Le università cattoliche come possono contribuire a questo processo che comprende tutto il continente?

 
R. – Prima di tutto, tutte le aree geografiche del mondo hanno ormai un sistema comune per il riconoscimento dei diplomi, che è un bisogno assoluto e una conseguenza della globalizzazione dell’economia e della scienza. D’altra parte, il processo di Bologna offre un’opportunità per riflettere sul contenuto del nostro insegnamento, sulla sua completezza. E’ risultato chiaro anche durante i discorsi e le conferenze di queste giornate che nelle università non basta badare alle formalità, al modo in cui si insegna, alla struttura dei crediti e così via, ma al contenuto. Quindi, nel quadro del processo di Bologna, diviene possibile un maggiore scambio di valori, di contenuti scientifici anche tra le università. E sotto questo aspetto anche le università cattoliche hanno una grande opportunità per dare il loro contributo all’insieme del pensiero europeo.







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