Il Papa ai docenti universitari d'Europa: per rispondere alla crisi della modernità
e costruire un nuovo umanesimo, il continente deve riscoprire la sua eredità cristiana
L’Europa deve riappropriarsi della sua tradizione di autentica culla dell’umanesimo,
fondata sui valori cristiani e le università del continente devono indagare a fondo
la “crisi della modernità”, permettendo alla fede e alla ragione di cooperare e di
rispondere ai bisogni culturali e spirituali dell’essere umano. Con un discorso di
grande respiro intellettuale, Benedetto XVI ha accolto questa mattina in udienza i
docenti e i rettori delle Università europee, che partecipano in questi giorni, a
Roma, al convegno intitolato “Un nuovo umanesimo per l'Europa. Il ruolo delle Università”.
Il servizio di Alessandro De Carolis.
In una
Europa che “attualmente sta avvertendo una certa instabilità sociale e una diffidenza
di fronte ai valori tradizionali”, la promozione di un nuovo umanesimo “richiede una
chiara comprensione di cosa significhi realmente la modernità”. Attorno a questa che
a più riprese Benedetto XVI sottolinea come un imperativo improcrastinabile, il Papa
ha sviluppato un’ampia riflessione sul ruolo che gli atenei del Vecchio continente
possono e devono giocare “a servizio di un'Europa più unita”:
Far
from being the fruit of a superficial desire… "Lungi dall’essere frutto
di un desiderio superficiale per la novità, la ricerca di un nuovo umanesimo deve
tenere in serio conto il fatto che oggi l’Europa sta avvertendo un massiccio spostamento
culturale, in cui uomini e donne sono sempre più coscienti della loro chiamata ad
essere attivamente impegnati nel cambiare la loro storia. Storicamente, è in Europa
che l’umanesimo si è sviluppato, grazie alla fruttuosa interazione fra le varie culture
della sua gente e alla fede cristiana. L’Europa oggi deve conservare e riappropriarsi
della sua tradizione autentica, se essa vuole rimanere fedele alla sua vocazione di
culla dell’umanesimo”.
Benedetto XVI
ha quindi richiamato l’attenzione dei suoi circa duemila ospiti, guidati dal cardinale
Péter Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d'Europa, su tre questioni che impongono, ha osservato,
un’analisi approfondita. In primo luogo, ha accennato “all’esigenza di uno studio
esauriente sulla crisi della modernità”: nozione, ha detto, che nei secoli più recenti,
ha “fortemente condizionato” la cultura europea. Il Papa ha messo in guardia dalla
falsa dicotomia creata tra l’“umanesimo autentico” - che guarda anche al trascendente
- e un certo “teismo”, entrambi considerati come estremi di un “inconciliabile conflitto
fra legge divina e libertà umana”. Chiediamoci piuttosto, ha affermato il Pontefice,
se - come scrisse Giovanni Paolo II nell’Enciclica Redemptor hominis - in questa era
di progressi economici e tecnici “l'uomo, come uomo, nel contesto di questo
progresso, diventi veramente migliore, cioè più maturo spiritualmente, più cosciente
della dignità della sua umanità, più responsabile, più aperto agli altri, in particolare
verso i più bisognosi e più deboli, più disponibile a dare e portare aiuto a tutti”.
Benedetto
XVI ha poi riflettuto sul rapporto tra fede e ragione, affermando tra l’altro che
l'aumento delle università europee è stato promosso in base alla convinzione che fede
e ragione possano cooperare “nella ricerca della verità, ciascuna rispettando la natura
e la legittima autonomia dell'altra, tuttavia funzionando insieme in modo armonioso
e creativo a servizio della realizzazione della persona umana nella verità e nell'amore”:
The
present cultural shift is often seen as a 'challenge… "L’attuale spostamento
culturale è visto spesso come ‘una sfida’ alla cultura dell'università e allo stesso
cristianesimo, piuttosto che come ‘orizzonte’ alla luce del quale possono e devono
essere trovate soluzioni creative”.
Ecco, dunque,
la terza questione proposta dal Papa, quella “del contributo che il cristianesimo
può dare all'umanesimo del futuro”. La cosiddetta “questione dell'uomo” - oggetto
di dibattito al Convegno romano dei rettori e docenti universitari - “sfida la Chiesa
- ha sottolineato Benedetto XVI - a concepire dei modi efficaci di proclamare alla
cultura contemporanea ‘il realismo’ della propria fede nell’opera di salvezza di Cristo.
Il cristianesimo - ha obiettato il Papa - non deve essere relegato nel mondo del mito
e dell'emozione, ma deve essere rispettato affinchè il suo annuncio faccia luce sulla
verità circa l'uomo, in modo da trasformare spiritualmente gli uomini e le donne e
permettere loro di realizzare la propria vocazione nella storia”:
Knowledge
can never be limited to the purely… "La conoscenza non può mai essere
limitata al campo puramente intellettuale, essa include anche la rinnovata capacità
di guardare alle cose in un modo libero da pregiudizi e da preconcetti e di permetterci
d’essere stupiti dalla realtà la cui verità può essere scoperta unendo l’intelletto
all’amore. Solo quel Dio che ha il volto umano, rivelato in Gesù Cristo, può impedirci
di ridurre la realtà proprio quando richiede livelli di comprensione sempre nuovi
e sempre più complessi. La Chiesa è cosciente della sua responsabilità di dover offrire
questo contributo alla cultura contemporanea”.