2007-06-22 14:28:50

Nessun progresso al vertice europeo di Bruxelles, dopo il colloquio tra il cancelliere tedesco, Merkel, e il presidente polacco, Kaczynski, che minaccia di porre il veto al nuovo Trattato UE


“Le delegazioni stanno lavorando intensamente, ma non ci sono ancora soluzioni”: è quanto ha dichiarato il cancelliere tedesco e presidente di turno UE, Angela Merkel, nel secondo giorno di lavori del vertice del Consiglio Europeo di Bruxelles, nel quale si deve decidere l’avvio di una Conferenza intergovernativa per redigere un nuovo Trattato costituzionale, sostitutivo della Costituzione comunitaria, bocciata nel 2005 da Francia e Olanda. La presidenza tedesca presenterà nel pomeriggio, e solo quando avrà ragionevoli possibilità di successo, una nuova proposta di compromesso. Il servizio di Roberta Moretti:RealAudioMP3


Angela Merkel ha garantito il massimo impegno nei colloqui bilaterali con le delegazioni britannica, polacca, olandese e della Repubblica Ceca, i quattro Paesi che minacciano di opporsi alla nuova Carta UE. La questione più spinosa resta quella del sistema di voto a doppia maggioranza, basato cioè sul 55% degli Stati e il 65% della popolazione, cui si oppone la Polonia. Varsavia chiede invece un sistema di voto basato sulla radice quadrata della popolazione, che le darebbe più potere. Inoltre, l’organizzazione di minoranze di blocco è ritenuta fondamentale dalla Polonia per poter rifiutare proposte UE non gradite. Per sbloccare l'impasse, il presidente francese, Sarkozy, ha presentato nella notte una “proposta di compromesso”, che fa riferimento alla cosiddetta "clausola Ioannina", dal nome della città greca dove è stata definita nel 1994 per la prima volta. La clausola consente a un piccolo gruppo di Paesi che arrivano a toccare la soglia di minoranza di blocco di chiedere il riesame della decisione presa a maggioranza qualificata. Da parte sua, comunque, il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha giudicato la proposta “insufficiente”. Secondo fonti diplomatiche, Kaczynski sarebbe favorevole al Trattato se l’applicazione del sistema di voto della doppia maggioranza fosse ritardata al 2020, anche se la Carta UE entrerebbe in vigore nel 2009. Sarebbe invece più a portata di mano il compromesso con la Gran Bretagna, che chiede la modifica del nome di “ministro degli Esteri UE” e la garanzia che la rappresentanza dell'Unione Europea al Consiglio ONU non pregiudichi il seggio permanente di Londra. Infine, la Francia si è detta soddisfatta dalla bozza tedesca che, su sua richiesta, ha rimosso dal testo il riferimento alla “concorrenza libera e senza distorsioni”. Una modifica che sta trovando forti resistenze da parte di molti Stati membri.

 
Ma cosa prevede la bozza di Trattato costituzionale presentata dalla presidenza tedesca? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto a Federiga Bindi, esperta di questioni europee e titolare della cattedra Jean Monnet all’Università di Tor Vergata:RealAudioMP3

 
R. - La bozza della Germania sta tentando di salvare tutto il salvabile dell’ex Trattato costituzionale e, soprattutto, ciò che riguarda i meccanismi istituzionali. Quindi, si sta cercando di salvaguardare il voto del Consiglio e il ministro degli Esteri, che sono le due cose più evidenti ed eclatanti, anche se in realtà c’è una lista di ben 15 punti in discussione.

 
D. - A questa proposta si oppongono soprattutto Polonia e Regno Unito. Perché e quali sono gli scogli da superare?

 
R. - Il Regno Unito si oppone perchè ha una storica tendenza anti-integrazionista. Quindi, tutto quello che riguarda una maggiore integrazione europea, viene solitamente contrastato dal Regno Unito. Per quanto riguarda la Polonia, invece, si tratta di una posizione assolutamente anacronistica, anche molto preoccupante: la Polonia ha addirittura chiesto la riparazione dei danni di guerra alla Germania e si è spinta ad affermare che se non ci fossero stati i nazisti, la popolazione polacca sarebbe stata più numerosa di quella tedesca. Quindi, in base a questo ragionamento, i polacchi avrebbero diritto a più voti in Consiglio. Ma questo è assurdo. A mio avviso, la Polonia, in questo momento, è veramente al limite.

 
D. - Quindi, il rischio di fallimento del Summit o di un accordo al ribasso sono ipotesi probabili...

 
R. - Non credo ci sarà un fallimento perché comunque è stata espressa la volontà, da parte di tutti, di trovare un accordo. Certo, si tratterà non di un fallimento ma di un accordo al ribasso: secondo me, ci saranno sostanziali offerte alla Polonia. Si sta veramente mettendo a repentaglio una costruzione che ha portato pace e prosperità al continente e non credo che questo sia accettabile.

 
D. - Rafforzare il ruolo internazionale e la capacità decisionale sono ancora delle priorità per l’Unione Europea?

 
R. - L’importante è che ci sia più coerenza nell’azione del Consiglio e della Commissione nei rapporti esterni. E’ importante modificare i meccanismi decisionali, perché gli studi mostrano che nel primo periodo del 2004, con l’eccezione di Polonia e Lituania, i nuovi Stati membri sono stati silenti nel Consiglio, tanto che alcuni hanno detto perfino “con l’allargamento si diventa più efficienti”. Se noi, invece, guardiamo il comportamento del voto, e cioè il numero di volte che gli Stati si oppongono ad un provvedimento, vediamo che negli ultimi sei mesi il trend sta cambiando. I nuovi Paesi arrivati si stanno opponendo sempre di più alle decisioni prese, andando a livello degli altri Stati membri. Ora, se questo trend continua e tutti gli Stati cominciano ad opporre provvedimenti, a 27 noi non andiamo da nessuna parte.







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