2007-06-21 12:13:51

Il Papa alla ROACO: la pace in Medio Oriente sia liberata dalla malattia mortale della discriminazione religiosa e culturale


La pace in Medio Oriente sia liberata dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica e geografica: è il grido accorato di Benedetto XVI che stamani ha ricevuto i partecipanti all’Assemblea della ROACO, la Riunione delle Opere in Aiuto alle Chiese Orientali. Il Papa ha sottolineato in particolare che la Chiesa in Iraq sta subendo “un autentico martirio per il nome di Cristo”. Il servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3
 
Il Papa esprime la propria preoccupazione per quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove “la pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa” e indebolita da “ingiustizie antiche e nuove”. Così – afferma il Pontefice – la pace “si spegne, lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale”:

 
“Insieme a ciascuno di voi, sentendomi in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane, ma anche con coloro che venerano il nome di Dio e lo cercano in sincerità di coscienza, e a tutti gli uomini di buona volontà desidero bussare nuovamente al cuore di Dio, Creatore e Padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace. Busso al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica”.

 
Benedetto XVI assicura “ancora una volta che la Terra Santa, l’Iraq e il Libano sono presenti, con l’urgenza e la costanza che meritano, nella preghiera e nell’azione della Sede Apostolica e di tutta la Chiesa”. Chiede dunque alla Congregazione per le Chiese Orientali e a ciascuna delle Opere ad essa collegate di “confermare la stessa premura al fine di rendere più incisivi la vicinanza e l’intervento a favore” delle comunità cristiane di questa regione perché sentano “il conforto della fraternità ecclesiale”. Un aiuto che vada al di là di “una gestione individualistica” per garantire un “servizio più ordinato ed equo”. Esprime poi il suo cordoglio “per la barbara uccisione di un inerme sacerdote e di tre suddiaconi avvenuta al termine della Liturgia domenicale il 3 giugno scorso in Iraq”:

 
“La Chiesa intera accompagna con affetto e ammirazione tutti i suoi figli e le sue figlie e li sostiene in quest’ora di autentico martirio per il nome di Cristo”.

 
Un abbraccio che rivolge ugualmente ai fedeli in Terra Santa e Turchia. Il Papa ribadisce poi ancora una volta la necessità del dialogo:

 
“Circa l’irreversibilità della scelta ecumenica e l’inderogabilità di quella interreligiosa, da me più volte ribadite, mi preme di sottolineare in questa occasione quanto esse traggano alimento dal movimento della carità ecclesiale. Tali scelte altro non sono che espressioni della stessa carità, la sola capace di stimolare i passi del dialogo e di aprire orizzonti insperati”.
 
Un dialogo, secondo il Papa, che deve rifuggire “da ogni sorta di indifferentismo” non eludendo mai “nell’esercizio della carità la missione della comunità cattolica locale”. Infine il Papa sottolinea che l’azione caritativa deve svilupparsi sul “mistero dell’amore eucaristico” che “dà garanzia di autenticità al nostro donare” come ha spiegato nell’Esortazione post-sinodale Sacramentum caritatis:
 
“Il cibo della verità ci spinge a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per lavorare senza sosta all’edificazione della civiltà dell’amore. Ma proprio l’ispirazione eucaristica del nostro agire interpellerà in profondità l’uomo, il quale non può vivere di solo pane, per annunciargli il cibo della vita eterna, preparato da Dio nel Figlio Gesù”.







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