Dalla ROACO appello a sostenere i cristiani in Iraq e Turchia
Termina oggi in Vaticano l'Assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere
di Aiuto alle Chiese Orientali: durante i lavori il patriarca di Baghdad dei Caldei
Emmanuel III Delly ha lanciato un accorato appelloa sostenere i cristiani
in Iraq. ascoltiamolo al microfono di Jamal Ward del programma arabo della
nostra emittente:
R. –
Ho chiesto a tutti di pregare per noi e di fare qualcosa che faccia risvegliare la
coscienza del mondo, chiedendo alle Conferenze episcopali di tutto il mondo di fare
qualcosa per gli iracheni. Questo, insieme alla preghiera e al risveglio delle coscienze,
per difendere i diritti umani dei loro confratelli in Iraq. Noi abbiamo compiuto il
nostro dovere nei confronti della nostra Patria, l’Iraq, ma chiediamo ora anche il
rispetto dei nostri diritti. Ognuno di noi sente la propria responsabilità davanti
al Signore di difendere il suo confratello e questo non soltanto dal punto di vista
religioso, ma anche come Figlio di Dio. Questo è il mio grido, che rivolgo a tutto
il mondo, a tutte le istituzioni, all’ONU, all’UE, al Consiglio di Sicurezza, alla
FAO, affinché anche loro gridino al mondo che gli iracheni devono vedere i loro diritti
rispettati, tutti, musulmani e cristiani. Ora in Iraq i diritti umani non sono rispettati. E
la situazione per i cristiani è difficile anche in Turchia, come ha spiegato stamani
nel suo intervento all'Assemblea della ROACO l’arcivescovo di Izmir, l’antica Smirne,
mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale
turca. Giovanni Peduto lo ha intervistato:
R.
– E’ una situazione un po’ – diciamo – peggiorata. Successivamente alla visita di
Benedetto XVI si era ottenuta una certa amicizia, un legame forte; attualmente la
prossimità delle elezioni, che si terranno il prossimo 22 luglio, e il rinnovamento
del Parlamento e l’elezione del presidente della Repubblica, hanno certamente creato
un clima di tensione enorme, che ha portato a scontri: ci sono anche scontri fisici.
Noi ci auguriamo che il Paese possa trovare una linea laica, che raccolga e rispetti
tutte le entità religiose presenti nel Paese. Ma il pericolo c’è, il pericolo cioè
di un fondamentalismo islamico, che è il pericolo peggiore; ma c’è anche un altro
pericolo, quello cioè di un colpo di Stato.
D. –
Come mai questo pericolo di un colpo di Stato?
D.
- Perché se non verrà rispettata la laicità dello Stato così come aveva voluto Atatürk,
l’esercito – forse – potrebbe intervenire: questo l’ha già detto apertamente. I cristiani
sono, quindi, molto “guardati”. E’ anche vero che poi noi non possiamo certo schierarci
da una parte o dall’altra, ma diciamo soltanto che chi predica la violenza otterrà
la violenza. Nelle Moschee, purtroppo, oggigiorno si predica soltanto la violenza,
soltanto la violenza…. Troveranno lo scontro ... è questo purtroppo è un male: un
male per loro, così come per noi, perché tutto quello che era stato creato in tanti
anni, i buoni rapporti che avevamo con loro rischiano ora di essere un po’ dimenticati.
E questo perché si pensa che noi siamo dalla parte dell’esercito. Invece noi siamo
per la libertà di ciascuno e, quindi, siamo per la loro libertà e per la nostra.