2007-06-20 12:47:39

Dalla ROACO appello a sostenere i cristiani in Iraq e Turchia


Termina oggi in Vaticano l'Assemblea semestrale della ROACO, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali: durante i lavori il patriarca di Baghdad dei Caldei Emmanuel III Delly ha lanciato un accorato appello a sostenere i cristiani in Iraq. ascoltiamolo al microfono di Jamal Ward del programma arabo della nostra emittente:RealAudioMP3


R. – Ho chiesto a tutti di pregare per noi e di fare qualcosa che faccia risvegliare la coscienza del mondo, chiedendo alle Conferenze episcopali di tutto il mondo di fare qualcosa per gli iracheni. Questo, insieme alla preghiera e al risveglio delle coscienze, per difendere i diritti umani dei loro confratelli in Iraq. Noi abbiamo compiuto il nostro dovere nei confronti della nostra Patria, l’Iraq, ma chiediamo ora anche il rispetto dei nostri diritti. Ognuno di noi sente la propria responsabilità davanti al Signore di difendere il suo confratello e questo non soltanto dal punto di vista religioso, ma anche come Figlio di Dio. Questo è il mio grido, che rivolgo a tutto il mondo, a tutte le istituzioni, all’ONU, all’UE, al Consiglio di Sicurezza, alla FAO, affinché anche loro gridino al mondo che gli iracheni devono vedere i loro diritti rispettati, tutti, musulmani e cristiani. Ora in Iraq i diritti umani non sono rispettati.
 E la situazione per i cristiani è difficile anche in Turchia, come ha spiegato stamani nel suo intervento all'Assemblea della ROACO l’arcivescovo di Izmir, l’antica Smirne, mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca. Giovanni Peduto lo ha intervistato:RealAudioMP3

 

 
R. – E’ una situazione un po’ – diciamo – peggiorata. Successivamente alla visita di Benedetto XVI si era ottenuta una certa amicizia, un legame forte; attualmente la prossimità delle elezioni, che si terranno il prossimo 22 luglio, e il rinnovamento del Parlamento e l’elezione del presidente della Repubblica, hanno certamente creato un clima di tensione enorme, che ha portato a scontri: ci sono anche scontri fisici. Noi ci auguriamo che il Paese possa trovare una linea laica, che raccolga e rispetti tutte le entità religiose presenti nel Paese. Ma il pericolo c’è, il pericolo cioè di un fondamentalismo islamico, che è il pericolo peggiore; ma c’è anche un altro pericolo, quello cioè di un colpo di Stato.

 
D. – Come mai questo pericolo di un colpo di Stato?

 
D. - Perché se non verrà rispettata la laicità dello Stato così come aveva voluto Atatürk, l’esercito – forse – potrebbe intervenire: questo l’ha già detto apertamente. I cristiani sono, quindi, molto “guardati”. E’ anche vero che poi noi non possiamo certo schierarci da una parte o dall’altra, ma diciamo soltanto che chi predica la violenza otterrà la violenza. Nelle Moschee, purtroppo, oggigiorno si predica soltanto la violenza, soltanto la violenza…. Troveranno lo scontro ... è questo purtroppo è un male: un male per loro, così come per noi, perché tutto quello che era stato creato in tanti anni, i buoni rapporti che avevamo con loro rischiano ora di essere un po’ dimenticati. E questo perché si pensa che noi siamo dalla parte dell’esercito. Invece noi siamo per la libertà di ciascuno e, quindi, siamo per la loro libertà e per la nostra.







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