L'assemblea nazionale della Federazione Italiana dell'Unione Apostolica del Clero:
intervista col presidente mons. Vittorio Peri
Si è svolta a Napoli presso la Casa ‘Sant’Ignazio’ dei Padri Gesuiti l’Assemblea nazionale
della Federazione Italiana dell’Unione Apostolica del Clero per la verifica del lavoro
compiuto nel passato triennio, la programmazione di quello prossimo e l’elezione dei
nuovi organi associativi. Con noi a parlarcene mons. Vittorio Peri, riconfermato presidente
nazionale del sodalizio per un altro triennio:
D. – Cosa è, quando è sorta
e quali finalità consegue l’Unione Apostolica del clero?
R. – Si tratta di
una Associazione libera di ministri ordinati e quindi sacerdoti e diaconi, per aiutarli
a vivere nel migliore dei modi la loro esperienza e il loro ministero pastorale. Nacque
nella seconda metà del 1800 (1862) a Treviso e curiosamente è nata contemporaneamente
sia in Italia che in Francia. Nel 1880 c’è stata poi l’unificazione voluta dal Papa
e, quindi, attualmente l’Associazione promuove la spiritualità diocesana e cioè vuole
aiutare i preti a vivere profondamente la loro comunione nella Chiesa locale, nella
diocesi e nella parrocchia.
D. – Quali sono state le realizzazioni salienti
del passato triennio?
R. – Nel passato triennio abbiamo cercato di qualificare
ulteriormente, sotto il profilo culturale, l’Associazione. Non è soltanto un movimento
spirituale, ma anche culturale. Abbiamo tenuto molti convegni e fatto molte pubblicazioni,
una delle quali – recentissima – è sulla spiritualità diocesana: si tratta di un volumetto
che verrà ogni anno pubblicato sul tema, proprio per aiutare i preti a rendersi consapevoli
di questa loro comunione con il vescovo e a servizio del Popolo di Dio.
D.
– Quali programmazioni per il futuro sono state indicate nell’Assemblea di Napoli?
R.
– Per il prossimo triennio abbiamo indicato tre tappe per ogni anno. Il primo anno
– l’anno prossimo, quindi – vorremmo riflettere particolarmente sul significato del
servizio pastorale al popolo di Dio. Nell’anno successivo vorremmo poi riflettere
sull’importanza del presbiterio diocesano. Questa realtà, fondata sul sacramento dell’Ordine,
non è un fatto solamente affettivo o di collaborazione, ma è un realtà ontologica
sacramentale, che ci rende famiglia. Nel terzo anno, infine, vorremmo riflettere riguardo
alla collaborazione dei ministri ordinati preti e diaconi con i vescovi. E questo
perché un prete non può agire individualmente poiché essendo mandato dal vescovo,
agisce a suo nome.
D. – Qual è l’incidenza dell’Associazione in seno alla
Chiesa italiana?
R. – Direi, forse anche con un po’ di presunzione, buona.
Ad esempio questo concetto di spiritualità diocesana, che è tipico proprio della nostra
realtà associativa, è stato recepito recentemente nel documento dei vescovi italiani
“La formazione dei presbiteri nei seminari”, nel quale si parla – credo per la prima
volta – di spiritualità diocesana: aiutare cioè i futuri preti a vivere il proprio
ministero non in modo autonomo ed individuale, come spesso è accaduto nel passato,
ma in piena sintonia con il vescovo e a pieno servizio nelle chiese locali.