Celebrati i funerali di padre Giovanni Marchesi, prestigiosa firma della rivista dei
Gesuiti Civiltà Cattolica
“Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore”: aveva sussurrato padre Giovanni
Marchesi richiamando la frase di San Paolo, nel ricevere l’estrema unzione pochi giorni
fa. A ricordare stamane con parole di profonda stima e grande affetto il noto teologo
gesuita, scomparso giovedì scorso a Roma, all’età di 68 anni, è stato padre Gian Paolo
Salvini, pronunciando l’omelia del suo funerale, celebrato nella Cappella della Casa
della Civiltà Cattolica, la prestigiosa rivista, di cui padre Marchesi, docente di
Cristologia all’Università cattolica, era prestigioso notista. Nella chiesa a rendere
l’ultimo saluto a padre Giovanni, i confratelli e i numerosi amici ed estimatori che
hanno ripercorso il profilo umano e spirituale dello studioso. “Un confratello che
ci lascia senza tramonto – ha osservato padre Salvini – che se ne va al termine della
sua giornata di lavoro, per noi ancora incompleta, quasi temesse di disturbare prolungando
il bisogno di cure e di assistenza”. Era malato di cancro, padre Marchesi, già da
diversi mesi, eppure progettava di recarsi in Norvegia quest’estate. “La sua passione
per i viaggi forse era la reazione alla vita di tavolino dello scrittore, forse era
il sogno segreto di un figlio di Sant’Ignazio che parla di se stesso come del ‘pellegrino”.
Ora ha concluso il suo ultimo viaggio che, nonostante il dolore per la perdita, si
chiude nel segno della speranza, tanto più grande della nostra, che viene dall’incontro
con quel Gesù che Giannetto” - come lui soleva firmare – ha amato, ha annunciato,
ha insegnato e che ha ringraziato in punto di morte.” Di lui restano la grande eredità
di studioso e il ricordo affettuoso delle moltissime persone illustri altolocate e
potenti che aveva conosciuto ed anche semplici ed umili che aveva sempre frequentato.
(R.G.)