Al via in Vaticano l'assemblea della ROACO: al centro dei lavori la difficile situazione
dei cristiani in Iraq, Turchia e Terra Santa
Si svolge domani e dopodomani in Vaticano la riunione semestrale della ROACO, la Riunione
delle Opere di Assistenza alle Chiese Orientali. Quest’anno, al centro dei lavori
è la difficile situazione dei cristiani in Iraq, Turchia e Terra Santa. Di questi
temi ci parla il segretario generale della ROACO, don Leon Lemmens, al microfono
di Giovanni Peduto: R.
– Come si sa, purtroppo, le cose non stanno andando bene per i cristiani in Iraq.
Da alcune settimane, il patriarca, Sua Beatitudine Emmanuel III Delly, ha alzato con
forza la sua voce per attirare l’attenzione del mondo sulla persecuzione dei cristiani
in Iraq. E’ proprio una sua espressione, che ha usato per la prima volta – penso –
sei settimane fa. I cristiani in Iraq soffrono la persecuzione e dunque ha chiesto
protezione per questi cristiani. Diceva: “I cristiani sono oggi perseguitati in un
Paese dove tutti lottano per i propri interessi personali”. I cristiani vivono da
sempre in Iraq e nel tempo hanno fatto tutto il possibile per contribuire al suo sviluppo,
insieme ai loro fratelli musulmani. Ma oggi i cristiani vengono uccisi, cacciati dalle
loro case davanti agli occhi di chi, invece, dovrebbe essere responsabile della loro
sicurezza. Allora il patriarca Emmanuel III Delly sarà presente alla ROACO insieme
al nunzio apostolico, mons. Francis Assisi Chullikat, e parleremo della situazione
dei cristiani che vivono nelle diverse zone dell’Iraq; parleremo dei cristiani rifugiati,
tanto quelli che si sono rifugiati all’interno del Paese, per esempio in Kurdistan,
quanto i cristiani – numerosissimi – che si trovano ora in Siria e in Giordania. Lo
scopo è sempre di chiarire come si può aiutare questi cristiani, in modo molto concreto,
per alleviare le loro sofferenze.
D. – Riguardo alla
Turchia, cosa si prospetta nell’ambito della riunione della ROACO?
R.
– In Turchia sono presenti diverse comunità cattoliche. Accanto alla Chiesa latina,
ci sono comunità caldee, siro-cattoliche e armeno-cattoliche. E malgrado il fatto
che ci sia una separazione ufficiale tra Chiesa e Stato in Turchia, e malgrado il
fatto che si stiano svolgendo i negoziati per l’entrata della Turchia nell’Unione
Europea, i diritti di queste Chiese sono tuttora fortemente limitati. La Chiesa cattolica,
per esempio, non ha personalità giuridica; allo stesso tempo, questi cristiani soffrono
nei tempi recenti per un clima di nazionalismo acceso, come pure per un certo islamismo
fondamentalista diffuso, e ambedue queste correnti vorrebbero far credere che non
si può essere allo stesso tempo turchi e cristiani. E come sappiamo, recentemente
ci sono stati alcuni atti violenti contro i cristiani: tutti ricordiamo l’assassinio,
l’anno scorso, di don Andrea Santoro o, più recentemente ancora, l’assassinio di tre
cristiani protestanti che avevano stampato la Bibbia in lingua turca. Insieme a diversi
rappresentanti della Conferenza episcopale turca, sotto la guida di mons. Ruggero
Franceschini, e alla presenza del nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, vorremmo
cercare piste concrete per sostenere la presenza delle comunità cattoliche in Turchia,
e anche riflettere sul futuro di queste comunità. Perché noi crediamo che sia molto
importante che ci siano cristiani in Turchia, per rendere presente l’amore del Signore
e la presenza del Vangelo, come don Andrea Santoro l’aveva tanto sottolineato nelle
lettere da lui inviate.
D. – Anche la situazione
in Terra Santa diventa sempre più critica ...
R.
– Purtroppo anche la Terra Santa continua a sprofondare in un clima di violenza sempre
più frammentata. Non si vedono, per il momento, molti segni di speranza in una pace
vicina. E anche lì, purtroppo, soprattutto nei Territori occupati da ormai 40 anni,
la sorte dei cristiani è difficilissima, e l’emigrazione non smette di indebolire
ulteriormente la presenza cristiana nella terra di Gesù. Sarà presente il nunzio apostolico
in Israele e delegato apostolico in Palestina, mons. Antonio Franco, che presenterà
alla ROACO il suo rapporto sulla situazione attuale e si rifletterà anche su cosa
possiamo fare, quali aiuti concreti possiamo fornire per dare speranza, per incoraggiare
i cristiani presenti e dunque cercheremo il modo per aiutare questi cristiani, far
loro coraggio, sostenere la loro volontà di rimanere in questo Paese. Perché pure
questo è molto importante: che nella terra di Gesù ci siano delle comunità cristiane
veramente presenti.