I rischi della globalizzazione in campo culturale: ne ha parlato il Papa all'udienza
per i 25 anni del Pontificio Consiglio della Cultura
“La storia delle Chiesa è anche inseparabilmente la storia della cultura e dell’arte”:
con queste parole, Benedetto XVI ha rimarcato l’importante ruolo svolto dal Pontificio
Consiglio della cultura, a 25 anni dalla sua fondazione, nel riceverne stamani i partecipanti
al Convegno di Studio celebrativo dell’anniversario. Il servizio di Roberta Gisotti:
Gratitudine
il Papa ha espresso anzitutto al cardinale Paul Poupard, da 19 anni alla guida del
dicastero, istituito da Giovanni Paolo II il 20 maggio 1982, raccogliendo le istanze
del Concilio Vaticano II e del suo predecessore Paolo VI, che del dialogo della Chiesa
con la cultura si era fatto “carico personalmente” negli anni del suo Pontificato.
Nel fondare il nuovo dicastero, Papa Wojtyla aveva indicato la finalità di dialogare
“con tutti senza distinzione di cultura e religione”; una intuizione profetica in
un mondo fattosi in questi 25 anni, ha osservato Benedetto XVI, “ancor più interdipendente,
grazie al formidabile sviluppo dei mezzi di comunicazione e al conseguente infittirsi
della rete di relazioni sociali”:
“E’ pertanto
diventato più urgente per la Chiesa promuovere lo sviluppo culturale puntando sulla
qualità umana e spirituale dei messaggi e dei contenuti, giacché pure la cultura oggi
risente inevitabilmente dei processi di globalizzazione che, se non vengono costantemente
accompagnati da un vigile discernimento, possono rivolgersi contro l’uomo, finendo
per impoverirlo anziché arricchirlo. E quanto grandi sono le sfide con le quali l’evangelizzazione
deve confrontarsi in questo ambito!”
Del resto,
la storia della Chiesa è storia della cultura e dell’arte, ha sottolineato Benedetto
XVI, citando alcuni capolavori come la Somma Teologica di Tommaso d’Aquino, la Divina
Commedia di Dante, la Cattedrale di Chartres, la Cappella Sistina, le Cantate di Bach:
“Ma se queste sono, per così dire, le vette di tale sintesi
tra fede e cultura, il loro incontro si realizza quotidianamente nella vita e nel
lavoro di tutti i battezzati, in quell’opera d’arte nascosta che è la storia d’amore
di ciascuno con il Dio vivente e con i fratelli, nella gioia e nella fatica di seguire
Gesù Cristo nella quotidianità dell’esistenza”.
“Oggi
più che mai - ha concluso il Santo Padre - la reciproca apertura tra le culture è
un terreno privilegiato per il dialogo tra uomini impegnati nella ricerca di un autentico
umanesimo, al di là delle divergenze che li separano.”