MO:non si arrestano le violenze nella Striscia di Gaza tra Hamas e Al Fatah. Intanto
in Israele Shimon Peres è il nuovo presidente
Escalation di violenza in Medio Oriente. Furiosi combattimenti anche oggi fra Hamas
ed al Fatah. Oltre venti morti, un centinaio i feriti. La maggior parte delle vittime
si sono registrate a Khan Yunes, nel sud della striscia di Gaza. In questo scenario
Hamas ha lanciato un ultimatum ai servizi di sicurezza palestinesi fedeli al presidente
Abu Mazen, di consegnare le armi entro venerdì prossimo. E mentre si moltiplicano
gli appelli per un “cessate il fuoco” sono stati evacuati a Gerusalemme i cooperanti
di organizzazioni internazionali. Intanto sul fronte israeliano Shimon Peres, eletto
oggi presidente dello Stato di Israele, ha assicurato che sarà il presidente di tutti
gli israeliani. Graziano Motta
I Frati
Minori della Custodia di Terra Santa, che in questi giorni hanno concluso il loro
Capitolo generale presso la Grotta della Natività a Betlemme, hanno lanciato un nuovo
appello per una pacifica convivenza tra israeliani e palestinesi. Nel testo si esprime
la "costante vicinanza alla provata popolazione di Betlemme, come pure a quella di
Gerusalemme e di altre città nella regione". Ma c'è il rischio che la situazione,
ormai fuori controllo nella Striscia di Gaza, possa degenerare anche in Cisgiordania?Giancarlo
La Vella lo ha chiesto a padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa
R.
- Ancora no; io penso che la Cisgiordania abbia una situazione, anche sociale, molto
diversa rispetto a Gaza. Diciamo che, al momento, il pericolo è ancora lontano. Quello
che è importante è fare in modo che la situazione si calmi - anche se sembra tardi
a Gaza - in modo che non ci siano teste calde che poi portino anche da questa parte
queste tensioni. D. – Ci si interroga sul perché di questa difficile situazione
tra i palestinesi. Chi vuole la guerra civile? R. – Sicuramente il mondo arabo
tribale. L’impressione è che i grandi leader abbiano perso il controllo del territorio;
ma credo che ci siano anche cellule infiltrate dall’estero.
D. – I francescani
di Terra Santa hanno lanciato un appello per la pace. E’ opportuno, proprio in questi
momenti, ribadire certi concetti... R. – Direi che non è solo opportuno ma ancora
più doveroso. So che a volte fare questi discorsi sembra retorica però è importante
soprattutto che tutti si sentano vicini a quanto sta accadendo qui ; è importante
che si intervenga e che si facciano tutte le pressioni necessarie perché questo massacro
cessi quanto prima. D. – La comunità cristiana di Terra Santa continua a soffrire
a causa di questa situazione...
R. – La prima cosa è che i leader riescano
a controllare quanto sta accadendo perché i cristiani, che sono la minoranza, soffrono
come gli altri e a volte anche di più. La prima cosa necessaria è che la situazione
si calmi; poi, bisogna cercare di riprendere, nonostante tutto, il filo del dialogo.
Non c’è alternativa se non quella della degenerazione. Quello che stupisce ed amareggia
molto è il tipo di violenza e di rabbia che si vede soprattutto a Gaza e la preoccupazione
e la frustrazione di tutti qui a Gerusalemme e dintorni per quanto sta accadendo.
E
nell'area mediorientale i cristiani continuano ad avere vita difficile per la loro
fede e spesso sono costretti alla fuga. La situazione più grave è certamente quella
in Iraq. In molti altri Paesi islamici, i cristiani sono vittime di vessazioni e discriminazioni.
Per denunciare questa situazione, il vicedirettore del quotidiano “Il Corriere della
Sera”, Magdi Allam, musulmano, ha lanciato un appello rivolto alla società civile
e ai cattolici affinché aderiscano ad una manifestazione a Roma il prossimo 30 giugno,
in concomitanza con la festa liturgica dei Protomartiri Romani. Ma quali sono state
le molle che hanno alimentato, negli ultimi anni, questa campagna contro i cristiani?
Amedeo Lomonaco lo ha chiesto proprio a Magdi Allam
R.- Il
dilagare di un’ideologia dell’odio, della violenza e della morte che gradualmente
ha avvelenato il cuore e le menti degli arabi e dei musulmani. Ed è in questo contesto
che i cristiani oggi sono il bersaglio principale di estremisti e terroristi islamici
e i fatti indicano, in modo inequivocabile, che stiamo assistendo ad una graduale
scomparsa dei cristiani dal Medio Oriente. D.– Come invertire questa tendenza
e come bloccare, se possibile, l’esodo dei cristiani?
R.– Dobbiamo promuovere
una forte iniziativa a livello internazionale che affermi la libertà religiosa nei
Paesi musulmani; è necessaria una forte mobilitazione internazionale per contrastare
l’estremismo e il terrorismo islamico e far sì che la classe politica e tutti coloro
che hanno la responsabilità di tutelare il bene e l’interesse della collettività,
assumano delle azioni coerenti con il loro mandato.
D. – E far capire anche
ai governi dei Paesi arabi che queste barbarie sono gravissime anche per le popolazioni
musulmane... R. – Infatti la persecuzione dei cristiani è una tragedia non solo
per i cristiani ma anche per quei musulmani che saranno costretti a sopravvivere in
regimi totalitari, all’insegna di ideologie della morte, della violenza, dell’odio;
sono i musulmani quelli che alla fine pagheranno il prezzo più alto perché saranno
quelli che non avranno alternativa che soccombere all’arbitrio di questi estremisti
e di questi tiranni.