Benedetto XVI all'udienza generale: ricercare nella storia della Chiesa l'amore e
le opere di Dio e non scandali e sensazionalismi. Il saluto del Papa per gli 80 anni
dell'AVIS e gli auguri per gli studenti sotto esame
Guardare alle “grandi opere di Dio” nella storia e amare la Chiesa senza andare in
cerca ad ogni costo “del sensazionale o dello scandalistico”. E’ il messaggio che
emerge dalla 21.ma udienza generale del 2007, che Benedetto XVI ha tenuto questa mattina
in Piazza San Pietro davanti a oltre 20 mila persone. La catechesi del Papa si è soffermata
sulla figura del vescovo Eusebio di Cesarea, il primo storico del cristianesimo. Al
momento dei saluti, l’apprezzamento del Papa è andato in particolare ai volontari
dell’AVIS, l’Associazione italiana donatori sangue, che festeggia l’80.mo di fondazione.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Che chi
guarda alla Chiesa cercandone l’errore, amplificandone lo scandalo o interessandosi
a ciò che fa sensazione a livello epidermico lo faccia mosso dalla curiosità e dal
pregiudizio è un fatto innegabile. Non così deve essere per un cristiano: la fede
deve aiutarlo ad aprire l’anima al “mistero”, per “rintracciare nella storia della
Chiesa i segni dell’amore di Dio” e nella storia degli uomini le sue “grandi opere”
di salvezza. Benedetto XVI ha tracciato una linea netta tra questi due atteggiamenti
e lo ha fatto lasciandosi ispirare dal modo in cui 1700 anni fa uno dei grandi vescovi
della prima era cristiana, Eusebio di Cesarea, raccontò le gesta tanto di coloro che
“come lupi crudeli - scrisse - hanno spietatatamente devastato il gregge di Cristo”,
quanto di quelli che, aggiunse, “durante ogni generazione sono stati messaggeri della
Parola divina con la parola o con gli scritti”.
Telogo,
esegeta, erudito, Eusebio decide di fare il punto su tre secoli di storia della Chiesa,
che da parte sua condurrà questa verifica sulla sua evoluzione dottrinale nel 325
con il celebre Concilio di Nicea. E’ grazie a dieci libri della “Storia Ecclesiastica”
del vescovo di Cesarea, ha spiegato il Papa, che “numerosi eventi, personaggi e opere
letterarie della Chiesa antica” si salvano “da sicuro oblio”. I suoi volumi, scritti
con un “intento morale”, passano in rassegna le vite di Santi e martiri, raccontano
di eretici e di apologeti, “leggendo” sempre in questa sequenza di personaggi e avvenimenti
la misericordia e la benevolenza divine. Quella di Eusebio, ha affermato Benedetto
XVI, “è una storia ‘cristocentrica’, nella quale si svela progressivamente il mistero
dell’amore di Dio per gli uomini” e il suo “modo di accostarsi alle vicende della
storia”, ha osservato il Papa, “interpella vivacemente i credenti di ogni tempo”:
“Egli
interpella anche noi: qual è il nostro atteggiamento nei confronti delle vicende della
Chiesa? È l’atteggiamento di chi se ne interessa per una semplice curiosità, magari
andando in cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo? Oppure è l’atteggiamento
pieno d’amore, e aperto al mistero, di chi sa – per fede – di poter rintracciare nella
storia della Chiesa i segni dell’amore di Dio e le grandi opere della salvezza da
lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non sentirci stimolati
a una risposta più coerente e generosa, a una testimonianza più cristiana di vita,
per lasciare i segni dell'amore di Dio anche alle future generazioni”.
“C’è
un contenuto nascosto nella storia”, ha concluso Benedetto XVI citando un eminente
studioso di Pastristica, il cardinale Jean Daniélou: il “mistero è quello delle opere
di Dio, che costituiscono nel tempo la realtà autentica, nascosta dietro le apparenze”:
“A
tanti secoli di distanza, anche oggi Eusebio di Cesarea invita i credenti, invita
noi, a stupirci, a contemplare nella storia le grandi opere di Dio per la salvezza
degli uomini. E con altrettanta energia egli ci invita alla conversione della vita.
Infatti, di fronte a un Dio che ci ha amati così, non possiamo rimanere inerti. L’istanza
propria dell’amore è che la vita intera sia orientata all’imitazione dell’Amato. Facciamo
dunque di tutto per lasciare nella nostra vita una traccia trasparente dell'amore
di Dio”.
Al termine delle catechesi nella varie
lingue, Benedetto XVI ha indirizzato un saluto ai buddisti membri della “Rissho Kosei-Kai”
e inoltre, alla vigilia della Giornata mondiale dei donatori di sangue, ha incoraggiato
i donatori italiani dell’AVIS a continuare “nel loro importante servizio al prossimo”,
da 80 anni ispirato - ha detto - ai “valori della vita, della gratuità e della solidarietà”.
Quindi, rivolgendosi ai membri del Gruppo Ricerca e Informazione Socio-Religiosa,
il Papa ha espresso il proprio apprezzamento per il loro lavoro su un tema delicato:
“Mi
compiaccio per il vostro impegno ecclesiale, teso a presentare ai cristiani i pericoli
connessi con la diffusione delle sette e dei movimenti religiosi alternativi”.
E
un ultimo pensiero è andato ai giovani: “Per molti vostri coetanei sono iniziate le
vacanze - ha detto il Papa - mentre per altri questo è tempo di esami. Vi aiuti il
Signore a vivere questo periodo con serenità e a sperimentare la sua protezione”.