“Denunciare ogni forma di illegalità”: così, l’arcivescovo di Napoli, il cardinale
Sepe, intervenendo alla Giornata del Mezzogiorno
La verità è la strada proposta dall’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio
Sepe, per risolvere la “questione meridionale”. Bisogna riconoscere – ha affermato
il porporato, intervenendo ieri alla Giornata del Mezzogiorno, presso l’Istituto degli
Studi filosofici del capoluogo partenopeo – che “lo sviluppo del Sud non è solo incompiuto,
ma anche distorto”. Il cardinale si è soffermato sul fenomeno del clientelismo e ha
sollecitato la cittadinanza a denunciare ogni forma di illegalità che confonda i “diritti”
con i “favori”. “I rapporti del potere politico – ha detto – soprattutto nei confronti
dello Stato, considerato solo come erogatore di risorse, da un lato ha enfatizzato
la politica dell’intervento pubblico straordinario, bloccando la crescita autopropulsiva
del Mezzogiorno, dall’altro ha finito col generare una rete di piccolo e grande clientelismo,
che ha schiacciato i diritti sociali, soprattutto delle fasce più deboli”. Secondo
il porporato, il clientelismo è un problema morale che riguarda tutta l’Italia, “ma
è inutile negare che al Sud, proprio per le carenze di sviluppo economico, sociale
e civile, e per gli allarmanti dati sulla disoccupazione giovanile, ha trovato terreno
più fertile nella criminalità organizzata”. “Se è vero che quest’ultima ha anche radici
storiche, politiche e culturali – ha aggiunto il cardinale Sepe - è anche vero che
oggi è più difficile da debellare, perché ha dato vita a forme di economia sommersa
parallela, l’unica capace di offrire guadagni facili”. Quindi, l’esortazione alla
denuncia: “Un passo verso la verità – ha sottolineato – consiste allora nel coraggio
della denuncia”. (R.M.)