Fatah contro Hamas a Gaza. Rischio di guerra civile
In Medio Oriente, non regge l’ultima tregua concordata dal gruppo radicale Hamas e
dal partito Al Fatah. Nelle ultime 24 ore, sono almeno 20 i palestinesi delle due
fazioni che hanno perso la vita in seguito a nuove violenze. A Gaza, intanto, si è
tenuto l’incontro tra mediatori egiziani e delegazioni di Al Fatah e Hamas per cercare
di porre fine a settimane di scontri. La presidenza dell’Autorità Nazionale Palestinese,
guidata dal leader di Fatah, Abu Mazen, ha anche accusato Hamas di preparare un colpo
di Stato puntando a far degenerare la situazione nella Striscia di Gaza fino alla
guerra civile. Al Fatah ha anche minacciato di ritirarsi dal governo di unità nazionale.
Ma c’è davvero il rischio di guerra civile nella Striscia di Gaza? Giada Aquilino
lo ha chiesto ad Eric Salerno, corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano "Il
Messaggero":
R. – Direi
proprio di sì. Mi sembra che i due leader, uno di Al Fatah, il presidente palestinese
Mahmoud Abbas, e l’altro di Hamas, il premier Haniyeh, non siano in grado di controllare
i loro uomini. Ieri, c’è stato un tentativo di tregua durato poche ore; la situazione
poi si è aggravata nuovamente con il bombardamento della casa di Haniyeh e attacchi
alla casa di Abbas, che è una casa nella quale lui non risiede perché è qui a Ramallah.
Così facendo, i combattenti mandano messaggi chiari: cioè l’obiettivo non è necessariamente
il miliziano di fronte ma il potere che controlla l’altra parte.
D. – C’è il
rischio che le violenze si estendano da Gaza alla Cisgiordania?
R. – E’ una
cosa che ci stiamo chiedendo da tempo. Sembra che Hamas in Cisgiordania non abbia
ancora gli strumenti armati per andare a uno scontro con Al Fatah. E’ da tenere presente
il fatto che, comunque, in Cisgiordania ci sono gli israeliani che controllano la
situazione.
D. – Che meccanismo si è innescato, allora, nella Striscia di Gaza?
R.
– A Gaza regna un clima di caos già da diverse settimane, in cui vari gruppi – non
necessariamente controllati dai vertici – agiscono per conto proprio: sono quegli
stessi gruppi che, poi, tengono da un anno il caporale Gilad Shalit ed anche il giornalista
della BBC Alan Johnston. L’embargo imposto, che – devo dire – funziona poco, danneggia
soprattutto i civili, perché arrivano soldi e mezzi non alla popolazione bensì ai
combattenti.
- E nella regione palestinese è sempre più drammatica la situazione
umanitaria: la Caritas di Gerusalemme ha espresso “profonda preoccupazione" per il
deterioramento della situazione nella Striscia di Gaza. In un comunicato inviato al
Servizio Informazione Religiosa (SIR), la Caritas rende anche noto “di aver chiuso
il proprio centro medico a Gaza”.