Bush a Tirana sostiene l'indipendenza del Kosovo. Ieri a Roma l'incontro con la Comunità
di Sant'Egidio
Penultima tappa del viaggio di George W. Bush in Europa. Il presidente degli Stati
Uniti è arrivato stamani a Tirana per discutere di vari temi, tra cui la prospettiva
dell’ingresso dell’Albania nella NATO e la questione del Kosovo. Bush ha respinto
l'ipotesi di un dialogo "senza fine" sul Kosovo e ha indicato tra le priorità quella
di raggiungere l'obiettivo dell'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese:
un obiettivo tuttavia a cui la Russia si oppone con decisione. La visita in Albania
giunge all’indomani di una intensa giornata in Italia, dove il presidente Bush ha
incontrato a Roma Benedetto XVI e i vertici dello Stato italiano. Non sono mancate
le manifestazioni di protesta e gli scontri tra dimostranti e polizia con feriti e
atti di teppismo: alcuni dimostranti sono stati arrestati. Momento particolare della
permanenza di Bush a Roma è stato l'incontro con la Comunità di Sant’Egidio. Sui particolari
di quest’ultimo evento, resi noti durante una conferenza stampa tenutasi nella sede
della Comunità, ci riferisce Emanuela Campanile.
Giornalisti
dell’Unione Europea ma anche d’oltre Oceano e di Paesi asiatici riuniti in un ex convento
per conoscere i dettagli dell’incontro di ieri tra il presidente degli Stati Uniti
e la Comunità di Sant'Egidio. Affollatissima dunque la sede della Comunità durante
il briefing tenuto dal presidente Marco Impagliazzo e dal portavoce Mario Marazziti
– due degli 8 rappresentanti della delegazione - che hanno iniziato la conferenza
citando lo stesso Bush: “il presidente americano - hanno ricordato - ha ringraziato
prima di tutto i rappresentanti di Sant'Egidio per essere parte dell'esercito internazionale
dei compassionevoli… aggiungendo che i programmi per l'Africa non possono essere efficaci
senza persone di amore e di cuore che aiutino i propri vicini in difficoltà”. E se
la conferma dell'impegno degli Stati Uniti per l'Africa e' stato il punto di partenza
per Bush, l’affermazione delle guerre come causa di tutte la povertà, è stato l’incipit
del discorso del Fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. L'incontro, che non ha
mancato di proporre anche momenti gioviali, si è incentrato sull'Africa e sulle sue
grandi questioni come l’Aids, la povertà e la pace nel Continente. Si è parlato inoltre
di Darfur e di Nord Uganda, ma anche di Kosovo, senza tuttavia scendere nei dettagli.
Dettagli sulle motivazioni religiose e sull’efficacia del lavoro sul campo proposto
e incarnato dalla Comunità di Sant'Egidio, sono stati invece richiesti da Bush. Il
colloquio tra Bush e la laboriosa Comunità di Sant'Egidio, è durato 55 minuti. Tempo
in cui - come ha sottolineato Marazziti –“ non è stato ovviamente possibile affrontare
tutti i problemi…ma che, comunque ha aperto un tavolo di confronto tra persone di
qualità”.
Sull'incontro di Bush con la Comunità di Sant'Egidio Alessandro
Gisotti ha intervistato il prof. Mario Giro, responsabile delle relazioni
internazionali della Comunità:
R.
– I temi forti sono stati l’esperienza dei nostri rispettivi programmi di cura dell’Aids
in Africa. Il presidente è stato anche molto interessato al discorso sull’iscrizione
anagrafica dei bambini africani. Abbiamo parlato della “risurrezione dell’Africa”.
D.
– Quale tipo di attenzione avete riscontrato da parte del presidente americano rispetto
alla vostra esperienza?
R. – Molta, perché è al corrente
di ciò che facciamo e lo ha detto anche davanti alle telecamere nei momenti in cui
sono entrate. "Le organizzazioni come le nostre – ha detto – sono quelle che io cerco,
perché sia efficace l’aiuto che noi diamo". Non dimentichiamo che veniva dal G8. Abbiamo
parlato anche di questioni di pace, più politiche, come il Darfur, il Kosovo, il Nord
Uganda, di questioni che riguardano la Comunità di Sant’Egidio che è stata presentata
come modello di impegno per la pace e per far dialogare i nemici.
D.
- Il Darfur peraltro è stato oggetto di confronto anche nel colloquio tra il presidente
e il Papa. C’è qualche particolare in più?
R. – Chiaramente
siamo tutti d’accordo che sia una grandissima e immane tragedia umanitaria, che va
fermata. E’ assolutamente necessario ricreare un quadro negoziale che si era andato
frantumando a causa di manipolazioni da tutte le parti e che hanno lasciato una situazione
sul terreno peggiorata, piuttosto che migliorata.
D.
– Ci sono delle aspettative particolari da parte della Comunità di Sant’Egidio nei
confronti dell’amministrazione americana?
R. – Intanto,
noi abbiamo presentato il senso della nostra attività, il senso profondo, anche religioso.
All’inizio si è parlato molto di questo popolo che legge il Vangelo ogni giorno e
che prega. Noi abbiamo presentato questa nostra attività che nasce da questo impegno,
da queste scelte e lo abbiamo presentato in maniera vasta, completa. Penso sia stato
un incontro in cui ci siamo guardati negli occhi, ci siamo capiti meglio e ne nasceranno
tante conseguenze.
D. - Un colloquio molto franco,
dunque. Sappiamo quanto Sant’Egidio abbia attenzione per la pace…
R.
– Assolutamente. Anche il presidente è un uomo molto diretto e quindi anche lui ha
voluto sapere, ha chiesto e ha domandato.