2007-06-10 12:38:02

Bush a Tirana sostiene l'indipendenza del Kosovo. Ieri a Roma l'incontro con la Comunità di Sant'Egidio


Penultima tappa del viaggio di George W. Bush in Europa. Il presidente degli Stati Uniti è arrivato stamani a Tirana per discutere di vari temi, tra cui la prospettiva dell’ingresso dell’Albania nella NATO e la questione del Kosovo. Bush ha respinto l'ipotesi di un dialogo "senza fine" sul Kosovo e ha indicato tra le priorità quella di raggiungere l'obiettivo dell'indipendenza della provincia serba a maggioranza albanese: un obiettivo tuttavia a cui la Russia si oppone con decisione. La visita in Albania giunge all’indomani di una intensa giornata in Italia, dove il presidente Bush ha incontrato a Roma Benedetto XVI e i vertici dello Stato italiano. Non sono mancate le manifestazioni di protesta e gli scontri tra dimostranti e polizia con feriti e atti di teppismo: alcuni dimostranti sono stati arrestati. Momento particolare della permanenza di Bush a Roma è stato l'incontro con la Comunità di Sant’Egidio. Sui particolari di quest’ultimo evento, resi noti durante una conferenza stampa tenutasi nella sede della Comunità, ci riferisce Emanuela Campanile. RealAudioMP3


Giornalisti dell’Unione Europea ma anche d’oltre Oceano e di Paesi asiatici riuniti in un ex convento per conoscere i dettagli dell’incontro di ieri tra il presidente degli Stati Uniti e la Comunità di Sant'Egidio. Affollatissima dunque la sede della Comunità durante il briefing tenuto dal presidente Marco Impagliazzo e dal portavoce Mario Marazziti – due degli 8 rappresentanti della delegazione - che hanno iniziato la conferenza citando lo stesso Bush: “il presidente americano - hanno ricordato - ha ringraziato prima di tutto i rappresentanti di Sant'Egidio per essere parte dell'esercito internazionale dei compassionevoli… aggiungendo che i programmi per l'Africa non possono essere efficaci senza persone di amore e di cuore che aiutino i propri vicini in difficoltà”. E se la conferma dell'impegno degli Stati Uniti per l'Africa e' stato il punto di partenza per Bush, l’affermazione delle guerre come causa di tutte la povertà, è stato l’incipit del discorso del Fondatore di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. L'incontro, che non ha mancato di proporre anche momenti gioviali, si è incentrato sull'Africa e sulle sue grandi questioni come l’Aids, la povertà e la pace nel Continente. Si è parlato inoltre di Darfur e di Nord Uganda, ma anche di Kosovo, senza tuttavia scendere nei dettagli. Dettagli sulle motivazioni religiose e sull’efficacia del lavoro sul campo proposto e incarnato dalla Comunità di Sant'Egidio, sono stati invece richiesti da Bush. Il colloquio tra Bush e la laboriosa Comunità di Sant'Egidio, è durato 55 minuti. Tempo in cui - come ha sottolineato Marazziti –“ non è stato ovviamente possibile affrontare tutti i problemi…ma che, comunque ha aperto un tavolo di confronto tra persone di qualità”.


Sull'incontro di Bush con la Comunità di Sant'Egidio Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Mario Giro, responsabile delle relazioni internazionali della Comunità: RealAudioMP3


R. – I temi forti sono stati l’esperienza dei nostri rispettivi programmi di cura dell’Aids in Africa. Il presidente è stato anche molto interessato al discorso sull’iscrizione anagrafica dei bambini africani. Abbiamo parlato della “risurrezione dell’Africa”.

 
D. – Quale tipo di attenzione avete riscontrato da parte del presidente americano rispetto alla vostra esperienza?

 
R. – Molta, perché è al corrente di ciò che facciamo e lo ha detto anche davanti alle telecamere nei momenti in cui sono entrate. "Le organizzazioni come le nostre – ha detto – sono quelle che io cerco, perché sia efficace l’aiuto che noi diamo". Non dimentichiamo che veniva dal G8. Abbiamo parlato anche di questioni di pace, più politiche, come il Darfur, il Kosovo, il Nord Uganda, di questioni che riguardano la Comunità di Sant’Egidio che è stata presentata come modello di impegno per la pace e per far dialogare i nemici.

 
D. - Il Darfur peraltro è stato oggetto di confronto anche nel colloquio tra il presidente e il Papa. C’è qualche particolare in più?

 
R. – Chiaramente siamo tutti d’accordo che sia una grandissima e immane tragedia umanitaria, che va fermata. E’ assolutamente necessario ricreare un quadro negoziale che si era andato frantumando a causa di manipolazioni da tutte le parti e che hanno lasciato una situazione sul terreno peggiorata, piuttosto che migliorata.

 
D. – Ci sono delle aspettative particolari da parte della Comunità di Sant’Egidio nei confronti dell’amministrazione americana?

 
R. – Intanto, noi abbiamo presentato il senso della nostra attività, il senso profondo, anche religioso. All’inizio si è parlato molto di questo popolo che legge il Vangelo ogni giorno e che prega. Noi abbiamo presentato questa nostra attività che nasce da questo impegno, da queste scelte e lo abbiamo presentato in maniera vasta, completa. Penso sia stato un incontro in cui ci siamo guardati negli occhi, ci siamo capiti meglio e ne nasceranno tante conseguenze.

 
D. - Un colloquio molto franco, dunque. Sappiamo quanto Sant’Egidio abbia attenzione per la pace…

 
R. – Assolutamente. Anche il presidente è un uomo molto diretto e quindi anche lui ha voluto sapere, ha chiesto e ha domandato.
 







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