2007-06-08 14:11:39

Il Papa apre lunedì pomeriggio i lavori del Convegno diocesano di Roma: intervista col cardinale Ruini


E’ in programma la prossima settimana il Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma sul tema “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Il Convegno si terrà nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove Il Santo Padre lunedì, alle 19.30, presenzierà l’apertura dei lavori e rivolgerà un discorso ai partecipanti. L’incontro vuole preparare l’anno pastorale 2007-2008, in cui l’attenzione sarà ancora focalizzata sul tema dell’educazione e della trasmissione della fede - con particolare sollecitudine verso le giovani generazioni e la famiglia – tema già introdotto l’anno scorso. Con noi a parlarcene il cardinale vicario Camillo Ruini:

D. – Eminenza, educazione e trasmissione della fede, con particolare attenzione alla famiglia: un tema particolarmente attuale per la realtà italiana e dunque romana, dopo gli appuntamenti che hanno visto di recente la famiglia protagonista della riflessione sociale …

R. – Direi un tema attuale sia sul profilo della famiglia, sia sul profilo della gioventù, della formazione della fede della gioventù, sia di quella che viene chiamata oggi l’emergenza educativa che, purtroppo, preoccupa sia la scuola, sia la famiglia, sia in generale la nostra società e la nostra cultura. E’, quindi, un tema che ha certo una valenza ecclesiale – diciamo – proprio perché si tratta di formare alla fede e al ruolo della famiglia cristiana in quanto tale, ma anche una più ampia valenza sociale e culturale, perché si tratta di aiutare le famiglie a svolgere il loro fondamentale compito educativo e si tratta – per quello che sarà possibile – anche di aiutare in generale tutte le istituzioni, che hanno finalità formative e in primo luogo la scuola, e di vedere come la comunità cristiana in quanto tale può svolgere al meglio questo ruolo.

D. - Benedetto XVI, che aprirà il vostro Convegno, ha molto insistito negli ultimi tempi sull’importanza che la famiglia cristiana riscopra la sua più autentica vocazione: in che modo si sono preparate le comunità, e in particolare le famiglie, della Diocesi di Roma a questo appuntamento?

R. – Direi che si tratta di una preparazione di lungo periodo, perché abbiamo fatto tre anni pastorali dedicati principalmente alla famiglia e nei quali si è cercato di far emergere la responsabilità sia ecclesiale, sia sociale della famiglia stessa e quindi i riconoscimenti e le attenzioni che la famiglia deve avere sia da parte della pastorale delle nostre parrocchie e della nostra diocesi, sia anche da parte della società e dello Stato. Tutto questo ha potenziato la consapevolezza nelle famiglie, almeno più vicine a noi, del proprio compito e del proprio ruolo. Abbiamo poi spostato più specificatamente l’attenzione, già dallo scorso anno, ma lo facciamo di nuovo quest’anno, sulla dimensione specificatamente educativa in rapporto alla trasmissione della fede. Quest’anno parliamo di “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Credo, quindi, che si possa concludere dicendo che la preparazione, la preparazione di fondo, c’è e, tra l’altro, nei mesi scorsi abbiamo parlato a più riprese dell’argomento ed abbiamo mandato delle tracce di riflessione. Coloro che quindi parteciperanno al Convegno, circa una ventina di persone provenienti da ogni parrocchia, sono o meglio dovrebbero essere ben preparate sull’argomento.


D. - Nella sua lettera inviata alla Diocesi, Lei, Eminenza, sollecita la “costruzione di una pastorale integrata, che crei sinergia tra le diverse realtà impegnate nell’animazione pastorale della Diocesi”. Qual è l’obiettivo che vi siete posti?

R. – Abbiamo parlato di pastorale integrata, certamente, a livello anche nazionale e a livello di conferenza episcopale italiana, ma in particolare a Roma questa sembra davvero una grande esigenza, perché la pastorale a Roma è fatta certamente dalle parrocchie, ma è fatta anche dalle tante comunità religiose presenti a Roma, istituti religiosi maschili e, ancor più numerosi, quelli femminili e fatta da tante aggregazioni, movimenti, realtà ecclesiali, pensiamo anche al Cammino Neocatecumenale, al Rinnovamento dello Spirito; pensiamo agli scouts e all’Azione Cattolica; ma ancora a Comunione e Liberazione e ai Focolarini. Soltanto dalla sinergia, e collaborazione stretta, di tutti, che pur nella diversità dei metodi e nella diversità della propria collocazione ecclesiale, hanno lo stesso scopo

D. - In che modo il Convegno Ecclesiale diocesano di Roma si inserisce nell’orizzonte ecclesiale italiano ridisegnato dal Convegno di Verona?

R. – Penso che il discorso del Santo Padre al Convegno di Verona sia anche per noi, anche per il nostro attuale Convegno ecclesiale romano, un decisivo punto di riferimento. Inoltre da Verona è venuto un grande messaggio, quello cioè della pastorale incentrata all’attenzione alla persona nella concretezza dei suoi rapporti, dei suoi problemi e dei suoi interessi. Si è parlato, perciò, di cinque particolari aree a cui fare specificatamente attenzione: la prima è quella dell’affettività e della famiglie; e poi l’area del lavoro e della festa; un’altra – come l’abbiamo chiamata - l’area della tradizione e quindi trasmissione dell’educazione e della fede; ancora, l’area della fragilità umana e quindi la malattia, la povertà e le varie forme di sofferenza; e, infine, l’area della cittadinanza e cioè tutto ciò che riguarda le responsabilità civili, politiche ed economiche. Credo che una pastorale attenta a queste dimensioni sia quella anche meglio in grado di aiutare veramente le famiglie, che con queste dimensioni si confrontano ogni giorno e di aiutare i giovani a capire che la fede non è qualcosa di esterno o di aggiunto dall’esterno alla vita, ma deve essere il centro propulsore del nostro orientamento di tutti i giorni, del nostro impegno quotidiano ed anche della nostra crescita come persone.








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