2007-06-07 13:36:53

I partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis plaudono all’appello del Papa alle potenze del G8


Quinto giorno di lavori in Vaticano all’Assemblea generale di Caritas Internationalis, mentre cresce l’attesa per l’udienza dal Papa, in programma domani. Dopo l’elezione del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga alla presidenza dell’organismo caritativo, oggi pomeriggio verrà eletto il segretario generale. Intanto, è ampia l’eco suscitata dall’appello del Papa alle Potenze del G8, riunite in Germania, affinché non dimentichino l’Africa. Ecco la testimonianza di mons. Joachim Ntahondereye, presidente di Caritas Burundi, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3


R. – L’appello del Papa lo abbiamo accolto con grande gioia, perché siamo consapevoli di aver sicuramente bisogno dell’appoggio e dell’aiuto della Comunità internazionale. Allo stesso tempo, però, siamo consapevoli dei nostri doveri. Certamente ci vuole un aiuto, ma nessuno lavorerà al posto nostro; siamo noi che dobbiamo anzitutto darci da fare cercando anche i mezzi, ma avendo già chiarito cosa vogliamo e dove vogliamo andare, facendolo insieme alle nostre comunità.

 
D. – Quali sono le grandi sfide per la Caritas del Burundi?

 
R. – Far sì, anzitutto, che venga compreso che questa Caritas è un patrimonio comune a tutti. Anche a livello di Continente africano, abbiamo definito come prima priorità ciò che abbiamo chiamato la “appropriazione della Caritas”, affinché ognuno si senta coinvolto e chiamato a dare un proprio contributo, affinché la Caritas sia attiva, dinamica ed efficiente.

Sul maggiore impegno che i governi dei Paesi ricchi sono chiamati ad assicurare ai popoli dei Paesi in via di sviluppo, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione del responsabile di Caritas Internationalis in Canada, Gilio Brunelli: RealAudioMP3

R. – Devo dire che sono molto contento che il Papa ieri abbia ricordato ai grandi dirigenti politici di questo momento gli impegni che avevano già preso in favore dei poveri. Impegni, questi, che hanno preso, ma che non sempre hanno mantenuto. Quello che mi sembra interessante in questo momento specifico è che tutte le statistiche dicono che il mondo non è mai stato ricco come lo è in questo momento e, quindi, ci sarebbe effettivamente la possibilità per i Paesi ricchi di adempiere alle promesse fatte, perché i fondi ora ci sono, le possibilità ora ci sono.

 
D. - Uno dei temi all’attenzione della Comunità internazionale ed anche del G8 è quello dei cambiamenti climatici…

 
R. – Gli scienziati hanno previsto, quest’anno, che nella stagione che va da luglio a novembre ci saranno 17 uragani importanti e di questi almeno 4 avranno la stessa potenza dell’uragano Mitch che nel ’98 aveva praticamente distrutto l’America Centrale. Quando si parla di cambiamenti climatici si intende desertificazione e quindi meno terra arabile per la gente; significa migrazioni e problemi logistici enormi un po’ per tutti che implicano soldi e mezzi. Risorse che potrebbero essere invece investite nella lotta alla povertà se ci occupassimo di affrontare la questione dei cambiamenti climatici.

Tra i partecipanti all’Assemblea generale della Caritas Internationalis anche Fra Umberto Barato, vicedirettore della Caritas a Cipro che – al microfono di Alessandro Gisotti – si sofferma sulle principali emergenze affrontate dalla Caritas nell’isola: RealAudioMP3

R. – La Caritas di Cipro si rivolge soprattutto ai migranti e ai rifugiati politici, ai rifugiati in genere che sono nell’isola e sono moltissimi. Tantissimi vengono dall’Asia, soprattutto dalle isole Filippine, dallo Sri Lanka, dall’India e dall’Africa. Hanno cominciato a venire dall’Africa soprattutto negli ultimi due anni. Abbiamo una comunità di camerunensi, di congolesi, di nigeriani. Noi nelle nostre parrocchie lavoriamo molto con questa gente.

 
D. – Cipro è un’isola, se vogliamo, ponte tra il Medio Oriente e l’Europa, è un’isola ancora divisa…

 
R. – A Cipro c’è una divisione, una divisione che sembra endemica, che sembra non si possa risanare, perché hanno fatto sforzi da 33 anni e più. C’è un’apertura, però, e non è più come quando sono arrivato a Cipro qunado c’era una divisione completa e il passaggio era difficile da una parte all’altra. Tuttavia, una soluzione del problema non sembra sia prossima.







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