La cerimonia dei dervisci rotanti nella splendida cornice del Palazzo della Cancelleria:
intervista con l'ambasciatore turco presso la Santa Sede
Il ministero della cultura e del turismo della Repubblica di Turchia sta celebrando
l’ottavo centenario della nascita di Mevlâna M. Celâleddin-i Rumi, scienziato, musicista,
poeta e filosofo mistico del XIII secolo (1207-1273). In tale contesto ieri sera,
nella splendida cornice del Palazzo vaticano della Cancelleria, l’ambasciata di Turchia
presso la Santa Sede, in collaborazione con il Pontificio Consiglio della cultura,
ha organizzato un magnifico spettacolo dei “Dervisci rotanti”, cerimonia mistico-religiosa
nata dall’ispirazione di Mevlâna M. Celâleddin-i Rumi, la quale costituisce parte
integrante della tradizione, della credenza e della cultura turca, che va sotto il
nome di “Samà”.
Lo spettacolo consiste in un’introduzione musicale che man
mano accompagna alle profondità mistiche del “Samà”, la Danza dell’Estasi che vede
i Dervisci girare vorticosamente sul loro asse, come i pianeti, per volgersi verso
il loro cuore, centro di connessione col Divino. Tale momento di spettacolo vede il
coinvolgimento degli spettatori nello “Dhikr”, il “ricordo di Dio”, canto ritmico
e scandito degli attributi divini che accompagna il “Samà”. L’atmosfera “da concerto”
nella quale si svolge lo spettacolo, con uso d’amplificazione e strumenti elettronici,
permette agli spettatori di sperimentare una dimensione di profonda intimità e totale
coinvolgimento.
Erano presenti i cardinali Paul Poupard, presidente del Pontificio
Consiglio della cultura e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso,
e il cardinale Sergio Sebastiani, che in passato è stato nunzio apostolico in Turchia
per diversi anni. Una folta rappresentanza del Corpo Diplomatico accreditato presso
la Santa Sede, e numerosi ospiti hanno partecipato alla manifestazione, al termine
della quale Giovanni Peduto ha intervistato l’ambasciatore di Turchia presso
la Santa Sede, Muammer Dogan Akdur:
D. – Signor
Ambasciatore, penso che questa bella cerimonia sia un segno degli ottimi rapporti
tra la Santa Sede e la Turchia …
R. – C’est très
vrai. Je peux tout à fait vous confirmer cela. Vous savez que il y a juste ... E’
vero, e posso confermarvelo. Sono passati solo sei mesi dalla visita di Papa Benedetto
XVI in Turchia. Questa visita è stata un vero successo, perché noi sappiamo tutti
che si è svolta in un momento particolarmente delicato. C’erano state delle incomprensioni,
ma in seguito a questa visita e nel corso della visita stessa, è stato lanciato un
messaggio eccellente che è stato rivolto al mondo intero, per quanto riguarda il dialogo
tra le religioni e le culture. Ricordiamo che il Santo Padre ha visitato il mausoleo
dedicato ad Atatürk, ad Ankara, e le belle parole che ha scritto nell’album; poi ha
incontrato personalmente il direttore degli Affari religiosi ed il loro colloquio
ha avuto un tenore molto positivo. L’apogeo è stata la visita del Pontefice alla Moschea
Blu di Istanbul, della quale conserviamo bei ricordi. E questa serata, la considero
quasi un seguito che si è voluto dare all’eccellente atmosfera che si è venuta a creare
in seguito a tale visita. E indispensabile, affinché si possa condurre proficuamente
il dialogo tra le religioni e tra le culture, conoscersi bene. Non si può condurre
un dialogo se non si conosce l’altro. Quest’anno, per una felice coincidenza, cade
l’ottavo centenario della nascita di Mevlana: è, questo, un evento importante perché
Mevlana è stato un filosofo, un pensatore, un poeta che rappresenta molto bene la
civiltà islamica. Abbiamo pensato che questa fosse un’ottima occasione per far conoscere
Nevlana anche qui. La manifestazione e lo spettacolo cui abbiamo potuto assistere
questa sera è stato un simbolico amalgama di culture: c’è stata la danza del “Samà”
con i “Dervisci rotanti” in un palazzo del Vaticano: mi ha veramente colpito molto.
D.
– Possiamo affermare che la cultura è uno strumento privilegiato per favorire la concordia
fra i popoli …
R. – Certainement. C’est l’un des
moyens actuellement des nos jours, peut-être le plus efficace … Certamente :
è uno dei mezzi dei nostri giorni, forse il più efficace, il dialogo. Purtroppo, ci
sono molti pensieri radicali che sfruttano questa situazione. In realtà, non c’è conflitto
tra le civiltà, come si dice; purtroppo, c’è invece tantissima ingiustizia, grandi
differenze tra i livelli sociali ed economici nel mondo, e queste ingiustizie e queste
differenze sono sfruttate da alcuni che vogliono farli passare per un conflitto tra
le culture. Non è vero. Tutte le religioni scelgono sempre la pace e il dialogo.
D.
– Cosa pensate della situazione che viviamo a livello internazionale?
R.
– Malheureusement, il y a beaucoup d’effervescence dans le monde, il y a beaucoup
... Purtroppo, c’è grande fermento nel mondo, ci sono molti problemi, non
soltanto a livello politico, ma anche per quanto riguarda il riscaldamento della terra,
i problemi economici con la grande divisione tra Nord e Sud. Credo però che il mondo
sia giunto ad un punto e ad una congiuntura nei quali il dialogo interculturale e
interreligioso sia il metodo più efficace e quello da seguire sempre, in prima istanza.
D.
– Quale vuol essere il contributo della Turchia per la pace nel mondo?
R.
– Vous savez, la Turquie est un pays multiculturel, je n’ai pas besoin de vous expliquer
... Come lei sa, la Turchia è un Paese multiculturale, e non devo certo
spiegarle la sua posizione geopolitica, pure molto importante. E’ un Paese situato
tra l’Europa e l’Asia, soprattutto in una regione particolarmente sensibile. Considerando
l’attuale congiuntura negativa in Medio Oriente e alle frontiere orientali della Turchia,
ci si può dichiarare soddisfatti del fatto che il nostro Paese, la Turchia, sia ancora
uno dei Paesi più stabili nella regione, una piattaforma di stabilità. Credo che questo
sia un aspetto molto positivo per la regione. Penso anche che, pur definendoci un
Paese islamico, abbiamo un sistema laico e la democrazia che funzionano a livello
– diciamo – europeo.