2007-06-05 14:05:52

Non esistono parti non rivelate del segreto di Fatima: ai nostri microfoni, il cardinale Bertone, rievoca i suoi incontri con suor Lucia, descritti nel libro "L'ultima veggente di Fatima"


Fra il 2000 e il 2003, il cardinale Tarcisio Bertone, allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato l’inviato speciale di Giovanni Paolo II presso suor Lucia, l’ultima veggente delle apparizioni di Fatima, per una verifica sulla "veridicità dei fatti". Quella del porporato è dunque una testimonianza di valore storico su ciò che accadde il 13 maggio 1917 e nei mesi successivi a Fatima, dove la Madonna apparve ai tre pastorelli: Lucia, Giacinta e Francesco. Documenti inediti - raccolti nel volume "L'ultima veggente di Fatima", scritto dal cardinale Bertone in collaborazione con il vaticanista Giuseppe De Carli - rivelano importanti particolari e gettano nuova luce su quegli eventi. Il libro, edito da RAI-Eri-Rizzoli, si avvale - caso più unico che raro - della presentazione di un Pontefice, Benedetto XVI. Giovanni Peduto ha incontrato il cardinale Tarcisio Bertone e gli ha chiesto di rievocare i suoi incontri con Suor Lucia: RealAudioMP3
 

 
R. - Credo che in tutto siano almeno 10 ore di colloquio, che si sono dipanate sia nel colloquio privato con lei, la prima volta alla presenza del vescovo di Leiria-Fatima, e sia alla presenza anche della superiora del monastero, molto buona, molto accogliente e molto delicata e premurosa verso questa testimone eccezionale di eventi soprannaturali, che era l’anziana suor Lucia, e sia anche con la comunità, perché suor Lucia era un punto-chiave per la comunità, un punto di riferimento essenziale. Una suora serena, tranquilla, luminosa, capace di comunicare la gioia di essere amati da Dio e di essere al servizio di Dio e della Chiesa, soprattutto nella grande preghiera di intercessione. Una suora che aveva memorizzato con una perfezione meticolosa tutto ciò che “Nostra Signora”, come chiamava lei la Madonna, aveva comunicato ai tre pastorelli e in modo particolare a lei, perché lei – rispetto anche a Francesco e a Giacinta – era la più matura e colei che avrebbe avuto la missione di comunicare poi i famosi tre segreti di Fatima. Una suora che si irradiava, che diventava radiosa, soprattutto nella preghiera, e nella preghiera del Santo Rosario in modo speciale.

 
D. – Quale fu, invece, l’impressione di suor Lucia alla notizia dell’attentato a Giovanni Paolo II del 1981, che Papa Wojtyla collegò sempre alla visione del segreto di Fatima?

 
R. – Suor Lucia, come le altre suore del monastero, appena ebbero appreso la notizia dell’attentato, furono sconvolte e si radunarono subito in preghiera perché la Madonna intervenisse a salvare il Papa. E io ho interrogato esplicitamente suor Lucia sulla sua prima reazione di fronte all’attentato, in collegamento proprio con la terza parte del segreto di Fatima, e lei mi ha risposto: “Io ho pensato subito a quell’uomo vestito di bianco”, che nella redazione del terzo segreto aveva già detto: “avemmo il presentimento che fosse il Papa”. E quindi collegò essa stessa la cosa, per prima, prima ancora di Papa Giovanni Paolo II, perché Giovanni Paolo II collegò l’attentato al mistero del segreto di Fatima dopo essersi fatto portare il testo della terza parte del segreto. E direi che lei per prima collegò questo terribile evento con la profezia di Fatima. Quella notte certamente fu una notte tumultuosa, ma una notte di intensa preghiera di intercessione.

 
D. – Nonostante la pubblicazione della terza parte del Segreto, numerose sono tuttora le critiche e le obiezioni da parte di chi sostiene che non tutto sia stato in realtà rivelato: qual è la sua opinione su questo punto?

 
R. – Io ho presentato anche ad una trasmissione televisiva il testo autentico, le quattro paginette, cioè il foglio unico redatto da suor Lucia. Le parole del terzo segreto sono contenute in quel foglio e non ci sono altre parole scritte da suor Lucia che riguardino il terzo segreto. Le altre parole sono state inventate, formulate da altre persone, ma non corrispondono certo agli scritti di suor Lucia. Quindi, io sono fermamente convinto sia per la documentazione che era nell’Archivio Segreto del Sant’Uffizio, che è stata portata – come si sa – nel 1957 a Roma; sia per le dichiarazioni esplicite, personali di suor Lucia alla presenza del vescovo di Leiria, che non c’è altro: il terzo segreto è questo, dalla prima all’ultima parola. Sono 62 righe. Ecco, se si vuole, 25 righe da un lato del foglio – si è citato il cardinale Ottaviani che parlava di un foglio di 25 righe, io ho cercato anche forse di interpretare, di spiegare, di giustificare questa affermazione del cardinale Ottaviani; e poi le altre righe – 16 più 16 – dall’altra parte del foglio e quindi non c’è altro! Allora, io non posso accettare che ci siano altri segreti, che ci sia un quarto segreto. Quella famosa frase: “Il Portogallo serberà intatta la fede”, è contenuta in un altro scritto di suor Lucia e chiude con i puntini, come sappiamo, una parte delle memorie di suor Lucia. Basta: non c’è altro! Non ha continuato e non c’è assolutamente una profezia dell’apostasia della Chiesa, come molti vorrebbero che ci fosse. Io ho ripetuto: com’è possibile che la Madonna, Madre della Chiesa, che accompagna la Chiesa ed è, soprattutto, l’aiuto del Papa e dei Vescovi, come l’ha invocata Giovanni XXIII, faccia una profezia per dire che ci sia un’apostasia della Chiesa? La Chiesa è fedele: “portae inferi non praevalebunt”, anche se uomini e donne di Chiesa possono tradire la loro fede, e anche uomini di Chiesa, magari collocati in posti di responsabilità, come abbiamo visto anche recentemente. Però la Chiesa è fedele! La Chiesa è aiutata dall’assistenza dello Spirito Santo a conservare intatta la fede e salda la concordia, come diceva il proto-vescovo di Vercelli, Sant’Eusebio: “Fidem custodire et concordiam serbare”.

 
D. – Il suo libro, eminenza, è particolare anche per un altro motivo: è il primo a recare la presentazione di un Pontefice. Perché Benedetto XVI ha deciso di scriverla di suo pugno?

 
R. – Lo spiega egli stesso proprio nella presentazione, perché dice: “Abbiamo lavorato insieme per la pubblicazione del segreto, del terzo segreto di Fatima”, e ha voluto proprio che questa mia memoria degli incontri con suor Lucia fosse anche siglata, in qualche modo, dalla sua lettera di presentazione che è molto bella, come è straordinariamente profondo il commento che il Papa fa alla pubblicazione del terzo segreto. Ed è una prova, abbiamo sempre detto che non si tratta di un giudizio infallibile sulla applicazione del terzo segreto a Giovanni Paolo II, ma è una prova che c’è una perfetta sintonia tra Giovanni Paolo II, l’allora cardinale Ratzinger, adesso Papa Benedetto XVI, e il povero sottoscritto che è stato inviato da Giovanni Paolo II a suor Lucia proprio per una verifica della veridicità dei fatti. Quindi, nel libro c’è un’ulteriore prova della veridicità dei fatti raccontati da suor Lucia e del terzo segreto, e anche – come dice il Papa stesso – l’occasione per conoscere la limpida freschezza dell’animo di suor Lucia, l’intelligenza del cuore, tipica della sua femminilità, trasferita però in una robusta, incrollabile fede cristiana. Anche davanti ai fatti più drammatici e alle prove più dolorose.







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