L'ETA sospende la tregua. Zapatero: il Paese non si lascerà intimidire
L'ETA, l’organizzazione indipendentista basca armata, ha annunciato la sospensione
dalla mezzanotte di oggi della tregua dichiarata nel marzo del 2006. Rispondendo all’iniziativa
dell’ETA, il premier spagnolo Zapatero ha affermato che la tregua era di fatto già
rotta e che il governo userà “tutta la forza della legge e dello stato di diritto”
per difendere la società dalla violenza. “Il Paese non si lascerà intimidire, ha detto
ancora Zapatero, che inoltre ha invitato tutte le forze politiche all'unità in questo
momento difficile, aggiungendo che si impegnerà, affinché, malgrado gli attuali sviluppi,
si giunga alla pace il più presto possibile. Per un commento, Giancarlo La Vella ha
raggiunto telefonicamente Antonio Pelayo, corrispondente in Italia per l’emittente
televisiva spagnola “Antena Tres”: R. – Prima eravamo in una
sorta di grande equivoco, perché credevamo che fosse possibile dialogare proprio con
coloro che hanno invece dimostrato sempre di essere incapaci a dialogare, poiché non
conoscono altro linguaggio se non quello degli attentati. Adesso sì che siamo nella
realtà di quella che è la vera natura di questo gruppo terrorista, che quando annuncia
una tregua delle violenze è soltanto perché ha bisogno di tempo per ricostruire la
sua strategia. Siamo, quindi, ripiombati nuovamente nel clima di un gruppo terroristico
che non vuole sapere altro se non violenza, morte e nuovi attentati.
D.
– Chi potrebbe essere, a questo punto, a mediare in questa situazione che sembra ridiventare
difficile?
R. – Mediare in questo conflitto si è
già rivelato molto difficile, per non dire impossibile. Io credo che la vera mediazione
sia in mano alla società civile spagnola e la società civile basca. Questo è il vero
problema. La Chiesa ha detto che sarà sempre disposta a fare qualsiasi cosa per aiutare
e favorire la pace, ma una mediazione da parte della Chiesa la vedo un po’ difficile,
proprio perché la Chiesa non può certo accettare i suoi metodi. Isolare allora questi
violenti è, secondo me, la prima cosa e l’unica cosa possibile da fare, attuando tutti
mezzi che uno Stato democratico mette in mano alle forze dell’ordine.