Pubblicata in italiano la prolusione di Joseph Ratzinger nel 1959 all’Università
di Bonn su “Il Dio della fede e il Dio dei filosofi”
“Il Dio della fede e il Dio dei filosofi”: è il titolo della prolusione tenuta nel
1959 da Joseph Ratzinger all’Università di Bonn, dove il futuro Papa Benedetto XVI
insegnava Teologia Fondamentale. Il testo è stato ora tradotto in italiano per la
prima volta e pubblicato recentemente dalla Marcianum Press. Ma com’è strutturato
il libro? Isabella Piro lo ha chiesto ad Angela Ales Bello, docente
di Filosofia alla Pontificia Università Lateranense:
R.
– Il volume ha una introduzione che riguarda, appunto, la preistoria della questione
e cioè il fatto che nell’età moderna si delinea questa scissione fra il momento della
ragione e il momento della fede. Vengono poi esaminati un rappresentante dell’età
medioevale, San Tommaso d’Aquino, ed un esponente della teologia riformata che è Emy
Brunner.
D. – Quale soluzione viene proposta per
conciliare le due posizioni?
R. – La soluzione è
data attraverso un’analisi del concetto di Dio come emerge dal punto di vista filosofico
nel pensiero greco, con un’interessante riflessione sul rapporto tra religione greca,
religione politeistica e filosofia greca. E poi la soluzione data attraverso l’unicità
della relazione fra filosofia e fede che non significa assoluta coincidenza, ma riferimento
ad una unica realtà che viene colta attraverso due atteggiamenti che non sono in contrasto,
proprio perché nell’essere umano questi due elementi sono strettamente connessi. E
non solo: la fede ha anche un carattere di razionalità nel senso che non è qualcosa
di sentimentale e devozionale, ma implica tutto l’essere umano e quindi anche la sua
ragione.
D. – C’è poi un’appendice redatta dal curatore
della pubblicazione, il professor Heino Sonnemans…
R.
– In questa appendice si riprende un tema interessante che è il tema della verità:
Rispetto alla verità quali sono le vie che l’essere umano può percorrere? Queste due
vie, fondamentalmente, sono la via della ragione che arriva a cogliere alcuni elementi
importanti rispetto alla via divina e la via della fede che si affida alla Rivelazione,
per cui il Dio da invisibile diventa un Dio visibile o perlomeno più visibile attraverso
la sua presenza nella storia. Qui emerge fortemente la figura di Gesù Cristo.
D.
– Quale insegnamento ricava il lettore, dunque, dalle pagine di questo testo?
R.
– Il lettore, secondo me, può proprio accogliere questo aspetto di fondo, di conciliazione,
di coincidenza, di non contrapposizione ed anche il tentativo di ricercare nella dimensione
religiosa un terreno che possa aprire ad un dialogo interreligioso, proprio perché
la dimensione religiosa non è una dimensione irrazionale o puramente sentimentale,
ma è una dimensione che coinvolge tutto l’essere umano. Su questo terreno di coinvolgimento
è possibile anche un dialogo fra cristiani in senso ecumenico, ma anche un dialogo
con i non cristiani.