Le emergenze nel Darfur, in Uganda, Colombia, Sri Lanka e Territori palestinesi al
centro dell’Assemblea generale della Caritas Internationalis
Si apre oggi pomeriggio, con una Messa presieduta nella Basilica Vaticana dal cardinale
vicario Camillo Ruini, la 18.ma Assemblea generale della Caritas Internationalis,
che si terrà in Vaticano fino al 9 giugno sul tema ‘Testimoni di carità, costruttori
di pace’. Presenti 400 delegati provenienti da tutto il mondo. Con noi a parlarcene
l’attuale segretario generale della Caritas Internationalis, Duncan MacLaren,
intervistato da Giovanni Peduto:
R.
– In agenda, abbiamo molti obiettivi e temi da trattare. Anzitutto quello del lavoro
della Caritas a livello internazionale. Abbiamo preparato una bozza di un quadro strategico
con quattro priorità e i nostri delegati discuteranno proprio queste priorità, che
riguardano il nostro lavoro nelle situazioni di emergenza, il nostro lavoro nelle
situazioni di pace, come costruire la pace in un mondo di conflitti, e il nostro lavoro
riguardo allo sviluppo umano integrale. Lo sviluppo, infatti, da un punto di vista
cattolico non è centrato sullo sviluppo economico, ma riguarda una valenza olistica.
Questo rappresenta – diciamo – il cuore dell’Assemblea. Si terranno poi delle elezioni
importanti, quelle per il presidente, il segretario generale, il tesoriere. Ci saranno
delle celebrazioni eucaristiche ed avremo in particolare un incontro con il Santo
Padre. Questo appuntamento per noi rappresenta veramente un momento importante, anche
perché Papa Benedetto XVI con la sua prima Enciclica Deus caritas est ha ispirato
il tema stesso della nostra Assemblea generale “Testimoni di carità, costruttori di
pace”. Questa Enciclica permea tutta l’Assemblea generale.
D.
- Nel mondo ci sono drammi dimenticati come quelli nel Darfur, in Colombia, Uganda,
Sri Lanka: cosa sta facendo la Caritas Internationalis?
R.
– Questi drammi non sono dimenticati dalla Chiesa e non sono dimenticati dalla Caritas.
Noi siamo attivi in tutti questi Paesi. In Darfur, ad esempio, noi abbiamo il programma
più grande di tutte le organizzazioni che aiutano in quella zona. Noi svolgiamo questo
programma in collaborazione con le Chiese protestanti. In Colombia, la nostra Caritas
rappresenta il leader nella costruzione della pace e si impegna anche con il Governo
colombiano nell’invitare ad adoperarsi per la pace. Abbiamo trattato questi drammi
in vari modi, ma certamente non sono dimenticati dalla Chiesa.
D.
- Perché nel mondo c’è ancora tanta indifferenza di fronte alle sofferenze di centinaia
di milioni di persone?
R. – Non posso dire che questo
sia esattamente vero. Io viaggio tantissimo per ragioni di lavoro per il mondo e vedo,
ad esempio, come si impegnano i volontari nei Paesi poveri per aiutare gli altri.
Quando c’è stato lo tsunami, la gente delle parrocchie si è tanto adoperata ad aiutare,
anzitutto i vicini. Non è vero che ci sia indifferenza, anche se diamo un’occhiata
qui in Europa c’è un aumento dei fondi sia dai Governi che dalle persone. L’unica
cosa che tutti vogliono sapere è se questi aiuti arrivano veramente alle popolazioni
bisognose. Noi possiamo dire che nella Caritas questo avviene, perché operiamo direttamente
con le Caritas locali, con la Chiesa locale.
D.
- Tra gli altri temi al centro dell’Assemblea figura la situazione in Medio Oriente
nel 40.mo anniversario dell’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Come
si vive in questi territori e che si può fare?
R.
– E’ molto difficile. Noi abbiamo la Caritas-Gerusalemme che opera nell’area mediorientale
e che ha moltissimi programmi a Gaza e in altre zone della Palestina. Abbiamo una
campagna per la pace in Medio Oriente. E’ importante attuare questi progetti per il
popolo, ma è ugualmente importante che a livello politico venga fatto qualcosa per
cercare di cambiare la situazione. Alla nostra Assemblea generale sarà presente anche
Claudette Habesch, la presidente della regione mediorientale, che celebrerà con noi
questo anniversario.