La Chiesa ricorda l’anniversario della morte di Giovanni XXIII
Era il 3 giugno del 1963 quando tutto il mondo pianse la scomparsa di Papa Giovanni
XXIII. Nato a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, nel 1881, Angelo Roncalli venne
eletto al Soglio pontificio nel 1958, succedendo a Pio XII. Noto ai fedeli per la
sua semplicità, tanto da essere affettuosamente chiamato “il Papa buono” e proclamato
Beato nel 2000, Giovanni XXIII ha segnato la storia della Chiesa soprattutto grazie
al Concilio Vaticano II, aperto nel 1962. Ma che tipo di persona era Papa Roncalli?
Al microfono di Isabella Piro, risponde mons.Loris Capovilla,
per 10 anni segretario personale del Pontefice:
R.
– Papa Giovanni stesso ha rivelato il segreto di quella che è stata tutta la sua vita
e lo ha scritto nel 1957 quando dice: “La mia umile e ormai lunga vita si è sviluppata
come un gomitolo sotto il segno della semplicità e della purezza. Nulla mi costa il
riconoscere e il ripetere che io sono e che non valgo un bel niente. Il Signore mi
ha fatto nascere da povera gente ed ha pensato a tutto. Io lo ho lasciato fare”. Questa
è stata la vita, il curriculum, la strada di Papa Giovanni: sempre abbandonato alla
volontà del Signore; sempre in una comunione tenerissima e serena con la Santa Sede;
sempre in esercizio delle virtù: la povertà, l’obbedienza, il silenzio e la perseveranza.
D.
– Lei è stato per molti anni segretario personale di Giovanni XXIII: c’è un episodio
in particolare che ci vuole raccontare?
R. – L’ora
più bella di ogni giorno era quella della mattina quando lo assistevo alla Santa Messa.
Magari ero anche andato a letto alle 2.00, ma alle 6.00 del mattino ero pronto in
cappella, perchè non avrei mai rinunciato a questo che ritenevo non solo un privilegio,
ma un grande dono del Signore: quello di essere accanto mentre lui celebrava la Santa
Messa. Il suo raccoglimento, le sue parole, la sua devozione, la sua semplicità: sentivo
di respirare l’Eterno accanto a lui. Sono molto felice per aver contemplato nel volto
di un uomo l’amabilità e la bontà di Dio.
D. – Sono
trascorsi 44 anni dalla scomparsa di Papa Roncalli: qual è oggi il suo insegnamento?
R.
– Tanti sono gli insegnamenti. Basterebbe solo pensare alle parole che lui ha scelto:
obbedienza e pace. Obbedienza alla propria famiglia anzitutto, alle istituzioni nelle
quali viviamo ed anche civili, obbedienza all’autorità religiosa, obbedienza anche
agli insegnamenti della storia: “Io sono obbediente, godo di una grande pace interiore”.
Papa Giovanni disse: mi colloco tra il Libro, che è la Parola di Dio, e il calice,
che è il Sacramento per eccellenza; “tra il Libro e il Calice voglio trascorrere tutta
la mia vita”.
D. – Sono molte le persone che, ogni
giorno, visitano la casa natale di Giovanni XXIII a Sotto il Monte: cosa cercano,
secondo Lei?
R. – Credo un raggio di luce. Ai bambini
che vengono qui, per spiegare loro qualcosa, dico sempre: “Sapete quale è stato il
proposito che ha fatto colui che era chiamato ‘il piccolo Angelino dei Roncalli’ quando
ha fatto la Prima Comunione?”. Il parroco gli ha detto di mettere in un foglietto
di carta il suo proposito e lui ha scritto: “Voglio essere buono, sempre, con tutti”.
Che cosa ha lasciato quest’uomo che non è andato nella tomba con lui? Lascia la coniugazione
della verità con la bontà. Far camminare la verità sulle ali della carità, verità
ed amore.