Dalla plenaria della Caritas Internationalis, in Vaticano, l’appello della Premio
Nobel, Wangari Maathai, ai Paesi del G8 per un rinnovato sostegno ai Paesi poveri
e alla tutela dell’ambiente
“Make Aid Work”, “Fate funzionare gli aiuti”: sarà questo lo slogan dello striscione
che domani verrà innalzato davanti alla Basilica di San Pietro dai partecipanti ai
lavori della 18.ma Assemblea generale della Caritas Internationalis, iniziata ieri
in Vaticano col titolo di “Testimoni di carità, costruttori di pace”. Lo striscione
sintetizza l’appello ai Paesi del prossimo G8 in programma in Germania: un appuntamento
al centro del dibattito nell’Aula Nuova del Sinodo, che ospita i lavori della Caritas
Internationalis, ma anche al centro dell’intervento di un’ospite di prestigio: la
Premio Nobel per la Pace 2004, Wangari Maathai, che nella conferenza stampa di presentazione
della plenaria ha invitato i Paesi industrializzati a una riduzione dei gas a effetto-serra.
Il servizio di Alessandro De Carolis: A
48 ore dall’inizio del G8 di Heiligendamm, in Germania, il mondo cattolico della solidarietà
lancia appelli e chiede il rispetto degli impegni in favore dei Paesi poveri - che
scontano il mancato rispetto delle promesse del precedente G8 di Gleneagles, in Scozia,
nel 2005 - e insiste per una più ampia e decisa azione di tutela ed equa ripartizione
delle risorse della terra. Così, l’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, ha amplificato
la voce delle nazioni più in difficoltà attraverso la voce dei volontari e degli attivisti
di Caritas Internationalis e delle 162 Confederate locali che in oltre 200 Paesi svolgono
da anni opera di assistenza, favoriscono la promozione umana, fondano e sviluppano
servizi sociali altrimenti inesistenti. Ma la riflessione sulle sfide della riconciliazione
e degli aiuti umanitari di Caritas Internationalis, introdotta nei lavori della plenaria
dal presidente Viénot, ha avuto in conferenza stampa l’appoggio di una personalità
d'eccezione: la 67.enne kenyota, Wangari Maathai, Premio Nobel
per la pace nel 2004, leader di un movimento di decine di migliaia di donne africane
che in 15 anni ha salvato migliaia di acri di crosta terrestre piantando più di 10
milioni di alberi. “Tutte le parrocchie del mondo” piantino alberi, ha proposto la
Maathai, per la quale urge la tutela delle foreste soprattutto in Asia, America Latina
e Africa. E ai governi del G8, la Premio Nobel ha chiesto di essere “responsabili
nella tutela delle risorse terrestri e nella loro distribuzione”, lanciando un preciso
appello:
“It is also possible to engage… E’
inoltre possibile impegnare i Paesi del G8 in accordi su politiche mirate alla riduzione
delle emissioni dei gas serra nei Paesi industralizzati”. Denis
Viénot ha stigmatizzato la forte riduzione degli aiuti da parte del G8 verso i Paesi
poveri. I 50 milioni di dollari promessi in Scozia sono stati rivisti al ribasso dai
singoli governi occidentali e ogni promessa non mantenuta dal G8, ha osservato il
segretario generale di Caritas Internationalis, Duncan McLaren”, si traduce “in vite
spezzate della gente povera”. Dalla Premio Nobel è arrivata allora in conferenza stampa
una scossa a un’affrancamento dalla miseria che abbia il suo epicentro all’interno
delle nazioni in difficoltà: “I emphasized that even us… Io
ho sottolineato che anche noi abbiamo lavorato con e per i poveri. Noi dobbiamo rafforzarli
e questo rafforzamento deve avvenire attraverso l’insegnamento, la formazione professionale,
investendo specialmente nelle donne, nei giovani, affinché possano avere gli strumenti
per liberare se stessi dalla povertà”.
Tra i presenti
ai lavori della prima giornata di plenaria, il cardinale Renato Martino,
presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, si è soffermato sul magistero
sociale degli ultimi Pontefici, affermando che la Dottrina sociale della Chiesa “illumina
il cammino di salvezza dell'umanità, anche nei suoi elementi di promozione umana,
di lotta per la giustizia e di promozione della pace”. Ed ha citato un passaggio dell’Enciclica
di Paolo VI, la Populorum progressio, che festeggia i 40 anni:
“La
carità cristiana non è un amore cieco ma un amore intelligente. Colui che è animato
da una vera carità è ingegnoso nello scoprire le cause della miseria, nel trovare
i mezzi per combatterla, nel vincerla risolutamente. Il modo vero di servire i poveri
non è partire dalla loro povertà in senso sociologico ma partire da Cristo povero:
come una semplice povertà, così anche la semplice prassi non è una luce”. In
modo analogo aveva parlato ieri pomeriggio il cardinale vicario, Camillo
Ruini, durante l’omelia della Messa inaugurale della plenaria, presieduta
nella Basilica di San Pietro. Nel “mondo interdipendente” di oggi, ha detto il porporato,
la solidarietà espressa dalla Chiesa e dalle strutture cattoliche è e deve essere
un riflesso dell’amore di Dio per l’uomo:
“Se manca
questo spirito, le nostre strutture inaridiscono, diventano agenzie burocratiche alle
quali viene meno l’anima cristiana e la stessa capacità di un servizio autentico che
richiede, appunto, non solo degli aiuti materiali ma più e prima la dedizione personale,
la nostra donazione: quella dedizione che nasce dalla fede e dalla preghiera, quella
dedizione che confida in Dio assai più che nei nostri pur necessari e importanti progetti
e nelle nostre risorse”.